Gli animali hanno un'anima? (seconda parte)
4 novembre 2001E tuttavia questi signori vantano il grande obiettivo perseguito, e i grandi segreti
scoperti da loro. “Orrore e menzogne!”, esclama lo stesso scrittore:
In materia di segreti, a parte alcune localizzazioni di facoltà e di moti cerebrali, noi
conosciamo un solo segreto che appartiene loro di diritto: il segreto di rendere eterna
una tortura accanto alla quale la terribile legge naturale dell’autofagia, gli orrori della
guerra, i gai massacri dello sport e le sofferenze dell’animale scannato dal macellaio,
non sono niente! Gloria ai nostri uomini di scienza! Essi hanno superato ogni forma e
genere di tortura, e restano ora e sempre, senza nessuna contestazione possibile, i re
dell’angoscia e della disperazione artificiali![3]
L’argomentazione comune in difesa della macellazione, dell’uccisione e perfino della
tortura legale degli animali, come la vivisezione, riposa in un versetto o due della Bibbia
e nel loro significato mal digerito, travisato dalla cosiddetta scolastica rappresentata da
Tommaso d’Aquino. Perfino de Mirville, quest’ardente difensore delle opinioni della
Chiesa, definisce tali testi:
Tolleranze bibliche, strappate a Dio dopo il Diluvio come tante altre, e fondate
sulla decadenza della nostra forza.
Comunque sia, tali testi sono ampiamente contraddetti da altri nella stessa Bibbia. Il
mangiatore di carne, il cacciatore ed anche il vivisettore, se fra questi ultimi c’è chi
crede in una creazione speciale e nella Bibbia, citano generalmente per loro
giustificazione quel versetto della Genesi in cui Dio dl all’Adamo duale[4] “dominio sui
pesci del mare, e sugli uccelli dell’aria, e su ogni cosa vivente che si muove sulla terra”
(Genesi, I,27), quindi, come la intende il cristiano, potere di vita e di morte su ogni
animale del globo. A questo, di gran lunga più filosofici, il brahmano e il buddhista
potrebbero replicare: ”Non così. L’evoluzione comincia a modellare le umanità future
partendo dai più bassi gradi dell’essere. Perciò, uccidendo un animale, e perfino un
insetto, noi arrestiamo il progresso di una entità verso quella che in natura è la sua
meta finale, l’UOMO”. A ciò lo studioso della filosofia occulta potrebbe dire “Amen”, e
aggiungere che questo non solo ritarda l’evoluzione di quella entità, ma arresta anche
quella della successiva e più perfetta razza (umana) a venire.
Quale degli antagonisti ha ragione, quale di essi è più logico? La risposta dipende, è
ovvio, dalla credenza personale dell’intermediario scelto per decidere la questione. Se
egli crede in una creazione apposita, per così dire, allora in risposta alla logica
domanda: “Perché l’omicidio dovrebbe essere considerato il più orribile peccato contro
Dio e la natura, e l’uccisione di milioni di creature viventi un semplice sport?”, egli
replicherà: “Perché l’uomo è creato ad immagine di Dio e alza lo sguardo verso il suo
Creatore e verso il luogo della sua nascita, il cielo (os homini sublime dedit)[5],
invece lo sguardo dell’animale è fissato verso il basso, sul luogo della sua nascita, la
terra, perché Dio disse “Che la terra produca le creature viventi secondo la sua specie,
il bestiame, e il rettile, e le bestie della terra secondo la loro specie (Gen. 1-24)”.
Ancora “Perché l’uomo è dotato di un’anima immortale e l’animale muto non ha
immortalità, neppure una breve sopravvivenza”.
Ora, un ragionatore accorto potrebbe replicare a questo che se la Bibbia deve essere
la nostra autorità su tale delicata questione, non c’è in essa la benché minima prova
che il luogo di nascita dell’uomo sia nel cielo e che quello dell’ultimo dei rettili,
decisamente nel modo contrario, poiché troviamo nella Genesi che se Dio creò
“l’uomo” e “li” benedisse (I, 27-28), creò anche le “grandi balene” e “le benedisse” (I
21-22). Inoltre, “il Signore Dio formò l’uomo dalla polvere della terra” (II,7), ma la
“polvere” è con certezza terra polverizzata? Salomone, il re e il sacro oratore, è
indubbiamente un’autorità, considerato da tutti il più sapiente dei saggi biblici, ed egli dà
nell’Ecclesiaste (C. III) una serie di verità che avrebbero dovuto risolvere da tempo
ogni controversia sull’argomento. “I figli degli uomini . . . potrebbero vedere che essi
stessi sono bestie” (III,18) . . . “Poiché la sorte dei figli degli uomini, è la sorte delle
bestie . . . un uomo non ha superiorità di sorta su una bestia” (III,19). . . “tutti vanno in
un medesimo luogo; tutti vengono dalla polvere, tutti ritornano alla polvere” (III,20). . .
“Chi sa se il soffio dell’uomo sale in alto, e se il soffio della bestia scende in basso
nella terra?” (III,21). Davvero, “chi lo sa?!” In ogni caso, né la scienza né la “scuola
teologica”.
Se lo scopo di queste righe fosse quello di predicare il vegetarianesimo sull’autorità
della Bibbia o dei Veda, sarebbe un compito molto facile da eseguire. Perché, se è
proprio vero che Dio disse all’Adamo duale, “il maschio e femmina” del I Capitolo della
Genesi, che ha poco in comune con il nostro antenato influenzato dalla donna del II
Capitolo, “domina su ogni cosa vivente”, non troviamo però in nessun posto che il
“Signore Dio” ordinò che Adamo o altri divorassero la creazione animale o che la
distruggessero per sport. Precisamente il contrario. Poiché indicando il regno vegetale
e il “frutto di un albero che produce semi” – Dio dice molto chiaramente “A voi (uomini)
esso sarà il nutrimento” (I, 29).
Così forte era la percezione di questa verità fra i cristiani primitivi, che durante i primi
secoli essi non toccarono mai carne. Nell’Octavius, Tertulliano scrive a Minucio Felice:
….non ci è permesso né di testimoniare né di sentire parlare (movere) di un
omicidio, noi cristiani, che rifiutiamo di assaggiare pietanze nelle quali potrebbe
essere stato mescolato il sangue animale.[6]
[Helena P. Blavatsky da Esonet.org]