Osteoporosi, addio a latte e formaggi?
11 febbraio 2006Sfortunatamente, e per troppo tempo, condizionamenti di tipo medico-economici ci hanno fatto credere che l’osteoporosi è inevitabile e che si può controllare solo bevendo più latte, mangiando più formaggio e aiutandosi con tavolette di calcio o l’impiego di ormoni. Tutte affermazioni che possono essere ormai confutate. Si è esagerato nell’enfatizzare l’utilità del calcio e si è semplificato troppo il problema indicando come soluzione quella di seguire un’unica terapia ormonale a base di estrogeni.
Bere più latte provoca più fratture?
Ci sono almeno 18 nutrienti essenziali che contribuiscono a una buona salute ossea. Se la dieta è carente di uno qualsiasi di questi elementi, le ossa soffriranno. Quali sono? Fosforo, calcio, magnesio, manganese, zinco, rame, boro, silice, vitamine A, C, D, B6, B12, K, acido folico, acidi grassi essenziali e proteine.
Il magnesio, per esempio, può essere più importante del calcio nel contrastare la perdita ossea nelle donne in postmenopausa. Ricerche recenti hanno discusso sul fatto che l’inizio dell’osteoporosi nella menopausa può largamente rappresentare «una manifestazione scheletrica di deficienza cronica di magnesio» (J Reprod Med 1990;35:503-507). Il calcio tuttavia ha in qualche modo dominato la scena delle ricerche e sia i mass media che alcuni ambienti governativi hanno suggerito l’idea che il principale rimedio per l’osteoporosi fosse un supplemento di ormoni e un alto consumo di calcio sotto forma di farmaci, latte e formaggio.
Ma il latte aiuta veramente a costruire ossa forti, come dicono la pubblicità e alcune fonti ufficiali? Non quanto generalmente si creda. Infatti, alcuni dati recenti forniti dall’autorevole Harvard Nurses Study (Usa) hanno clamorosamente smentito questo concetto, suggerendo al contrario che l’uso ripetuto di prodotti caseari può in realtà danneggiare le ossa.
Lo studio ha esaminato un gruppo di 77.761 donne che, nel 1980 – anno di inizio della ricerca – avevano tra i 34 e i 59 anni di età, e le ha seguite per i successivi 12 anni. Coloro che avevano bevuto dai tre o più bicchieri di latte al giorno (come spesso si consiglia di fare) non avevano presentato meno rischi di fratture alle anche o alle braccia delle donne che non avevano consumato alcun prodotto caseario, anche dopo eventuali interventi sul peso, sullo status di menopausa, sul consumo di alcol e tabacco e sull’esercizio fisico. Non solo: la media delle fratture era addirittura più alta sempre rispetto a chi non aveva bevuto latte (“Am J. Publ Health”, 1997; 87:992-7).
Via dai cibi acidi
Al di là del fatto che i prodotti caseari siano o no le fonti migliori di calcio, si fa sempre più pressante l’interrogativo sull’influenza che questi alimenti hanno sull’equilibrio acido-base del sangue (“Swiss Med Wkly” 2001;131(9-10):127-32). In altre parole, sempre di più i ricercatori stanno verificando che una dieta a base di acidi (quindi particolarmente ricca di carni, formaggi, ecc.) è fortemente associata a una perdita ossea, mentre una dieta abbondante di sostanze alcaline, come frutta e verdura, risulta protettiva.
Il dottor Sellmeyer, dell’Ucsf Prevention science group di San Francisco (Usa), ha recentemente dimostrato che tra 1.035 donne caucasiche in menopausa, coloro che avevano consumato una più alta proporzione di proteine animali avevano approssimativamente una media di perdita ossea tre volte superiore e con un’incidenza quasi quattro volte maggiore di fratture alle anche rispetto alle donne che avevano assunto meno proteine animali e una più alta quantità di proteine vegetali. Gli autori hanno ipotizzato che i cibi che contengono proteine animali aumentano il contenuto di acidi nel sangue, particolarmente l’acido solforico, che a sua volta viene neutralizzato dagli elementi alcalinizzanti dell’organismo come il magnesio e il calcio: di conseguenza, la massa ossea del corpo cede e si sviluppa l’osteoporosi (“Am J Clin Nutr” 2001; 73:118-122).
Nel nord Europa i casi maggiori
Gli eschimesi seguono una dieta che forse è la più ricca di calcio al mondo – più di 2.000 mg al giorno – e anche più ricca di proteine – da 250 a 400 g al giorno – . Malgrado questo, gli eschimesi nativi del posto sono ai primi posti per l’osteoporosi. In Europa è la Scandinavia che presenta il più alto rischio di osteoporosi e, guarda caso, è anche una delle nazioni europee dai più elevati consumi di calcio e prodotti caseari. Nel mondo, gli individui o le popolazioni con la minore incidenza di fratture all’anca sono gli ispanici che vivono nelle campagne, i neri e i cinesi. L’incidenza più bassa di osteoporosi si rileva nelle popolazioni Bantu del Sud Africa, ma se i Bantu emigrano verso il mondo occidentale la media aumenta significativamente (“Clin Ortho” 45:32,1966). Per i caucasici che vivono negli Stati Uniti o in Europa, le statistiche dimostrano che più sono anziani, più soffriranno con tutta probabilità di osteoporosi e correranno il rischio di fratture ossee…
Con l’aumento epidemico del numero di casi di osteoporosi, diventa imperativo trovare velocemente soluzioni migliori per evitare le conseguenze catastrofiche che questa malattia potrebbe avere nel futuro sugli individui, sulle famiglie e sull’intera società.
