Amati animali
24 febbraio 2003Strano e complesso il rapporto tra gli uomini e il mondo animale. Ambiguo, ma appassionato, il legame che s’instaura. Ci sono gli animali domestici, ci sono gli animali che stanno liberi o sorvegliati, nei parchi, nelle foreste, ci sono gli animali che mangiamo, che uccidiamo, che vendiamo, che facciamo combattere.
Gli animali sono l’espressione del nostro inconscio, veicolo di pulsioni antiche, mai sopite. Il mondo è condiviso e condivisibile, dentro questa grande scatola che è la terra e l’universo stanno piante, minerali, umani e animali, specie differenti, ma contigue, collaterali, consequenziali. Se vogliamo veramente trattare il tema della pace e della non violenza, che sono temi equivalenti ma non simili, sicuramente la parte primordiale dei nostri comportamenti molto ha a che fare con l’uso e l’abuso dell’aggressività, del tentativo di dominare, della tendenza ad essere un po’ cannibali nell’istinto e esprimere tutte queste peculiarità sottili dentro i nostri comportamenti. Che senso ha provare piacere nel far combattere i cani, i galli, serpenti e manguste. Che senso ha uccidere per bordare colli, polsini, gonne, gonnelline, golfini di corpi morti di piccoli amici che diciamo d’amare. Che senso ha chiudere tre piccoli ignari piccioni dentro una chiesa e farli morire di fame perché non coincidono con l’idea di pulito che poco ha a che fare con la spiritualità. Che senso ha uccidere il nostro mare per non avere voglia e pazienza di trovare soluzioni ad un odiato e amato petrolio. Che senso ha mangiare carne o altre parti dei nostri animali per avere forza e potenza fisica o sessuale. Accarezziamo il musetto e il pelo dei nostri animali, ci commuoviamo e soffriamo per loro, per avventarci poi con serenità dentro un filetto di cavallo, un arrosto di coniglio, una braciola di tenero vitellino o la polpa di un’aragosta di cui si intuiscono le sofferenze dentro l’acqua bollente. Non è diventando improvvisamente vegetariani che abbiamo le soluzioni, ma riflettere sulle nostre spaventose contraddizioni, soprattutto culturali, ci aiuterebbe a crescere e a programmare un’autentica azione non violenta, proprio partendo da loro, i nostri animali.
Vera Slepoj – Il Mattino di Padova, 23 febbraio 2003
Vera Slepoj, psicologa e psicoterapeuta, è nata a Portogruaro (VE) da padre russo e madre italiana. Laureata in psicologia nel 1977 all’Università di Padova, già membro di tutte le commissioni ministeriali per l’attivazione dell’ordine professionale, è docente all’Università di Siena, presiede la Federazione italiana psicologi e l’International Health Observatory, e dirige due importanti scuole di formazione in psicologia.