Io vesto Vegan
15 marzo 2005Pantaloni a cavallo basso, felpe con la zip e cappelli ricavati da fibre vegetali e minerali, senza sfruttare componenti di origine animale. Dall’Italia ecco lo streetware look ecologico. “Eblood Clothing” è un marchio italiano d’abbigliamento streetwear, in altre parole si rifà al look che fino a qualche anno fa era proprio degli appassionati di hip hop e dei praticanti di skateboard; non solo ma soprattutto. Oggi è il look che caratterizza in primis una buona fetta di giovani: pantaloni super accessoriati a cavallo basso, felpe e giacche con cappuccio o con la zip, scarpe sportive e cappellini “da baseball”.
Quello che differenzia Eblood dalle tante linee d’abbigliamento simili è che si tratta di “abbigliamento vegan”: nella produzione di un capo vengono infatti utilizzate solo fibre di origine vegetale e minerale, senza sfruttare alcun componente di origine animale – lana e seta compresi – né tanto meno coloranti derivati da o testati su animali. Il titolare e fondatore del marchio, nonché disegnatore dell’80% della collezione, è Fabio Raffaeli, un aderente alla sottocultura e filosofia di vita Straight edge, che così spiega: “Straight edge significa rimanere lontani da dipendenze psicofisiche come alcol, droghe, fumo, consumo frenetico di medicinali, tutta roba che altera quindi la nostra natura, il rapporto che dovrebbe esistere fra noi e il nostro ecosistema. All’interno di questa scelta è compresa la mia/nostra volontà di consumare prodotti di origine vegetale, rimanendo estranei allo sfruttamento bieco di carne, derivati animali come latte, formaggio, uova, e tutto quello che può ricondurre allo sterminio dei milioni di animali che riempiono i nostri frigoriferi.” Lo Straight edge nasce e si diffonde nei primi anni Ottanta innanzi tutto negli Usa anche grazie a un gruppo punk, i Minor Threat, che nei loro testi propugnavano i concetti base ripresi anche dal titolare di Eblood. Ian MacKaye, il leader della band citata, darà successivamente vita ai Fugazi, a oggi la band Straight edge più popolare, tra l’altro passata spesso in Italia soprattutto nel circuito dei centri sociali.
Applicare le proprie convinzioni ideologiche, specie quando così incidenti, anche al proprio lavoro non è cosa da tutti; coraggio e convinzione sono i presupposti necessari. Fabio Raffaeli ci è riuscito, e lo dimostra il fatto che i capi targati Eblood Clothing prendono vita a Torino ma sono attualmente distribuiti in Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Norvegia e Spagna, oltre che in centocinquanta punti vendita sparsi per l’Italia. A differenza poi di altri marchi e associazioni che vendono capi di vestiario animalisti ed ecologici, Eblood cerca di proporsi soprattutto a quel mercato non già sensibilizzato a queste tematiche. Raffaeli sostiene che “predicare ai convertiti serve a molto poco”. Ma la prima discriminante di Eblood resta quella di essere una linea d’abbigliamento vegan completa, con disegni originali e per giunta con prezzi inferiori rispetto alla media del mercato: un’evoluzione creativa e responsabile di una presa di coscienza ideologica.
Tra i rapper e i dj hip hop italiani è un marchio molto diffuso, tanto che Raffaeli ha prodotto anche un cd in cui ha coinvolto molti di questi; si tratta di Eblood R.evolutionary Hits # 1, e il presupposto era quello di scrivere testi coscienti, impegnati. “La musica – prosegue Raffaeli – colpisce direttamente l’immaginario della gente, specialmente dei ragazzi, ed è per questo che utilizzarla per orientare le proprie scelte di vita può risultare un’arma molto potente. Personalmente ho un background punk-hardcore, ambito in cui certi temi sono stati trattati da gruppi storici come gli Earth Crisis, che abbiamo tra le altre cose avuto l’onore di sponsorizzare. Ora però stiamo cercando di spostarci anche su altre sonorità”. I cd finora prodotti sono due (il secondo si rifà proprio al punk-hardcore) e oltre a essere stati allegati a un numero limitato di capi Eblood, possono essere anche acquistati singolarmente. Insomma, Eblood è una realtà unica in Italia, con poche simili nel mondo; un progetto in cui la parte commerciale si integra in maniera armoniosa a quella culturale. Tutto in nome di una filosofia di vita naturalmente opinabile ma di quella specie per cui è difficile non nutrire rispetto.
[da espressooinline.it del 15 marzo 2005 – di Luca Gricinella]