Il vegetarismo dal punto di vista esoterico
28 marzo 2002Toccando un argomento come il vegetarianismo e dandone le sue reali ragioni di esistenza, molto diverse da quelle che gli stessi vegetariani suppongono “secondo le tradizioni segrete della Magia Iniziatica” forse creeremo delle polemiche. Ma, tant’è. Il nostro dovere è di riportare, secondo le esperienze che possediamo, e i lunghi studi che abbiamo fatto sull’argomento, l’occultismo nei suoi giusti binari, cercando di battere via la polvere del logoro tappeto di quel che la gente pensa che esso sia, estirpando ogni fanatismo in proposito, ogni agire emotivo, ogni violenza di pensiero, nata da stretti punti di vista personalistici.
Per il momento, non consideriamo le molte ragioni morali che hanno fatto nascere il vegetarianismo nel mondo. Non consideriamo, cioè, il fatto della crudeltà verso gli animali, in se stessa, che spinge i vegetariani a non nutrirsi della loro carne; né lo squilibrio che, secondo essi, porta all’organismo umano l’ingestione della carne.
Due ragioni fondamentali – come viene sottolineato dal Maestro Tibetano, nel “Trattato dei sette Raggi” (Alice A. Bailey – Edizioni Lucis) – sono le vere cause che hanno creato il fenomeno del vegetarianismo, lungo i tempi. La prima riguarda la sfera educativa e volitiva del neofita, che intraprende il sentiero del discepolato; la seconda ha delle ragioni occulte molto profonde e che delineeremo più avanti.
Grazie all’attrazione magnetica e luminosa, silente e suggestiva della Fratellanza Bianca, da sempre il finito si è allacciato ad una forma più alta di esistenza, lungo i secoli. Esseri umani avanzati hanno percepito il Messaggio che scaturiva dalle Alte Cime dell’esistenza e si sono incamminati verso il mondo interiore dell’esistenza intensificata. Sia per ragioni karmiche, quanto per il loro movimento disordinato di vita, fu necessario – e continua ad esserlo – che quegli individui – chiamati neofiti, e discepoli – dessero un severo ritmo di nuova educazione alle proprie facoltà vitali. Infatti, la loro aura, le loro vibrazioni, i loro pensieri avrebbero contrastato con potenza materiale negativa l’Aura pacata della Gerarchia Bianca. Quindi, non solo il neofita si trova nella necessità di staccarsi da forme di vita esteriori deleterie, ma di crearsi un carattere ed una volontà occulti, necessari ad ogni mago bianco. Poiché l’unico ponte che il neofita, al grado di evoluzione in cui si trova, deve e può adoperare, agli inizi, è il corpo fisico, ecco la ragione per cui tanta importanza ha, per lui, un’educazione del tutto biologica. Gradualmente, egli penetra nella sfera emotiva, in quella mentale, e tocca gli Eteri Cosmici, se la continuità di proposito risulta coerente. Cessa di eccitare il suo sistema nervoso con l’alcool, di inquinarlo con la nicotina, di scuoterlo con prodotti chimici che agiscano sul simpatico e sul cerebro spinale. Capita sempre una vita, nel suo arco reincarnativo, in cui il discepolo imponga a se stesso una vita di celibato e segua la dottrina vegetariana. Pochi, però, ne sanno le ragioni. Per quanto riguarda il celibato, ne abbiamo esposto le ragioni nel capitolo:” Studio del sesso, dal punto di vista occulto “. Ma, per il vegetarianismo, siamo convinti che pochi, di fronte alla massa, ne conoscano le vere ragioni. Essi, certamente, ne portano diverse, a favore. E tutti sappiamo quali siano. L’amore per gli animali, il rispetto per un regno di vita inferiore, la necessità di ribellarsi ala crudeltà generale, nei loro riguardi, e il deleterio effetto di tale nutrimento alla salute fisica.
Tutto ciò, però, non si allinea con l’obiettivo punto di vista esoterico; e con l’evoluzione graduale della vita planetaria. Spesso, il vegetariano si mostra un emotivo, un fanatico, ricco di complessi di superiorità verso la massa e, in fin dei conti, un individuo che non ha capito a fondo il problema della vita. Difatti, le sue ragioni non possiedono quel senso realistico e tempestivo che pretendono di avere.
Chi scrive ama molto gli animali. Vederne soffrire uno gli comunica un senso di dolore fisico; e, sempre, si è sforzato, non solo di amarli, ma di educarli secondo le necessità evolutive, sapendo che la loro meta è l’individualizzazione nel regno umano. E ciò diciamo per dimostrare al lettore che il nostro punto di vista non è quello di un arido intellettuale, in materia, o di un cinico teorico.
