Vegetarismo e iniziazione
5 ottobre 2001Categoria : Spiritualità e religioni
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Fin dall’antichità moltissimi grandi uomini sono stati spinti ad adottare una dieta vegetariana da considerazioni di carattere morale. Essi avevano intrapreso la via iniziatica e molti sono conosciuti nel mondo profano, all’interno delle principali credenze religiose, come profeti.
Quasi tutte le religioni, infatti, hanno sempre predicato di astenersi dalla carne, a cominciare da alcuni sacerdoti egizi che, con la dieta vegetariana, mantenevano più facilmente il voto di castità. Essi rifiutavano anche le uova, che definivano “carne liquida”.
Per quanto riguarda l’Antico Testamento, esso contiene qualche accenno al consumo della carne, ma in più parti chiarisce tuttavia che la situazione ideale è il vegerarianesimo. Nella Genesi (1.29) Dio dice: “Ecco, io vi dò ogni sorta di graminacee produttrici di semenza, che sono sulla superficie di tutta
la terra, ed anche ogni sorta di alberi in cui vi sono frutti portatori di seme: essi costituiranno il vostro nutrimento”. All’inizio della creazione, come appare nella Bibbia, sembra che neppure gli animali si cibassero di carne; ancora nella Genesi (1.30) Dio dice: “Ma a tutte le fiere della terra, a tutti i
volatili del cielo e a tutti gli esseri striscianti sulla terra e nei quali vi è l’alito della vita, io do come nutrimento l’erba verde”. Sempre la Genesi (9.4) vieta anche direttamente la carne: “Non mangerete la carne che ha in sé il suo sangue. Certamente del sangue vostro, ossia della vita vostra, io domanderò conto: ne domanderò conto ad ogni animale”.
Negli ultimi libri della Bibbia anche i profeti condannano l’uso della carne. Isaia (1.11) afferma: “Ascoltate la parola del Signore: perchè a me l’abbondanza dei vostri sacrifici? Sono sazio degli olocausti degli arieti e del grasso dei vitelli. Il sangue dei tori, degli agnelli e dei capri non lo gradisco”. Secondo Isaia (66.3) è particolarmente grave uccidere le vacche: ” Chi immola un bue, uccide anche un uomo”. La Bibbia riporta anche la storia di Daniele che, prigioniero in Babilonia, rifiutò di mangiare la carne offertagli dai carcerieri, preferendo nutrirsi di legumi.
Molti cristiani sono stati tratti in inganno da alcuni passi del Nuovo Testamento dove si dice che Cristo mangiò carne. Ma studi accurati sugli antichi manoscritti greci hanno rivelato che le parole tradotte con “carne” sono trophe e brome che significano solo “cibo” o “atto del mangiare” in senso lato. Ad esempio, nel Vangelo di San Luca (8.55) in alcune traduzioni si legge che Gesù resuscitò una donna dalla morte e “ordinò di darle della carne”. La parola greca originale tradotta con “carne” è phago, che significa solo “cibo”. Quindi ciò che Cristo disse, in realtà fu “e datele da mangiare”.
La parola greca “carne” è kreas e non viene mai usata in riferimento a Cristo; quindi neanche nel Nuovo Testamento è mai detto che Cristo mangiò carne. Questo, del resto, coincide con la famosa profezia di Isaia sulla comparsa di Gesù: “Una giovane donna concepirà e partorirà un figlio e gli porrà nome Emmanuele. Egli mangerà panna e miele fino a quando egli saprà rifiutare il male e scegliere il bene”. L’apostolo Matteo si cibava di semi, noci e vegetali, senza carne.
Anche nei Dieci Comandamenti è scritto: “Non uccidere”. Una legge che l’uomo interpreta a suo modo, pensando: “Io non ucciderò nessun uomo, ma potrò uccidere gli animali”.
Le antiche scritture vediche dell’India, che risalgono a tempi precedenti il buddismo, sottolineano la non violenza come principio fondamentale del vegetarianesimo.
Tra i grandi iniziati, Pitagora ebbe a dire: “Amici miei, evitate di corrompere il vostro corpo con cibi impuri; ci sono campi di frumento, mele così abbondanti da piegare i rami degli alberi, uva che riempie le vigne, erbe gustose e verdure da cuocere; ci sono il latte e il miele odoroso di timo; la terra offre una grande quantità di ricchezze, di alimenti puri, che non provocano spargimento di sangue nè morte. Solo gli animali soddisfano la loro fame con la carne, e neppure tutti: infatti cavalli, bovini e ovini si nutrono di erba”.
Diogene scrive che Pitagora era solito mangiare pane e miele al mattino e verdura fresca la sera, e che pagava i pescatori perchè gettassero in mare i pesci appena pescati. In un saggio dal titolo “Sul mangiare carne” l’autore latino Plutarco scrisse: “Vi state chiedendo perchè Pitagora si astenesse dal mangiare carne? Io, da parte mia, mi domando piuttosto per quale ragione e con quale animo un uomo, per primo abbia potuto avvicinare la sua bocca al sangue coagulato e le sue labbra alla carne di una creatura morta; come abbia potuto mettere sulla propria mensa dei cadaveri di animali e definire cibo e nutrimento quegli esseri che fino a poco tempo prima muggivano o belavano, si muovevano, vivi. Come abbia potuto sopportare la vista di un massacro, la gola squarciata, la pelle scuoiata, gli arti staccati, sopportare il cattivo odore come abbia fatto a non provare ribrezzo a contatto delle piaghe degli altri esseri succhiandone addirittura succhi e siero dalle ferite!
L’uomo non si nutre certo di leoni e di lupi, per autodifesa ma, al contrario, uccide creature innocue, mansuete, prive di pungiglioni o zanne. Per un pezzo di carne, l’uomo le priva del sole, della luce, della durata naturale della vita alla quale hanno diritto per il fatto di essere nate”. Plutarco lanciò infine questa sfida ai carnivori: “Se sostenete che la natura vi ha destinato questo tipo di nutrimento, ebbene, allora uccidete voi stessi, da soli, quel che volete mangiare, ma fatelo con le sole vostre forze, senza clava, senza mazza o altre armi”.
Stefano Momentè