Virus dei polli: allarme in Asia
29 gennaio 2004Prevenire e meglio che curare. Fare propria questa massima ha significato per il Ministero della Salute disegnare, a livello internazionale, quattro scenari per quella parte del pianeta che non è interessata dall’influenza dei polli.
Sirchia alza dunque le barriere contro l’influenza dei polli e predispone una task force che questa mattina a Roma ha prefigurato tutte le possibili ipotesi di sviluppo e di contagio della patologia, nessuna esclusa. Si va dalla situazione attuale che l’Oms (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce per i Paesi ancora non interessati fase ‘zerò dell’epidemia, aquelli improbabili che, tuttavia, «non si possono del tutto escludere». Cioè, quelle fasi in cui il virus potrebbe trasferirsi da un uomo infettato ad un uomo ancora sano. Questo, in estrema sintesi, il senso della riunione del Comitato emergenze sanitarie per le malattie diffusive, presieduto dal Ministro della Salute, Girolamo Sirchia che si è riunito oggi per la prima volta.
Nel primo scenario, oggi «non c’è pandemia, nè infezione umana – spiega Pietro Crovari, coordinatore del Comitato – ma solo una grande epidemia dei polli, a causa di un ceppo altamente patogeno che, solo in via eccezionale, potrebbe trasferirsi all’uomo causando malattie gravi. In questo momento, però, tutte le contromisure sono in atto, come il blocco dell’importazione degli animali vivi dai Paesi in cui è presente l’infezione. Tra l’altro – aggiunge Crovari – l’Italia è autosufficiente in quanto a produzione carni avicole».
Nella seconda ipotesi formulata dal Comitato: «l’influenza dei polli arriva in Italia. Evento – spiega Crovari – che non si può escludere, ma che riteniamo poco probabile». Questo scenario si potrebbe verificare, ad esempio, con gli animali selvatici nell’ambito delle loro migrazioni. Ma anche in «questo caso – prosegue Crovari – i servizi veterinari sono stati allertati, con una sorveglianza attiva molto alta».
Dal terzo scenario in poi, iniziano le fasi più invasive: «il virus si adatta all’uomo e compare un nuovo ceppo ricombinato contagioso. Per il momento – spiega il coordinatore del Comitato emergenze sanitarie per le malattie diffusive – questo scenario non esiste. Tant’è che non si registrano casi di contagio da un uomo ad un altro». Infine, il virus supera tutte le barriere e i filtri ed entra in Italia. «quest’ipotesi l’abbiamo presa in considerazione – conclude Crovari – perchè tutte le contromisure vanno predisposte».
[da La Nazione del 28 gennaio 2004]