I vegani alla conquista della Terra: niente latte, uova e scarpe di cuoio
3 luglio 2005
Si fermerà l’invasione dei vegani? Vogliono convertire alle loro tesi la maggioranza della popolazione, ma non è detto che ce la faranno. Voraci carnivori si oppongono alla loro avanzata in nome della bontà di salamelle, braciole e costine.
I vegani, come quelli dell’Associazione per la diffusione del veganismo in Italia, www.veganitalia.com, non arrivano dalla lontana stella di Vega e non sono agguerriti alieni alla conquista del pianeta, come quelli che combatteva Goldrake, il mitico robot dei cartoni animati giapponesi degli anni settanta.
Tutt’altro. Sono pacifici e pacifisti; sono armati sì, ma di buoni sentimenti e di amore per la natura e chi ci vive. In primis gli animali. Vegan (o Vegano) è la contrazione del termine inglese vegetarian, in italiano sarebbe vegetaliano, dal latino vegetalis, ossia appartenente al regno vegetale.
Insomma, non consumano e non usano prodotti di origine animale. I “normali” vegetariani evitano carne e pesce, loro rifiutano anche latte, formaggi e uova. Ma non basta: poiché gli animali non vengono uccisi solo per essere trasformati in cibo, i vegani rifiutano anche pellicce, cuoio, lana e tutti i prodotti testati su di loro.
Se, come me, siete abituati a mangiare un po’ di tutto, fermatevi un momento a pensare di rinunciare improvvisamente a tutti gli alimenti di origine animale. La prima impressione è che rimanga davvero poco altro… grandi minestroni e abbuffate di frutta.
Eppure i “puristi del vegetale” sostengono che un’alimentazione diversa è possibile e salutare. Non c’è ristorante vegetariano che si rispetti che non abbia un menù ad hoc o almeno una bella lista di piatti rigorosamente vegan. Trofie alla rucola e verza, spiedini di verdure e tofu su un letto di cous-cous, polpette fritte di fave e ceci (falafel), tagliatelle al pesto di mandorle. A qualcuno sarà venuta l’acquolina in bocca.
Ma essere così rigidi sui derivati da animali non deve essere proprio facilissimo. Basta pensare all’abbigliamento. Se rinunciare alla pelliccia è abbastanza facile, col cuoio e la lana ci si fanno scarpe, borsette, valigie e giubbotti. Come farne a meno?
Basta rivolgersi ai Vegetarian Shoes, www.vegetarian-shoes.co.uk per trovare una vasta gamma di calzature, giacche e accessori nei materiali più vari, tutti somiglianti alla pelle. La lana viene sostituita con tessuti in acrilico: abiti e cappotti imbottiti con materiali alternativi sono spesso più caldi di quelli con piume d’oca. Un altro punto di forza è la convenienza: a sentire loro, il risparmio è di quelli pesanti, dal 60 al 75%!
Più difficile cambiare la propria dieta, soprattutto se non si è proprio convinti al 100% della filosofia animalista o se il profumo della carne alla griglia è in grado di risvegliare improvvisamente le tue papille gustative. Un conto sono le convinzioni, un altro l’istinto (animale?) che spinge ad apprezzare la carne al sangue.
Come per il fumo, per “smettere” esistono due strade alternative. C’è chi consiglia di troncare bruscamente, da un giorno all’altro, e chi suggerisce soluzioni più morbide, una lenta riduzione della “dose quotidiana”. Per ridurre lo shock non servono gomme da masticare o cerotti come quelli alla nicotina, meglio partire da prodotti di soia che “assomigliano nell’aspetto e nel gusto ai prodotti animali”. Sarà proprio così?
http://canali.libero.it/affaritaliani/Rubriche/Segnali/segnalivegani.html
[di David Migliori – 2 luglio 2005]