Allevamenti ed estinzione

Categoria : Mucca Pazza & Co.

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L’ultimo rapporto sulle specie domestiche realizzato dalla FAO documenta come, globalmente, le razze a rischio estinzione oggi sono 1.350, circa un terzo degli animali da allevamento.

La situazione è particolarmente grave in Europa, dove quasi la metà delle 2.576 razze censite rischia di estinguersi. In Italia, gli animali da allevamento si estinguono e la biodiversità s’impoverisce al ritmo di due razze in meno ogni settimana. A minacciare gli animali sono l’esportazione verso i Paesi in via di sviluppo e un mercato che potrebbe portare all’estinzione degli asini romagnolo, sardo e ragusano e delle vacche chianino-maremmane, calvana, reggina e modicana. In pericolo anche il suino delle Nebroidi delle Madonie, le pecore rosset e istriana e diverse razze di capre. (1) Nell’arco della propria esistenza, un italiano consuma mediamente 14 bovini, 23 suini, 45 tacchini e 1.100 polli – per un consumo di carne annuo pari a 80 Kg (tre volte il quantitativo ritenuto accettabile dall’Istituto Italiano della Nutrizione). Solo nella pianura padana, si allevano 6 milioni di bovini e 6,3 milioni di suini (equivalenti ad un popolazione aggiuntiva di 120 milioni di persone, che contribuiscono ad inquinare il Po) e vengono macellati oltre 700 milioni di animali ogni anno – ma per soddisfare l’iperconsumo di carne, dobbiamo importare prodotti animali per un valore di 10.000 miliardi l’anno. (Moriconi 2) Il sistema produttivo punta al massimo profitto, rappresentato dal massimo ribasso dei costi (2) e quindi dal ricorso ad ogni espediente che aumenti la resa della merce. L’attuale modello zootecnico fa largo uso di antibiotici e di stimolatori della crescita: il settore del mercato farmaceutico alimentato dagli allevamenti globalmente ha un giro d’affari di circa 250 miliardi di dollari. (Dufour) Il controllo sulle carni, in Italia viene eseguito (3) per rilevare la presenza di ormoni o di alcune malattie infettive, non per garantire la qualità totale. Le sostanze ormonali vietate in Europa circolano quindi abbondantemente, perché il loro utilizzo produce ricavi economici non indifferenti (circa 200 mila lire per ogni vitello agli allevatori, per un mercato di farmaci che si può stimare in tutta Europa sui 500 miliardi di lire l’anno). (Moriconi 2) Le analisi per individuare la presenza di ormoni sono ostacolate dal mascheramento gli ingredienti: basta cambiare un elemento della molecola per invalidarle, e la specializzazione dell’illecito è ormai più progredita della tecnologia dei laboratori di ricerca ufficiali. Nel ’96, più di 60 persone sono dovute ricorrere a cure ospedaliere a causa della carne “estrogena” (Moriconi 2), nel totale silenzio dell’informazione e senza il collegamento per il necessario approfondimento della connessione tra la medicina umana e quella veterinaria. La carne contenente sostanze ormonali può causare infarti, embolie, alterazioni del ciclo sessuale, umore altalenante per alterazione della funzionalità tiroidea, possibili forme di cancro, alterazioni dell’equilibrio endocrino. Quando assunte inconsapevolmente in maniera massiccia, le sostanze ad azione beta agonista, molto utilizzate attualmente e in pratica non rilevabili dai laboratori ufficiali, possono dare forme di intossicazione con aritmia cardiaca, edema polmonare, tremore muscolare, palpitazioni, nervosismo, cefalea, dolori muscolari e in tempi più lunghi possono indurre telarca (sviluppo delle mammelle in età prepubere), aumento della pressione arteriosa e conseguenti emorragie celebrali, infarti o angine acute, aritmie ventricolari e tachicardia. L’autocontrollo da parte dei produttori, non