Ciò nondimeno, pur con le dovute eccezioni, dopo aver frequentato per anni l’ambiente esoterico italiano, e continuando a farlo adesso, per ragioni di servizio, quasi mai ha incontrato un’armoniosa coerenza sull’argomento. Mai, si è imbattuto nella “giusta via di mezzo”. Da una parte, i vegetariani; dall’altra, coloro che non lo erano. I vegetariani, spesso inariditi dal loro metodo, egoisticamente seguito per ragioni di salute personale, spirituale, o per una falsa emotività; coloro che non lo erano, alla ricerca di mille causali e di mille giustificazioni per spiegarne la ragione; oppure, nettamente ostili a chi lo fosse. Ben si intende che gli onesti vegetariani riescono, tuttavia, a dare prova di superiorità sull’umanità. Ma, solo per quanto riguarda la loro dolcezza, la loro filantropia, la loro benevolenza. Non per la valida comprensione del problema.
Durante l’epoca dell’Atlantide, come afferma il Maestro Tibetano, si sviluppò il sistema vegetariano. Era seguito negli Ordini Iniziatici. La vera ragione del metodo aveva, e continua ad avere radici occulte. Difatti, per poter acquistare (armoniosamente e con grande delicatezza di sviluppi) la chiaroveggenza, la capacità di scavalcare il presente e fissare diritto lo sguardo nel futuro, i neofiti cercavano di sintonizzarsi con le “tavolette astrali”, che contengono passato, presente e futuro, e che formano le scaglie dorate dell’Akasha. L’Akasha è la radice del tempo e dello spazio, il gomitolo intessuto, dall’origine dei tempi, che si dipana, durante i cicli evolutivi, portando alla luce il Disegno Logoico. Tutti gli iniziati, sviluppando il chakra alla sommità del capo, riescono a raggiungere il riverbero costituito dalle “arie eteriche”, vibranti nella controparte invisibile del cervello; quindi, possiedono il dono della preveggenza, collegati, come si trovano, al grande mare dell’Etere Cosmico, in cui sono incisi tutti i fatti, dal più grande al più piccolo, che costituiscono la linea di minor resistenza, architettata, dall’origine dei tempi, dal nostro Logos Planetario, prima che Egli colasse nel crogiolo del mondo obiettivo il Suo Proposito. Ora, l’Akasha vibra intensamente sotto il dominio del secondo Raggio. Sia – da una parte – perché Giove, l’Emanatore del secondo Raggio, è il Discepolo planetario più “vicino” al nostro Logos solare, e ne cela, più di ogni altro, i Progetti sublimi, sia perché il secondo raggio è l’assorbitore per eccellenza; quindi, rappresenta l’aspetto femminino della natura. Il Logos ne fissa la Volontà originaria sul Corpo, come su di una matrice di cera, rendendolo il depositario di Essa. Analizzando il mondo vegetale – sempre secondo le conoscenze esoteriche – noi veniamo a sapere che la Vita che ne costituisce l’anima è un’apoteosi del secondo raggio. Difatti, sul nostro pianeta, essa ha il secondo, il quarto ed il sesto Raggio completamente sviluppati in lei. Tutte le qualità del secondo Raggio – di conseguenza – vengono intensificate dalla vibrazione dualistica del quarto e del secondo. Sintonizzarsi con il regno vegetale, abolendo la carne e nutrendosi dei suoi frutti, significa assorbirne il potere e la natura. Significa vibrare sulla fortissima e radicale lunghezza d’onda del secondo Raggio; significa raggiungere, a lungo andare, la padronanza dell’Akasha.
Queste sono le vere ragioni del vegetarianismo. E se qualcuno obietta che è impossibile che la Gerarchia non accetti, come valide e principali, le ragioni filantropiche che seguono la maggioranza dei vegetariani, riguardo alla ragion d’essere della loro disciplina, noi risponderemo che, da che mondo è mondo, la Gerarchia è stata, sempre, esempio di bontà, di amore e di fratellanza non solo tra uomo ed uomo, ma tra regno di natura e regno di natura. Però, tiene conto anche di altre profonde ragioni, che non si possono svellere dalla realtà dei fatti. Il regime vegetariano deve essere sovente seguito, come dicemmo, ed almeno per una vita, da parte del discepolo. E’ una regola. Ma, per ragioni ancor più profonde, che non siano soltanto quelle emotive. Il discepolo consideri che il karma non tiene conto di alcun regno della natura. Nei passati tempi, in cui l’umanità prese a nascere sul nostro pianeta e, per ragioni naturali, viveva senza difesa, senza intelletto, con una costituzione fisica pressoché uguale a quella animale – ma, tuttavia, più debole – le belve, a ricordo di Gerarchia, rappresentarono uno dei flagelli più spaventosi che siano mai esistiti. L’umanità veniva spaventosamente dilaniata, divorata, falcidiata dalla ferocia e dalla forza del regno animale. Il karma è la molla irreversibile che, ora, spinge l’uomo a nutrirsi della vita animale.
