Lettera di un vegetariano ad un carnivoro
22 febbraio 2006Fin da ragazzo ho cercato di dare il mio contributo per un mondo migliore, aiutando le popolazioni del Terzo Mondo, lottando per i diritti umani, a favore delle donne, dei bambini, dei diversi. Però mi accorgevo che era come cercare di svuotare una piscina con lo scolapasta e che era necessario intervenire sulle cause dei problemi che, secondo me, risiedevano nella coscienza dell’uomo il quale se fosse stato più giusto e sensibile tutti i problemi del mondo si sarebbero risolti. Un bel giorno mentre ero a tavola mi accorsi che stavo divorando la gamba di un animale che, a causa della mia ignoranza e la mia indifferenza verso la sua terribile condizione, era stato privato per sempre della vita, subendo la prigionia e l’angoscia della mattazione. Un animale diverso da me solo nella forma, ma con la mia stessa voglia di vivere e con la stessa paura della morte. Ho capito che mentre lottavo per i diritti degli umani causavo l’ingiustizia suprema ad un essere innocente: era un controsenso lottare per la giustizia e l’amore su un ecatombe di animali massacrati. Da quel momento ho smesso di mangiare carne di qualunque tipo e la consapevolezza che questa mia scelta risparmiava la vita e la sofferenza a migliaia di animali innocenti mi convinse che era la scelta giusta.
Ho poi capito che la visione antropocentrica della vita era ed è la principale causa della insensibilizzazione della coscienza umana perché abitua l’individuo all’idea che il più debole possa essere sacrificato al più forte.
Prima di diventare vegetariano, e cioè fin dal lontano 1974, ero colpito dall’influenza tre o quattro volte l’anno e da dolori articolari, ma da allora non ho più accusato alcun tipo di malessere, probabilmente perché le mie difese immunitarie erano messe a dura prova dalla carne, pesce, latte e derivati.
A mano a mano è maturata la convinzione che un’umanità capace di convivere con il sistematico massacro di milioni di animali nei mattatoi, veri e propri campi di concentramento e di sterminio in tempo di pace, non per necessità di sopravvivenza ma per mero piacere gastronomico, non può realizzare un mondo migliore. Finché l’essere umano non sarà in grado di valorizzare e rispettare il “piccolo” non sarà neanche in grado di valorizzare e rispettare il “grande”.
Poi mi sono accorto che la mia scelta non era isolata ma affondava le sue origini nel pensiero dei grandi iniziati della storia, dei mistici, dei santi e filosofi, degli uomini di cultura e di scienza di ogni tempo e paese a partire dai Veda, da Krisna, Zoroastro, Buddaha, Pitagora, Platone, Plotino, Plutarco, Socrate, Seneca, Porfirio, Cicerone, Orazio, Ovidio, Plinio e poi Leonardo da Vinci, Schopenhauer, Schweitzer, Tolstoj ecc. ecc., oltre una lunghissimo elenco di Santi del calibro di S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Caterina da Siena, S. Benedetto, S. Gregorio Magno, S. Antonio, S. Filippo neri ecc. per arrivare fino a noi con Gandhi, Einstein, Capitini, Tom Regan, Peter Singer, Umberto Veronesi ed un esercito di studiosi e personalità contemporanee del mondo della scienza, dell’arte, dello spettacolo, dello sport. Tra questi ultimi vale la pena ricordare Dave Scott, Miles, Deriaz, Zanella, Venturato, Maiorca, Crooks, Lewis ecc. Insomma il meglio dell’umanità era stato ed è vegetariano, tutti in ottima salute e alcuni vissuti fino a quasi cent’anni.
