Mc Donald cita in giudizio Edoardo Raspelli
18 marzo 2003La richiesta di danni: come parametro, l’investimento pubblicitario italiano di un anno, 21 milioni e mezzo di euro, quasi 42 miliardi di vecchie lire.
E’ un gigante, un colosso: 30 mila ristoranti in 121 paesi, un incasso totale nel 2000 di ottanta mila miliardi di lire, in Italia conta 320 punti di vendita con un fatturato di 450 milioni di euro… ma è un gigante irascibile, che si offende se dici che i suoi panini sono “ciuf ciuf ” o se lo accusi di opprimere la cultura ed il palato. E guai ad aver qualche cosa da ridire sulle sue patatine…potrebbero arrabbiarsi a morte.
E’ quello che è capitato in Italia alla McDonald che si è sentita offesa dalla parole di Edoardo Raspelli, il critico gastronomico della Stampa, dello Specchio, del Quotidiano Nazionale (il dorso comune al Giorno, Resto del Carlino e Nazione), nonchè conduttore con Gabriella Carlucci di Melaverde, il fortunato programma che va in onda da cinque anni tutte le domeniche su Rete 4. Ad Edoardo Raspelli si deve lo slogan delle Tre T a tavola: Terra Tradizione Territorio.
In un’intervista rilasciata ad Andrea Degidi e pubblicata proprio sul Quotidiano Nazionale il 20 dicembre scorso, Edoardo Raspelli raccontava in poche righe, con toni e parole negative, la sua esperienza da McDonald, mentre il giornale titolava una personale inchiesta ”McDonald’s vacilla- E’un cibo in crisi”. La settimana dopo, sempre sul Quotidiano Nazionale, la parola era andata a tutta pagina a Mario Resca, presidente della società italiana, ma la cosa non finiva lì…
Edoardo Raspelli dovrà rispondere in Tribunale, a Milano, il 20 maggio. Sarà difeso da Caterina Malavenda, dello studio dell’ avvocato Corso Bovio, di Milano.
“McDonald nella sua citazione non chiede una cifra precisa per il presunto danno patrimoniale patito- precisa Edoardo Raspelli- ma un equo risarcimento.
Secondo gli imperatori del fast-food il giudice adito potrà rifarsi al parametro costituito dagli investimenti pubblicitari fatti nel corso del 2002… 21 milioni e mezzo di euro, cioè quasi 42 miliardi di vecchie lire.
“E’ ovvio – è il commento del critico -: dall’ imperatore dell’ hamburger, dalla multinazionale della carne macinata non potevo aspettarmi che di essere messo anch’io nel tritacarne. E pensare che D’ Alema si era accontentato di chiedere un paio di miliardi a Giorgio Forattini”.