può garantire (quale produttore indicherebbe la presenza della diossina nei propri procedimenti?) e se i controlli fossero efficaci, non verrebbero rubati (per finire sulle nostre tavole) migliaia di bovini ogni anno. La politica dei controlli, in realtà, serve soprattutto alla parte produttiva e funziona da grande traino pubblicitario. Di fronte all’ennesima emergenza alimentare causata dal complesso zootecnico (BSE, Blue Tongue, listeriosi, brucellosi, peste suina, polli alla diossina, Escherichia coli, salmonella, influenza aviaria, batteri negli hamburger, istamina?) (4), le autorità, anziché mettere in discussione il sistema produttivo, preferiscono non deprimere il mercato (5): tranquillizzano quindi i consumatori, sostenendo che gli alimenti a rischio verranno subito ritirati dal commercio – grazie ai controlli. I consumatori si fidano ciecamente di tali analisi perfino quando, ad esempio, i media li informano (7 maggio 1999) che in Italia sono state sicuramente consumate grandi quantità di carni a rischio BSE per almeno quattro mesi. Tra il dicembre 1998 e l’aprile 1999, ben 19 bovini non conformi alle garanzie sanitarie, infatti, sono stati esportati in Italia dall’Irlanda. (Moriconi 3)

[Plan]

(1) Carlotta Jesi. Animali da allevamento: 1.350 rischiano l’estinzione. VITA Non profit online. Dicembre 2000.
(2) A Camberley (Inghilterra), due fast food McDonald’s sono stati condannati per aver impiegato illegalmente dei minori. Gli ispettori hanno notificato al tribunale cinquantuno infrazioni che riguardavano 10 ragazzi al di sotto dei 16 anni. I ragazzi lavoravano anche fino alle due del mattino nei giorni di scuola e facevano turni doppi il sabato In alcuni casi, lavoravano anche per 16 ore consecutive. McDonald’s se l’è cavata con una multa (di 40 milioni di lire circa) e tante scuse a tutti. (Il Manifesto, 4 agosto 2001)
(3) Il controllo si effettua su 8 polli in un milione di polli macellati, su 7 bovini su mille: in sostanza, un bovino può in teoria essere costretto ad assumere in due anni cinque chili di sostanze chimiche di sintesi, dagli antibiotici agli ossidanti, dai coloranti agli appetizzanti. (Moriconi 2)
(4) BSE: i funzionari del Ministero alla sanità inglese sostengono di non poter stimare il numero delle future vittime umane di questa patologia Secondo uno dei principali esperti inglesi, il Prof. John Collinge, membro del SEAC (Spongiform Encephalopathy Advisory Committee), che supporta il governo inglese sulla BSE, il periodo di incubazione potrebbe essere di 30 anni: le vittiome potrebbero essere almeno 230 mila.(BBC News).
Influenze aviare: In Italia questo virus ha ucciso 5 milioni di polli e galline. (gennaio 2000) Tra il dicembre 97 e il gennaio 98 tutti i polli di Hong Kong sono stati uccisi perché colpiti da un’influenza a causa della quale sono decedute almeno 7 persone.
Diossina: il 2 febbraio 2000, in Italia sono state bloccate cinque tonnellate di carne belga, destinata alle mense, a rischio diossina.
Il 2 Giugno 99 era scoppiato lo scandalo dei mangimi contenenti diossina: la Comunità Europea ne era al corrente dal 26 aprile, ma ne ha dato comunicazione ufficiale soltanto il primo giungo, quando la materia prima incriminata era stata ormai diffusa ai mangimifici.
Escherichia: Soltanto tra il ’96 e il ’97, per aver consumato hamburger contaminati da Escherichia coli, in Scozia sono morte 20 persone e se ne sono ammalate circa 400.
Listeria: per aver consumato prodotti (salsicce, lingue) derivati dai suini contenenti questo germe, in Francia.sono morte 7 persone.
Salmonellosi: in Gran Bretagna si scoprì nel 1989 che gran parte delle uova prodotte ne erano infette. Nel gennaio 1989, a Napoli ne vengono colpite (e sacrificate) 4000 galline.
