La rivoluzione animalista
26 marzo 2004Quelli che amano gli animali, ma che a volte si esprimono in modo aggressivo o violento nei confronti degli uomini, non mettono in pratica l’etica universale animalista che per principio rifiuta la violenza come espressione umana: sull’uomo, sull’animale, sulla natura.
La causa animalista trae le sue origini dal pensiero di Krishna, Buddha, Pitagora, Plutarco, Gesù, S. Francesco, Gandhi, Capitini i quali hanno ribadito che solo dal distacco da ogni espressione di forza vi è possibilità di abolire nel mondo il predominio sui più deboli e di conseguenza la guerra. Ma l’attuazione di questa nuova realtà esistenziale passa necessariamente attraverso una nuova coscienza umana: se attraverso leggi più giuste e civili si arrivasse a tutelare gli animali da ogni sfruttamento, se la coscienza degli uomini restasse insensibile nei loro confronti il disprezzo covato verso le creature diverse dall’uomo lascerebbe il mondo nell’attuale livello civile e morale con la probabilità che l’uomo continuerebbe a nuocere agli animali in ogni circostanza favorevole.
La portata della nostra rivoluzione culturale è di proporzioni gigantesche, a mio avviso la più grande mai compiuta dall’uomo perché per la prima volta noi intendiamo combattere non la violenza sull’uomo ma la violenza come espressione umana in qualunque modo e su chiunque si manifesti: nella sfera fisica, mentale e morale. E’ la più grande perché estende i confini del diritto dall’uomo ad ogni essere senziente superando ogni barriera ideologica, politica, religiosa, razziale, di specie. E’ la più grande perché non interviene sugli effetti ma sulle cause che generano i problemi e che sempre risiedono non nei meccanismi, non nei sistemi, ma nell’uomo che li fa e li gestisce. E’ la più grande perché se l’uomo impara a valorizzare, amare e rispettare il “piccolo” saprà certamente rispettare il “grande” e di conseguenza verranno ad essere abiliti i conflitti, le azioni cruente. E’ la più grande perché la nostra rivoluzione vuole mettere in sintonia le correnti culturali, filosofiche e spirituali al servizio del bene e della Vita. E’ la più grande perché se tutti diventassimo vegetariani non vi sarebbe più fame nel mondo, non vi sarebbero più malattie, non vi sarebbe più inquinamento dell’aria, dell’acqua, della terra, non vi sarebbe più la distruzione delle foreste e la terra tornerebbe ad essere un paradiso.
L’essere vegetariani/animalisti (motivati da un senso di giustizia, di intelligenza e di amore) può essere la soluzione di tutti , o quasi, i problemi del mondo, è di questo dobbiamo essere consapevoli per assumere il necessario comportamento nei confronti della nostra causa. La vera coscienza del vegetariano/animalista è la punta più evoluta dell’iceberg di uno stato morale e culturale che va emergendo a livello planetario e che appartiene alla inarrestabile evoluzione civile del genere umano.
Il vegetarismo è quindi il punto di arrivo di una coscienza civile e morale in via di evoluzione e nello stesso tempo l’inizio di una nuova civiltà umana che, libera dalla violenza e dalla malattia, torna a vivere secondo le leggi naturali in armonia con gli altri esseri con cui divide questa terra splendida e martoriata dall’uomo.
La nostra morale è più vasta e profonda della morale comune che circoscrive i suoi confini alla sola specie umana: per questo il nostro comportamento deve essere conforme ai principi che animano la nostra grande causa. La parola d’ordine è “coerenza e buon esempio”, in ogni circostanza, e il nostro principale obiettivo deve essere quello di premere affinché l’etica universale del biocentrismo sia insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado.
[Franco Libero Manco]