C’è ancora un’altra considerazione che desideriamo fare, per concludere l’argomento.
Non si confonda quanto detto sinora con la vivisezione. Non stiamo parlando di essa. Questa pratica è una delle maggiori vergogne dell’umanità cosiddetta scientifica, e molte prove sono state portate, da chi vi si oppone, a dimostrazione che essa, oltre a rappresentare l’immorale crudeltà che è, non ha che una debolissima validità tecnica riguardo ai risultati che ottiene.
Il mondo vegetale possiede una sua sensibilità invisibile, altrettanto consapevole di quella animale.
In un capitolo del famoso libro “Autobiografia di uno Yoghi” (Paramahansa Yogananda ? Astrolabio Editore) il suo mistico autore dimostra come nulla, in natura, sia privo di una sua coscienza e di una sua sensibilità. Ciò avvalora le ragioni per cui il vegetariano erra nel credere che quanto di sofferenza possa venire arrecato al regno animale, nutrendosene, si possa dirottare sul regno vegetale, che non ha una coscienza, e quindi non subisce alcun danno, costituendo la fonte nuova di cibo per l’umanità.
Paramahansa Yogananda descrive l’incontro che fece con il famoso scienziato indiano Jagadis Chandra Bose, dell’Università di Presidency e fondatore dell’istituto di ricerca Bose, a Calcutta.
Il grande scienziato possedeva anche una sbalorditiva capacità inventiva e tecnica, che gli permetteva di costruire strumenti di grandissima utilità ed interesse scientifico. Il crescografo Bose consentì (quando ancora non era stato inventato il microscopio elettronico) un ingrandimento di dieci milioni di volte.
Riportiamo un brano del capitolo VIII del libro (“Il grande scienziato indiano J.C.Bose”) per dimostrare come le piante abbiano una sensibilità ed una coscienza altrettanto vivide – anche se non complesse – di quella del regno animale.
“-.Visitai di nuovo il Centro di Ricerche (n.d.r. – Bose) qualche giorno dopo l’inaugurazione. Il grande botanico, rammentando la promessa fattami, mi condusse nel suo tranquillo laboratorio.
L’effetto del cloroformio arrestò la crescita; l’antidoto la riattivò. L’andamento dello sviluppo che appariva sullo schermo mi teneva avvinto più di un film dal complicato intreccio. Il mio compagno (che ora aveva assunto la parte “dell’uomo cattivo”) inferse alla felce un colpo con uno strumento tagliente. Spasmodiche contrazioni indicarono il dolore. Quando egli infilò un rasoio nel grembo, l’ombra si agitò con violenza, poi si arrestò con i sobbalzi finali della morte”
Non vorrei deludere i miei fratelli vegetariani. Ma la descrizione appena data delle sofferenze del regno vegetale, altrettanto vive – se non maggiori – di quello animale non giustificano i loro assunti, o la loro coscienza, quando affermano che nutrirsi di esso elimina dalla responsabilità del dolore e della violenza l’uomo che se ne nutre, e che evita, così, di cibarsi del regno animale.
Desideriamo che lo studioso ci venga incontro. La disciplina del celibato e del vegetarianismo, una volta lungamente provata, può, per varie e molteplici cause, essere abolita. Ciò non significa che, di rimbalzo, molti possano affermare – sic et simpliciter – che la nostra asserzioni riguardi proprio loro! In ogni caso, il Verbo Gerarchico desidera che il vegetariano e colui che frena i suoi desideri sessuali sappiano, profondamente, perché lo fanno.
Si lasci, quindi, secondo una spirituale ampiezza di vedute, esaurire il karma che contrappone il regno umano a quello animale, in linee generali. Ci si sforzi di amare, in tutto e per tutto, i nostri fratelli minori; si abolisca dagli ospedali e dalle università il crudele esperimento della vivisezione; si abolisca l’arido e criminale istinto della caccia; ci si faccia un tutt?uno con la missione di educare gli animali, perché trapassino nel regno umano, senza difetti e tare che porterebbero con sé. Grazie a tali propositi, il Piano si inserirà, più armoniosamente e dolcemente, nel mondo dell’oggettività e l’uomo ne sarà, in realtà, un collaboratore divino ed intelligente
[Guido Da Todi, La grande sintesi della tradizione esoterica – 2 volumi, 480 pp – Edizioni Marco Valerio – Torino
otobre 2002 – isbn 88-88132-39-2]