Agnello pasquale, una tradizione da abolire
2 aprile 2004
Il mondo cattolico usa festeggiare la Pasqua mangiando l’agnello secondo una tradizione che affonda le sue radici nel Vecchio Testamento ed in particolare in Esodo 12,3-14.
Mosè, quando stava per abbattersi sull’Egitto la 10ª piaga che avrebbe fatto morire tutti i primogeniti, ordinò agli ebrei di chiudersi in casa e di tingere col sangue di un agnello lo stipite della porta finché non fosse passato l’angelo sterminatore. Ma per la consumazione dell’agnello Mosè impose regole che nessuno del mondo cristiano- cattolico mette in pratica. L’agnello doveva essere senza difetto, maschio, nato nell’anno, essere esclusivamente cucinato intero sulla brace ed essere consumato, con azzimi ed erbe amare, entro la notte: ciò che restava doveva essere bruciato la mattina seguente. Inoltre, bisognava consumare la carne coi fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano ed in fretta.
E’ evidente che nessuno del mondo occidentale si attiene a queste regole, pertanto non è in alcun modo giustificabile la tradizione seguita oggi, nata da contingenze estreme a noi distanti milioni d’anni luce.
Tra l’altro c’è da dire che in nessuna circostanza Gesù mangia l’agnello: è difficile immaginare Gesù che sgozza il povero agnellino smarrito per mangiare le sue carni. E non dovrebbe essere pervaso da profondo orrore un cristiano che mangia un mite agnellino nel cui nome il Cristo si è identificato?
Nel Vangelo Esseno della Pace Gesù dice: “Chi uccide un animale uccide suo fratello. Non uccidete e non mangiate le carni delle vostre prede innocenti se non volete diventare schiavi di Satana: questo è il sentiero della sofferenza e della morte. Non uccidete né uomini né animali perché io vi chiederò conto di ogni animale ucciso come di ogni uomo.” E nelle Pergamene del Mar Morto dice ancora Gesù: “Sono venuto per porre fine ai sacrifici ed ai banchetti di sangue e se non smetterete di offrire e di mangiare carne l’ira di Dio non si allontanerà da Voi.” E negli stessi documenti Gesù rimprovera aspramente anche i pescatori: “Forse che i pesci vengono a voi a chiedere i frutti della terra? Lasciate le reti e seguitemi, farò di voi pescatori di anime.” A conferma di quanto suddetto S. Girolamo scrive: “Dopo che Cristo è venuto non è più consentito mangiare la carne. Tale autorizzazione è stata aggiunta dalla Chiesa in un periodo di basso profilo spirituale, ma in principio non fu così.”
Quindi una tradizione crudele e sanguinaria che deve essere abolita perché non trova giustificazione né sul piano storico, né su quello religioso, né tantomeno sul piano morale ma che preclude lo sviluppo della civiltà dell‚amore e della giustizia.
[Franco Libero Manco]