La rivoluzione del vegetarismo
28 novembre 2005Nel mondo si fanno le guerre per il petrolio, ma anche le guerre per la carne e per il mantenimento delle nostre abitudini alimentari, che sottraggono terreni agli abitanti dei paesi impoveriti per far pascolare le mucche destinate alle nostre tavole.Gli ambientalisti, gli animalisti e i seguaci del vegetarismo riuniti a Riccione dal 1 al 6 ottobre per il IX Congresso Vegetariano Europeo hanno svelato i complessi intrecci economici e politici che rendono il nostro consumo di carne un lusso che altri pagano con la fame, perche’ la terra non basta per far mangiare tutti come noi. “Se volessimo portare tutti gli abitanti del pianeta alla meta’ del consumo di carne europeo – ha dichiarato il biologo Gianni Tamino durante i lavori del congresso – dovremmo avere a disposizione due pianeti terra per produrre i mangimi necessari agli animali.
L’alimentazione carnea – ha proseguito Tamino – e’ anche legata all’economia del petrolio: il 50% dell’energia necessaria in agricoltura e’ ottenuto da combustibili fossili”.
Il problema non e’ solo la sottrazione dei terreni all’agricoltura per la creazione di allevamenti: se consideriamo anche l’enorme quantita’ di acqua legata alla produzione di carne, ci rendiamo conto che mettere in discussione il consumo di prodotti animali non e’ solamente una scelta individuale, ma anche l’assunzione di una responsabilita’ verso chi paga i costi sociali e ambientali del nostro menu’.
“Insistere con questo modello insostenibile di sviluppo alimentare – ha proseguito Tamino – conduce su una strada che porta inevitabilmente verso tensioni e conflitti per controllare le risorse necessarie al mantenimento di questo modello”. Produrre un chilo di carne, ad esempio, richiede una quantita’ di acqua pari ad almeno il decuplo di quella necessaria per produrre la stessa quantita’ di soia o altri alimenti che forniscono proteine vegetali. “Io sogno un mondo in cui si possa far si’ che gli animali da allevamento diventino animali di compagnia – ha dichiarato la giornalista del ‘Manifesto’ Marinella correggia – non piu’ animali da affettare, quindi, ma animali da affezione.
Questo e’ meno strano di quanto sembri: in provincia di Treviso gli asini sono gia’ utilizzati per pulire il sottobosco sugli argini dei fiumi. La PAC, la politica agricola comunitaria dell’Unione Europea, incide anche sui nostri consumi alimentari. Se non ci fossero piu’ le sovvenzioni europee alla zootecnia, e si contabilizzasse il costo ecologico degli allevamenti, ci renderemmo conto dei veri costi del consumo di carne, e inevitabilmente saremmo portati a mangiarne di meno”.
C’e’ chi li chiama “animalisti”, un nome che porta con se’ un retrogusto di eco-terrorismo e scelte di vita estreme, ma loro preferiscono definirsi “attivisti per i diritti degli animali”, o meglio ancora “anti-specisti”, cioe’ avversari delle teorie che affermano la superiorita’ del genere umano sulle altre specie animali.
Non parlano di attentati o sabotaggi, ma piu’ semplicemente cercano di estendere a tutto il mondo animale le riflessioni sui diritti universali finora limitate solo agli “umani”. Si chiedono se ha senso basare il nostro modello alimentare sulla sofferenza e la violenza, e svelano al mondo i segreti inconfessabili dei mattatoi, degli allevamenti intensivi di galline dal becco fresato, delle torture subite durante i trasporti.
“La cultura che ho ricevuto nella mia famiglia – ha raccontato il ‘guru’ del vegetarismo Tom Regan – mi ha spinto in gioventu’ al consumo di carne, ma la guerra in Vietnam ha interrogato la mia coscienza e in questo modo sono arrivato a leggere i testi di Gandhi. Ho capito che se volevo oppormi davvero alla guerra non potevo piu’ vivere con dei cadaveri nel frigorifero. E cosi’ un giorno, come accade a tutti quelli che scelgono il vegetarismo, mi sono svegliato e ho scoperto un animale che mi guardava nello specchio, e ho deciso che avrei rifiutato qualsiasi forma di violenza verso gli animali”.
La semplicita’ del messaggio di Tom Regan è capace di spezzare tutti gli stereotipi che vedono nei vegetariani delle persone intolleranti e ossessive: “oggi la sfida per i vegetariani di tutto il mondo – ha dichiarato Regan – e’ quella di imparare ad avvicinarsi con rispetto a chi la pensa diversamente, senza sentirsi superiore a chi non condivide le nostre scelte. Io non sono stato persuaso dal vegetarismo perche’ qualcun altro mi ha fatto sentire inferiore o in difetto, ma perche’ ho scoperto delle cose positive. Per far crescere il nostro movimento dobbiamo imparare a rispettare e ad amare i carnivori cosi’ come facciamo con il resto degli animali”.
[da carta.org, ripreso da promiseland.it – carlo gubitosa]