Successivamente approfondendo le tematiche della cultura vegetariana mi sono accorto che l’alimentazione carnea non solo incide negativamente sulla condizione fisica, mentale e spirituale dell’individuo ma sull’intero pianeta e che c’è una diretta correlazione tra i 7 problemi più gravi del mondo e l’alimentazione carnea. Come i conflitti armati e la violenza umana che spesso scaturiscono dalla carenza di risorse alimentari ed energetiche e che mantengono l’umanità sotto un costante stato di tensione e di guerra: gli allevamenti di animali, con la necessità di adibire a pascolo sempre nuove terre, sono causa di contrasti, invasioni e guerre. La fame nel mondo che uccide 24.000 persone ogni giorno perché le popolazioni dei paesi poveri sono costrette a coltivare nelle loro terre alimenti per gli animali dei paesi ricchi: ogni mucca consuma derrate alimentari quanto 12 persone. Il 20% dell’umanità può concedersi il lusso di mangiare la carne perché l’80% digiuna, ma se tutti si alimentassero come gli occidentali ci sarebbe un collasso delle risorse vitali del pianeta. Il 70% delle malattie umane è correlato al consumo di grassi, proteine e derivati animali: negli Usa hanno causato più morti di tutte le guerre del secolo scorso. Metà dell’inquinamento totale dell’aria, della terra, delle falde acquifere e dei mari è dovuto all’industrie zootecniche e foraggiera. La desertificazione e la deforestazione sono dovute alla distruzione delle terre fertili e delle foreste abbattute principalmente per adibirle a pascolo di animali. A causa della carenza di acqua potabile muoiono ogni giorno 30.000 persone: per produrre un solo chilo di carne di manzo sono necessari 50.000 litri di acqua. L’industria zootecnica e foraggiera assorbe in Occidente un terzo dell’intera energia disponibile.
Dopo essere diventato vegetariano ed essermi accorto che la mia mente era più lucida e più efficiente, in virtù alla basicità del sangue che aumenta con gli alimenti vegetali, oltre alla resistenza allo sforzo fisico perché in natura gli animali più forti e resistenti alle fatiche e più prolifici sono vegetariani, come il cavallo, il bue, il bisonte, l’elefante ecc., per verificare il mio attuale stato di salute (da 30 anni vegetariano e da 20 vegano) mi sono sottoposto ad un’indagine portata avanti da alcuni anni dall’Istituto di Fisiopatologia Medica e dell’Istituto Superiore di Sanità del Policlinico Umberto Primo di Roma. I dati della mia buona salute, come di tutti i vegetariani che si sono sottoposti all’analisi durata 2 mattinate, sono verificabili nel protocollo di indagine.
Successivamente in virtù di una copiosa letteratura scientifica, parallela a quella ufficiale (spesso al servizio delle grandi multinazionali agroalimentari e chimico-farmaceutiche) di eminenti scienziati, ricercatori e medici come H. Shelton, B. Benner, G. Buogo, H. E. Diamond, L. Kervran, M. Schneider, L. R. Brown, A. Mosserì, Collier J., A. D’Elia ecc. solo per citarne alcuni, mi sono accorto che l’uomo non è strutturato per mangiare cadaveri di animali ma, come i primati non umani, dovrebbe alimentarsi di vegetali, frutta e semi oleaginosi, come confermato dall’anatomia comparata, dall’istintologia, dall’immunologia ecc.. Infatti coloro che seguono questa semplice dieta, senza particolari conoscenze di scienza alimentare, conforme alle nostre esigenze anatomico-morfologiche e chimico-biologiche, non solo non hanno carenze nutrizionali di alcun genere ma godono di una salute migliore dei cosiddetti onnivori. E chi afferma il contrario è ignorante oppure in mala fede. Infatti è ormai accertato dai più accreditati istituti scientifici di ricerca del mondo come l’American Dietetics Association, la più grande organizzazione di nutrizionisti americani e canadesi, riconosciuti in tutto il mondo per la serietà e l’attendibilità, che la dieta vegetariana e anche vegana è appropriata a qualunque fase della vita , compresa l’infanzia.
Inoltre. La biochimica dei neurotrasmettitori è in grado di spiegare scientificamente le radici alimentari dell’aggressività umana. La carne, compresa quella di pesce, fa aumentare i livelli dell’aminoacido tirosina e l’accumulo nel cervello dopamina e adrenalina che sono i due neurotrasmettitori responsabili della grinta e dell’aggressività tipica degli animali predatori: la carne è un alimento adatto alle tigri, agli orsi, ai leoni, non all’uomo. Infatti le popolazioni sono tanto più colpite da malattie croniche quanto maggiore è il consumo di carne, pesce e derivati animali. Inoltre, le popolazioni per tradizione vegetariane non solo sono più inclini alla pace e alla mitezza ma vivono più a lungo e sono immuni alle peggiori malattie che flagellano il mondo occidentale, come gli Hunza del Kashimir, i Russi del Caucaso, gli Indiani del Toda e dello Yucatan ed altre.
Oggi sono più che mai convinto che solo la cultura vegetariana può consentire lo sviluppo di quei valori civili, morali e spirituali capaci di garantire un futuro all’umanità.
[di Franco Libero Manco, presidente Associazione Vegetariana Animalista – 22 febbraio 2006]