Inizia il processo Mc Donald's contro Edoardo Raspelli
26 maggio 2003
Comincia domani, martedì 27, al Palazzo di Giustizia di Milano, il processo intentato da Mc Donald contro il critico gastronomico Edoardo Raspelli.
La causa verrà discussa alla Prima Sezione del Tribunale Civile davanti al suo presidente, il dottor Giuseppe Tarantola. Il giornalista e conduttore di Melaverde è difeso dall’avvocato Caterina Malavenda, dello studio di Corso Bovio.
Mc Donald è un colosso: 30 mila ristoranti in 121 paesi con un incasso totale nel 2000 di ottanta mila miliardi di lire, in Italia conta 320 punti di vendita con un fatturato di 450 milioni di euro… ma è un gigante che si offende se si dice che i suoi panini sono “ciuf ciuf ” o se lo si accusa di globalizzare la cultura ed il palato. E guai ad aver qualche cosa da ridire sulle sue patatine….
E’ quello che è capitato in Italia alla McDonald che si è sentita offesa dalla parole di Edoardo Raspelli, il critico gastronomico della Stampa, dello Specchio, del Quotidiano Nazionale (il dorso comune al Giorno, Resto del Carlino e Nazione), nonchè conduttore con Gabriella Carlucci di Melaverde, il fortunato programma che va in onda da cinque anni tutte le domeniche su Rete 4. Ad Edoardo Raspelli si deve lo slogan delle Tre T a tavola: Terra Tradizione Territorio.
Il 20 dicembre il Quotidiano Nazionale aveva fatto una inchiesta sulla situazione econonomica della Mc Donald. Nella stessa pagina, a corredo, in un’intervista chiesta da Andrea Degidi, Edoardo Raspelli rispondeva in poche righe, con toni e parole negative, esprimendo il suo pensiero e raccontando la sua esperienza da McDonald, mentre il giornale titolava la personale indagine: ”McDonald’s vacilla- E’un cibo in crisi”.
La settimana dopo, sempre sul Quotidiano Nazionale, la parola era andata a tutta pagina a Mario Resca, presidente della società italiana, ma la cosa non finiva lì…arrivava la querela, al solo Edoardo Raspelli.
McDonald nella sua citazione non gli chiede una cifra precisa per il presunto danno patrimoniale patito ma un “equo risarcimento”. Secondo gli imperatori del fast-food il “giudice adito potrà rifarsi al parametro costituito dagli investimenti pubblicitari fatti nel corso del 2002… 21 milioni e mezzo di euro”, cioè quasi 42 miliardi di vecchie lire.
[dalla newsletter di Raspelli]