Istamina: si trova spesso nei pesci mal conservati. Sono già stati accertati diversi casi di mortalità fra i consumatori. (Enrico Moriconi. Alcune conseguenze della zootecnia intensiva. Febbraio 2000)
(5) Nonostante il sistema delle quote latte sia in vigore in Europa da 14 anni, ad esempio, finora nessun allevatore italiano ha mai pagato una multa, mentre gli oneri relativi agli impegni assunti dall’Italia sono stati pagati dallo Stato ( e quindi dai contribuenti) nella misura di 80.000 lire annue. (Visintin)
BSE
Il settimanale tedesco Der Spiegel, nel febbraio 2001, presentava così l’approdo della Bse in Germania: “un crimine perpetrato da funzionari e politici per salvaguardare l’industria agricola, incuranti dei rischi che con le loro decisioni hanno fatto correre a chissà quante persone”. Per dare un’idea del livello di complicità che lega le autorità italiane al comparto zootecnico, può essere utile riepilogare (1) la vicenda BSE in Italia:
– 22 marzo 1996: prima epidemia in Gran Bretagna, embargo europeo sulle carni inglesi (a causa dei mangimi integrati con farine di carne, vietati dal ’94). Mentre il governo Prodi rassicura: “Nessun rischio per l’Italia”, la Procura di Torino, ispeziona alcuni mangimifici e individua diversi sacchi con la dicitura “Farine di carne”. Si scopre come alcune aziende, nonostante un’ordinanza del 30 marzo 1995 avesse vietato i carnicci (pelli importate dall’estero, Gran Bretagna compresa) come possibili agenti della Bse – li riciclassero per venderli ai mangimifici e ai produttori di gelatine (caramelle, budini e dadi per brodo). Il governo, pur essendone a conoscenza, non era mai intervenuto.
– Luglio 1997: epidemia di BSE in tutta Europa. Ordine di “controlli a tappeto” su tutto il territorio nazionale. Le direttive europee impongono di analizzare ogni anno almeno 235 campioni di cervelli dei bovini più a rischio. Nel 1998, l’Italia ne ha analizzati 35 e nel ’99 ancora meno (nel primo semestre erano 12). La UE considera quindi l’Italia un paese inaffidabile, e la classifica nella seconda fascia (categoria “C”) dei Paesi più a rischio.
– 23 marzo 2000: secondo il Ministero non si sono verificati casi di Bse, le analisi hanno dato sempre esito negativo e sono in vigore tutte le misure di controllo e monitoraggio previste dalle normative comunitarie: l’Italia si oppone alla rimozione, richiesta dal al Comitato veterinario Ue, degli organi bovini a rischio. I titolari delle dieci aziende che producevano mangimi alle farine di carne vengono rinviati a giudizio. A dicembre, il governo D’Alema vara il decreto sulla depenalizzazione dei reati minori, che comprende anche la legge 281 del 1963, con il risultato di assolvere tutti i mangimifici fuorilegge perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato.
– Estate 2000: viene messo a punto il “test rapido” anti-Bse, che a settembre diventa obbligatorio per tutti i bovini “a rischio farine. Il cervello di ogni capo macellato deve essere inviato allo Zooprofilattico, dove però non giunge alcun campione. I Nas scoprono una quindicina di aziende che macellano i capi a rischio aggirando i test obbligatori e immettono la carne sul mercato, spacciandola per sana con cartellini contraffatti.
