La diseguaglianza nel mondo animale tra grasso, benessere e sfruttamento totale
1 marzo 2002Classici animali domestici, come il gatto, il cane, i pesci da acquario e il canarino, continuano a mantenere il primato nei cuori degli italiani; non va però sottovalutata la moda, dilagante nel nostro Paese, della fauna esotica. Si calcola che il commercio mondiale di questi animali raggiunge l’iperbolica cifra di 7.700 miliardi di lire l’anno, di cui circa 4.200 miliardi riguarda il mercato clandestino. Sono poco meno di 3.000 gli italiani che possiedono un felino esotico (leone, pantera, leopardo, ecc.), cui vanno aggiunti i proprietari di 60mila rettili e di quasi 30mila testuggini terrestri. Per gli animali domestici in Italia si spendono circa 7.300 miliardi l’anno (oltre il 20% in più rispetto al 1999).
Il numero di cani e gatti allevati in casa è piuttosto cospicuo: secondo stime Eurispes, gli italiani hanno cura di 6.900.000 cani e 7.400.000 gatti; ma lontani dal benessere di questi fortunati animali, vivono nel nostro Paese 580.000 cani randagi e 2.020.000 gatti di strada.
Gli oltre due milioni e mezzo di cani e gatti randagi rappresentano un problema assai diffuso. Cani senza padrone sono presenti in tutte le regioni italiane, ma in quantità maggiore si trovano in Emilia Romagna, in Campania, in Calabria, in Puglia, in Sicilia e nel Lazio.
Negli ultimi tempi stanno prendendo sempre più piede i movimenti vegetariani. Il vegetarianismo è diffuso in particolare nelle grandi regioni del Nord e del Centro: la Lombardia è la regione che conta il maggior numero di vegetariani (il 18% del totale), seguita dal Lazio (il 15%) e dal Piemonte-Val d’Aosta (13%). Fra le regioni del Meridione, quella che più delle altre registra la presenza del fenomeno è la Campania, con il 6% del totale nazionale di vegetariani.
Attualmente in Italia il numero complessivo dei vegetariani è pari circa a 2.900.000 (valore quasi raddoppiato in meno di tre anni, non soltanto per effetto della “mucca pazza”) e si contano, sempre in Italia, oltre 300 ristoranti vegetariani (numero più che raddoppiato nello stesso arco tempo), mentre la maggior parte dei ristoranti “non specializzati” ha predisposto un menù in grado di soddisfare anche le esigenze del vegetariano di turno.
Altro tema particolarmente sentito dal variegato mondo ambientalista è quello relativo al mercato delle pellicce.
Dal 1991 al 1998 il fatturato del settore ha subìto una contrazione del 13%, passando da 4.490 miliardi a 3.923. Allo stesso modo, il numero di aziende impegnate nel settore si è ridotto di quasi duemila unità, passando da oltre 6.000 unità a 4.159 del 1998. Così, anche il numero degli occupati ” 55.977 nel 1997 ” si è ridotto a 38.263 unità. Le aziende operanti nell’ambito dell’allevamento degli animali da pelliccia si sono drasticamente ridotte dopo il boom degli anni Ottanta: le 170 aziende del 1988 sono diventate 65 nel 1995 e da allora hanno conservato tali proporzioni, a testimonianza della contrazione complessiva della domanda e della necessità di razionalizzazione della produzione.
Di conseguenza l’importazione delle pelli in Italia ha subìto una sensibile riduzione di capi passando dagli 8.161.408 del 1998 ai 6.337.188 dell’anno successivo. Una pelle ha un valore di mercato variabile ovviamente a seconda della specie allevata: una pelle di visone ha un costo medio di 50.000 lire e quella di castoro un costo di circa 70.000 lire; se si pensa che per una pelliccia occorrono 16-20 pelli di castoro oppure 34-54 pelli di visone, ben si comprende la redditività degli allevamenti (il fatturato medio di un allevamento di circa 2.000 capi è stimabile attorno ai 180-200 milioni annui).
Il tema della vivisezione e dell’uso degli animali nei laboratori scientifici è da diversi anni oggetto di dibattiti e prese di posizione. Le ingenti proporzioni del fenomeno ” l’Eurispes stima che circa 30.000 animali vengano utilizzati in esperimenti finalizzati a ricerche cosmetiche ” hanno alimentato un vasto movimento di opinione che si è sviluppato nella pubblica opinione e che ha portato a più di un provvedimento di legge.
[Rapporto Italia Eurispes 2002, scheda 37 integrale]