Un «destino» evitabile
La presenza di osteoporosi condanna automaticamente la persona anziana a un’inevitabile vita di invalidità? Si può prevenire? È reversibile? Il professor Lawrence Melton della Mayo Clinic (Usa) ha affermato: «L’osteoporosi da sola può non essere sufficiente a produrre fratture osteoporotiche. Molti individui non riportano fratture anche se hanno una densità ossea al di sotto della media. Molte donne di 65 anni e oltre, e uomini con più di 75 anni, hanno perso una sufficiente quantità di ossa da poter essere considerati a rischio elevato, ma nonostante questo non hanno mai subito una frattura. All’età di 80 anni virtualmente tutte le donne degli Stati Uniti sono osteoporotiche in relazione alla densità ossea delle anche, ma nonostante questo solo una piccola percentuale annua soffre di fratture». Alcuni studi hanno dimostrato che i livelli ormonali sessuali sono stati trovati simili in donne in postmenopausa sia in presenza che in assenza di osteoporosi. (Riggs B., Melton L., «Involutional Osteoporosis» (1986), “New England Journal of Medicine” 26:1676-86).
Di sicuro la genetica ha il suo ruolo nello sviluppo della malattia, ma non ne è sicuramente il solo fattore. Né la genetica spiega le grosse variazioni che si verificano tra paese e paese nelle fratture osteoporotiche come dimostrano gli studi scandinavi e la ricerca del dottor Melton. Piuttosto, sono le differenze di stile di vita che giocano un ruolo principale.
Le vitamine, i minerali, lo stile di vita da seguire per migliorare le difese
Soluzioni naturali per ossa più sane
1. Un integratore multi-minerale e vitaminico. Nello scegliere l’integratore puntate sulla qualità e su una marca degna di credibilità. L’integratore dovrebbe, come minimo, contenere magnesio, calcio, vitamina B6, vitamina K, boro e vitamina D.
[“J Am Coll Nutr” 1993 Aug; 12(4):384-9].
Personalmente raccomando ai miei pazienti ulteriori integratori:
Chondroitin sulfate e CoQ-10.
[Neri Stagnaro M., Stagnaro S. Laboratorio di Analisi, Ospedale di Lavagna, Usl N. 4, Tigullo Orientale, Chiavari. “Clin Ter” 1995 Mar; 146(3)/215-9].
2. Esporsi al sole. Malgrado le patologie del fegato e dei reni abbiano effetti negativi sui livelli di vitamina D e di calcio, uno dei più semplici cambiamenti nella vita degli anziani consiste nell’uscire alla luce del sole quanto più spesso possibile. Poiché i raggi ultravioletti sono pericolosi, specialmente per la pelle che invecchia, è importante godere della luce del sole durante le ore più sicure del giorno.
[“Bone” 1998 Dec; 23(6):555-7; “J Nutr” 1996 Apr; 126(4 Suppl7:1159S-64S].
3. Una dieta alcalina. Evitare la maggior parte dei prodotti animali e soprattutto la carne e i formaggi stagionati, con un uso preferenziale degli oli omega-3 (pesce od olio di semi di lino). Aumentare il consumo di cibi tipo cavoli, spinaci (anche le ortiche selvatiche sono eccellenti). La maggior parte delle verdure (soprattutto quelle verdi), il miglio, le alghe marine, la quinoa, l’amaranto e gli agrumi sono molto utili per una dieta alcalina. Un uso eccessivo di pomodori, legumi e cereali aumenta il tasso di acidità. I peggiori alimenti acidi sono quelli provenienti dal regno animale. Un’equilibrata combinazione di cibi alcalini o a bassa acidità servirà a proteggere le ossa dall’usura.
(“World Review of Nutrition and Dietetics”, 1998; 83:38-51).
4. Esercizio fisico: I segreti di un chirurgo ortopedico in pensione. Durante gli ultimi dieci anni, più di venti studi epidemiologici hanno rilevato un rapporto diretto e positivo tra gli effetti di un buon esercizio fisico e la densità ossea. L’esercizio da solo sembra aumentare la densità ossea del femore del 2 per cento, o almeno permette di conservare la densità ossea durante gli anni in cui l’anziano si esercita…
Personalmente, ho scoperto uno dei segreti per prevenire le fratture ossee mentre ero in visita presso un chirurgo ortopedico: il dottor William Craig di Booneville in California; egli mi confidò che in tutti gli anni della sua pratica il metodo preventivo più efficace per prevenire le fratture nell’area dell’anca-gamba era stato quello di far eseguire quotidianamente ai suoi pazienti un semplice esercizio con le gambe. Consiste nello sdraiarsi su un fianco destro, piegare la gamba destra e sollevare la gamba sinistra mantenendo dritto il ginocchio, piede a martello, con un ritmo costante. Ripetere sull’altro fianco per rafforzare i muscoli che sono attaccati al «collo» del femore. Questi muscoli, adduttori e abduttori, non vengono particolarmente esercitati durante le normali attività giornaliere e quindi tendono a diventare più deboli degli altri. Esercitare entrambi i lati fa sì che il muscolo rafforzi l’osso là dove la gamba si unisce all’anca, riducendo significativamente il rischio di frattura.
[dalla newsletter di vita e salute del 10 febbraio 2006 – jeffrey gates]