– Novembre 2000: Ministri sostengono che i mangimi sono garantiti, da tempo, senza farine animali. Dai rilevamenti del Nas, risulta il contrario: fra il 1996 e il 1999 il 14 per cento dei mangimi italiani conteneva farine animali. Idem, in percentuale appena inferiore, nel 2000. Il governo estende i test rapidi obbligatori a tutti i bovini con più di 30 mesi (30.000 capi): una spesa elevatissima per i contribuenti, un business da oltre 100 miliardi l’anno per l’unico fabbricante delle macchine per i test: la Prionics, e molti Zooprofilattici non ce l’hanno, mentre il macchinario arriva velocemente a molti laboratori privati, a cominciare da quelli di Cremonini. (2) Questa e altre aziende prima ancora dell’inizio dei test, acquistano pagine sui maggiori quotidiani per reclamizzare la “carne sicura e certificata”. Certificata da chi? Come per l’uso improprio dei test, il reato ipotizzato è frode in commercio. (3) Nel visitare la Cremonini per vederci più chiaro, i Nas incontrano una delegazione di emissari dell’Istituto superiore di sanità, sul luogo per ispezionare il laboratorio privato, che dovrebbe presto ospitare un distaccamento di alcuni Zooprofilattici oberati di lavoro. In pratica, è la privatizzazione dei test, con una certa confusione tra controllore e controllato.
– 15 gennaio 2001: il primo caso “ufficiale” di BSE in Italia, viene scoperto in un allevamento di Cremonini. Il Governo Italiano stanzia quasi 280 milioni di lire per pagare la produzione e la diffusione di spot pubblicitari, con lo scopo di tranquillizzare i consumatori sulla sicurezza delle carni italiane. (Lorenzi 2) Fino a oggi non una singola lira è stata spesa per informare la gente sui vantaggi per la salute dell?alimentazione basata esclusivamente su prodotti vegetali.
– Febbraio – aprile 2001: mentre il Governo elargisce 290 miliardi a favore di allevatori e macellai, i NAS sequestrano oltre 30mila capi di bestiame, 4.500 tonnellate di mangime e mezzo milione circa di carne macellata. Sono stati effettuati migliaia di test antiBse, a fronte dei quali però sono state “rottamate” decine di migliaia di bovini. La “rottamazione” consente di evitare il test eliminando il bovino. Sorge il dubbio che si preferisca mandare a distruzione i bovini per non sottoporli ai test sulla Bse e contestualmente incassare il premio “rottamazione”. Che qualcuno faccia il furbo e’ messo in conto ma che gli organismi preposti, vale a dire il Governo, non preveda test anche per i bovini “rottamati” appare incomprensibile o troppo comprensibile. Tra “rottamazione” e stoccaggio il problema mucca pazza è costata oltre 1000 miliardi di sostegno pubblico, cioè del contribuente, al settore. Insomma il consumatore, oltre a pagare la carne al momento dell’acquisto (nessuno la regala), deve pagare gli allevatori per le mucche “rottamate”, pagare il sistema di smaltimento, pagare lo stoccaggio dell’invenduto e pagare per i macellai per lo slittamento delle date di versamento delle tasse. Tutto a carico del consumatore ignaro perché nessuno lo informa. (aduc.it)
(1) Questo riepilogo e’ in larga parte tratto dall’articolo Chi ha nascosto mucca pazza? di M.Travaglio, pubblicato da L’Espresso.
(2) Il gruppo Cremonini è il leader italiano della produzione di carne: fornitore di McDonald’s e per i principali fast food italiani (20.000 tonnellate di hamburger ogni anno), gestore della ristorazione sui treni FS (2500 miliardi di fatturato, 8000 dipendenti), controlla oltre 30 società (finanziarie, immobiliari, commerciali e di distribuzione. (Lorenzi)
(3) Il 26 giugno 2001, McDonald’s Italia è stata condannata dall’Antitrust per pubblicita’ ingannevole. L’Antitrust ha punito la multinazionale per i messaggi pubblicitari che promettevano l’assoluta sicurezza delle carni McDonald’s, fornite in esclusiva dal gruppo Cremonini:”I messaggi pubblicitari” diffusi dalla società McDonald’s Developments Italy Spa, costituiscono, per le ragioni e nei limiti esposti in motivazione, fattispecie di pubblicità ingannevole ai sensi degli artt. 1, 2, e 3, lettera a), del Decreto Legislativo n. 74/92, e ne vieta l’ulteriore diffusione”. (Provvedimento PI3301 Mc Donald’s – hamburger sicuri)

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