Dossier Fao: 25 milioni di persone avvelenate ogni anno
8 dicembre 2003Venticinque milioni di persone avvelenate ogni anno. Per 30 miliardi di dollari di fatturato annuo, in mano a 10 multinazionali.I costi umani ed economici del gigantesco business dei pesticidi sono contenuti in un nuovo rapporto diffuso a Giacarta dalla Fao, intitolato «Scia tossica». L’80% dei casi d’avvelenamento – denuncia l’indagine – avviene nei paesi in via di sviluppo, dove i controlli sanitari e legislativi sono molto più deboli. E dove è in corso un’overdose legalizzata, perché «gran parte degli avvelenamenti sono evitabili: il 50% dei pesticidi può essere eliminato senza conseguenze sulla produzione mondiale alimentare». L’abuso di pesticidi è all’origine di effetti sanitari a breve termine – come disturbi respiratori, problemi neurologici, convulsioni – e a lungo termine: cancro e anomalie al sistema endocrino.
Al centro dell’indagine Fao i pesticidi «proibiti», vietati in quasi tutti i paesi industrializzati ma venduti liberamente in quelli in via di sviluppo: al primo posto il parathion metile, organofosfato classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come «estremamente pericoloso», importato illegalmente e prodotto in Thailandia sotto 200 nomi diversi, tra cui quello di folidol (marchio Bayer). Fatali anche il methamidophos, venduto dalla Bayer con il nome Monitor, il monoctophos e il mevinphos.
Punto di smistamento per i pesticidi «proibiti» – secondo il rapporto Fao – il sud est asiatico: «il 73% delle importazioni thailandesi riguardano prodotti elencati dall’Oms come estremamente tossici, mentre l’84% dei pesticidi utilizzati in Cambogia è nocivo per la salute». È proprio in Cambogia che la percentuale di avvelenamenti tocca la punta massima: «l’88% degli agricoltori cambogiani è vittima di avvelenamenti da pesticidi».
Commenta il portavoce della Fao Andrew Barlett: «in Europa e in Nord America, il pubblico è preoccupato dall’esposizione a quantità microscopiche di pesticidi e degli effetti a lungo termine dei residui, ma in alcuni paesi in via di sviluppo, gli agricoltori fanno letteralmente il bagno nei pesticidi». A fare discutere è però il tema della sicurezza legata all’uso dei pesticidi: «l’applicazione di sostanze estremamente tossiche, come il parathion metile, richiederebbe – dice la Fao – schermi speciali, maschere respiratorie, tute impermeabili, guanti e stivali di gomma. Tutte precauzioni non rispettate nei paesi in via di sviluppo». Peggiorano le cose «l’analfabetismo, la mancanza assoluta di informazioni sanitarie, e abitudini consolidate come quella di conservare i pesticidi nei pressi nelle abitazioni o addirittura a portata dei bambini».
Ma il punto è che per la prima volta sono chiamate in causa anche le aziende produttrici: troppe le irregolarità, è la denuncia secca della Fao. Che cita come esempi l’uso di «avvertenze scritte in lingue straniere», la mancanza di «date di scadenza o di confezionamento sull’etichetta» e, soprattutto, «un marketing troppo aggressivo». «L’industria dei pesticidi- conclude il rapporto della Fao – dovrebbe essere responsabile non solo delle esportazioni, ma anche del modo in cui i prodotti sono utilizzati».
[Modus Vivendi n.23 giugno 2001]
Fonte:http://www.cbgnetwork.org/Italiano/Articoli/articoli.html