Vasche colorate e falafel
3 dicembre 2002Fèz, la più antica città imperiale del Marocco, viene spesso citata per la caratteristica e spettacolare vista su un panorama di vasche circolari contigue, colme d’acqua colorata nella quale vengono ammassate e trattate migliaia di pelli di pecora.Sono le concerie all’aperto, il cui odore di tinture e di animali morti, insieme all’atmosfera da girone dantesco, rimane indelebile nel ricordo di chi c’è stato (Morocco).
Le concerie dell’antica medina di Fèz sono un’attrazione turistica visibile e sconvolgente, ma le pareti di migliaia di concerie industriali in tutto il mondo, celano analoghi procedimenti dai nomi che parlano da soli, come scuoiatura e scarnatura, e quantità di pelli infinitamente più elevate.
Il temine inglese compassion ha una valenza meno pietistica dell’accezione integrata nella nostra lingua e definisce l’empatia in azione, dove empatia sta a significare il processo psicologico di partecipazione intensa alla situazione di un altro essere. Alcune persone includono gli animali nella sfera della compassion, ma sovente si tratta di determinate “classi”, come gli animali palesemente vittime di violenze, le specie in estinzione, i propri animali domestici e, per estensione, tutti i cani e/o tutti i gatti. Gli sforzi e l’impegno dedicati ai compagni di casa sono senza dubbio decisi segnali di sensibilità nei confronti degli esseri non-umani, ma indicano una compassion dal campo d’azione ridotto, una compassion selettiva, simile a quella di chi acquista il tonno pubblicizzato come risultato di una genere di pesca che non danneggia i delfini, come se questi ultimi avessero diritto ad un trattamento di favore rispetto al semplice tonno, o di chi ritiene di difendere i diritti degli animali e non cerca di ridurre o di eliminare l’utilizzo di oggetti realizzati in pelle o cuoio.
La scelta di non voler partecipare al maltrattamento e all’uccisione di animali dovrebbe implicare la seria valutazione dell’impatto di tutto il proprio stile di vita sugli esseri senzienti. Dal punto di vista etico, infatti, ogni elemento di derivazione animale rappresenta come minimo una vita, ma spesso molte vite, sacrificate (come nel caso delle pellicce) per soddisfare le abitudini umane.
La nota citazione ghandiana che recita “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo!” si adatta anche al movimento per la tutela degli animali perché è solo mettendo in pratica con coerenza gli ideali che dichiariamo di aver abbracciato, che i nostri appelli ad una maggiore considerazione della sorte di tutti gli animali non corrono il rischio di risultare vuoti e insinceri.
Concluse le serissime considerazioni sul lifestyle, rimaniamo un attimo nella calda atmosfera nordafricana e mediorientale con il falafel (o felafel), la polpettina amatissima in tutto il mondo. Il termine indica la crocchetta fritta a base di ceci o altro legume (in Egitto le fave), prelibatissima imbottitura di preferenza per il pane pita, il pane arabo tondo/ovale e piatto, strutturato come una tasca. E, se addentare la saporita sferetta – ovviamente dimenticando il titolo un po’ iettatorio di “E morì con un felafel in mano”, lo stravagante, fascinoso e vistissimo oggetto cinematografico di un paio di stagioni fa – è un dovere … saperla preparare è davvero qualcosa in più! (Fandango)
Falafel
Ingredienti:
– Ceci, 400 g
– Cipolla tritata, 1
– Prezzemolo, 1 mazzo tritato
– Spicchi d’aglio, 2
– Cumino, 2 cucchiaini
– Coriandolo macinato, 1 cucchiaino
– Olio per friggere, q.b.
– Pepe, Un pizzico
– Sale, q.b.
Preparazione:
Scolare e togliere le bucce ai ceci dopo averli lasciati in ammollo per 24 ore. Trasferire nel frullatore i ceci, la cipolla, l’aglio, il prezzemolo, il coriandolo (semi) macinato, il cumino, un pizzico di pepe e il sale; frullare per 20 secondi fino ad ottenere un impasto fine ed omogeneo.
Lasciar riposare in frigo per 1 ora. Con il composto formare quindi, delle polpette medie e dorarle nell’olio bollente, girandole dolcemente, per 4 minuti circa. Quando le polpette sono ben colorite toglierle dall’olio e asciugarle con la carta da cucina.
Nel caso non si riescano a formare le polpette perché il composto risulta troppo liquido e non compatto, aggiungere un po’ di farina. (ricetta del sito Arab.it)
[paola segurini per animalieanimali.it]