Karma, alimentazione e ruolo degli animali nel pensiero vedico
18 settembre 2002Categoria : Spiritualità e religioni
Tag : animali, india, karma, stefano momentè, veda
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Anche il cibarsi, come qualsiasi altra azione quotidiana, produce Karma. Karma significa, appunto, azione. In base a questo concetto la condizione in cui un individuo rinasce nella vita successiva dipende dalle azioni che ha compiuto in quella precedente.Ciò significa che ogni azione che l’individuo compie nella vita attuale avrà delle ripercussioni nelle sue vite future.
È un debito da pagare. O un credito da riscuotere. Dipende.
Le sofferenze provocate in questa vita perpetuano il proprio incatenamento alla ruota di morti e rinascite.
E l’alimentazione è una delle maggiori cause di sofferenza, in quanto legata ad un bisogno primario.
Il corpo umano è fisiologicamente progettato per nutrirsi di frutta, verdura, cereali e semi. Se mangiamo altre cose, per noi innaturali, come carne animale o sostanze tossiche e dannose, provochiamo una reazione negativa tanto più grande quanto più le sostanze che abbiamo introdotto nel nostro corpo causano o hanno causato sofferenza ad altri esseri.
Facciamo un esempio. Gli animali posseggono un’istinto più elevato del nostro e quando vengono portati nei mattatoi sentono avvicinarsi la fine. Questo provoca in loro sensazioni di terrore e dolore, che si tramutano in tossine rilasciate nel loro corpo. Quindi nella carne di cui molti si cibano.
Un tale comportamento è totalmente contrario all’ahimsa, alla non violenza.
Provoca reazioni karmiche sotto forma di malattia e sofferenza, oltre ad altre e sicure conseguenze più o meno immediate.
Il principio dell’ahimsa è basilare nel pensiero vedico. Tale dottrina prescrive di “non portare danno a nessun essere senziente, né fisicamente, né mentalmente, né verbalmente, né moralmente”.
Serve altro ad un uomo per il proprio cammino spirituale? Direi proprio di no.
Qualcuno potrebbe obiettare che i Veda prescrivono anche i sacrifici animali. In realtà tali riti sono consigliati dalle scritture solo in occasioni molto circostanziate.
Al contrario, i Veda raccomandano una dieta strettamente vegetariana, in cui i vegetali sono visti come esseri viventi idonei a diventare cibo per l’uomo, consentito dalla persona di Dio, a patto che questi gli vengano offerti con amore e devozione.
Come Krishna afferma nella Bhagavad Gita: patram puspam phalam toyam, yo me bhaktya prayacchati, tad aham bhakty upahritam asnami prayatatmanah, “Se qualcuno Mi offre con devozione una foglia, un fiore, un frutto o dell’acqua, Io mangio con grande soddisfazione la sua offerta perché è fatta con amore.”
Il pensiero vedico sostiene l’esistenza dell’anima. Secondo i Veda ci sono 8.400.000 diverse classificazioni di involucri materiali, creati appositamente per soddisfare tutti i desideri materiali immaginabili. Tra questi ci sono i corpi animali. Al loro interno è custodito l’individuo eterno, la scintilla divina, l’anima.
Che li abbandona trascorso un certo periodo di tempo, essendo essi corruttibili, per assumerne altri.
L’anima è eterna e la morte non la riguarda. La morte è solo un momento in cui essa lascia un corpo per assumerne un altro. L’involucro di arrivo dipende dalla maturazione dell’individuo: sono i meccanismi karmici a stabilire se l’anima salirà o meno nella scala evolutiva.
Quindi gli animali hanno la stessa dignità di qualsiasi altra forma vivente. E l’uccisione di animali è considerata un delitto. Uccidere un uomo o uccidere un animale è la stessa cosa.
Tutto questo è riportato nei Testi Sacri.
La Manu Smriti, uno dei testi più antichi, afferma: “Non è possibile procurarsi la carne senza uccidere un essere vivente. E poiché l’uccisione di esseri viventi è contraria ai principi dell’ahimsa, bisogna astenersi dal consumare carne. Avendo ben considerato qual è origine dei cibi carnei e la crudeltà del macellare gli esseri incarnati, l’uomo deve astenersi completamente dal consumo di carne”.
Nel Mahabharata si afferma che “il consumo di carne è un crimine, in cui ugualmente colpevoli sono coloro che permettono l’uccisione di animali, maneggiano gli animali stessi, acquistano, vendono, cucinano o servono la carne, oltre a quelli che la mangiano”.
Nei Veda principali è scritto:
“Chi persiste nel mangiare carne umana, carne di cavallo, di mucca o di altri animali, nonostante si sia cercato di dissuaderlo con altri mezzi, deve essere ucciso”. (Rig Veda, 10.87.16)
“Non dovete usare il corpo che vi è dato da Dio per uccidere le creature di Dio, siano esse umane, animali o altro”. (Yajur Veda, 12.32)
“Quelle anime nobili che praticano la meditazione e altre discipline yoga, che sono sempre attente e benevole verso tutti gli esseri, che proteggono tutti gli animali, sono i veri spiritualisti”. (Atharva Veda, 19.48.5)
Un ultima cosa: gli Dei, nelle Sacre Scritture, si nutrono di latte, yogurt, panna e burro. Allevano mucche felici e si attaccano direttamente alle loro mammelle per bere il prezioso nettare. Ma il latte che si trova oggi sul mercato non è più lo stesso. Gli allevamenti intensivi sono causa di indicibili sofferenze per gli animali che lo producono. E il latte prodotto, quindi, non è più raccomandabile secondo i principi vedici della religione (veridicità, compassione, pulizia e austerità).
Stefano Momentè
relazione preparata per il meeting “L’Oriente incontra l’Occidente: insieme nel terzo millennio”, Assisi, 13 settembre 2002 – con un rigraziamento a Parama Karuna