Superaziende? Sono loro la distruzione dell'Amazzonia
7 aprile 2006
Una manciata di multinazionali e giganti dell’alimentazione sono i veri responsabili della rapida ed illegale distruzione della foresta pluviale amazzonica, secondo un’indagine durata sei anni e condotta da Greenpeace per l’industria della soia brasiliana.Il rapporto, pubblicato oggi e ripreso dal quotidiano britannico Guardian, ripercorre i 7.000 chilometri di tragitto che collegano le foreste vergini e portano direttamente ai fast-food in Europa e ai Chicken McNuggets e ai McDonald’s in Gran Bretagna. Inoltre, l’inchiesta rileva come la grandissima parte della soia utilizzata come cibo per animali che arriva in Gran Bretagna dal Brasile è un prodotto della “deforestazione criminosa” e denuncia McDonald’s e i supermarket britannici per aver chiuso piú di un occhio di fronte alla distruzione delle foreste.
Lo studio riferisce anche come la piú importante azienda privata del mondo, il gigante agroalimentare Cargill con 70 miliardi di dollari di fatturato l’anno, abbia costruito un porto e 13 depositi di soia nella regione amazzonica, per rifornire i contadini dei semi e dei prodotti chimici necessari per coltivare centinaia di migliaia di tonnellate di baccelli, che vengono poi esportati a Liverpool e in altri porti europei, da dove vengono distribuiti per l’alimentazione animale.
Secondo Greenpeace nel corso dello scorso anno sono stati distrutti oltre 25mila chilometri quadrati di foresta amazzonica per far posto alle coltivazioni di soia. Ma Cargill non è la sola responsabile del processo di deforestazione. Blairo Maggi, che oltre ad essere proprietario di una delle piú grandi compagnie agroalimentari del mondo è anche il governatore del Mato Grosso, ha ottenuto un prestito di 30 milioni di dollari dalla Banca Mondiale per finanziare lo sviluppo della coltivazione della soia su 2 milioni di ettari di terreno, che prima erano foresta pluviale.
[da animalieanimali.it del 7 aprile 2006]