Analisi della procrastinazione ipocrita
2 aprile 2007La procrastinazione è un gioco, è il gioco dello spostare avanti, dell’ignorare, del dimenticare, o semplicemente del non pensare a ciò che vogliamo evitare di fare.E la Procrastinazione Ipocrita – cioé mascherata da altro – è la soluzione a cui si ricorre quando si ha qualcosa di importante da fare, che è necessario fare, ma non si vuole fare.
Molti di noi la praticano in modo inconoscio, con moltissime variazioni.
Per esempio, ci sono persone che reagiscono al compito oggetto della P.I. ricordandosi di avere importanti commissioni da fare da qualche altra parte. Sono i “Viaggiatori”, che girano in cerca di qualcosa d’altro da fare. Si spostano alle macchinette del caffè, al fax, in magazzino, in cerca di un temperamatite. Si trasportano di qua e di là e, quando il loro girovagare li riporta al posto di partenza, dopo un po’ ripartono.
Un altro sottoinsieme è composto dai “Preparatori Perfetti”. Non si sentono mai pronti a iniziare con il progetto, ricercano, accumulano informazioni, leggono libri, frequentano seminari. La preparazione è necessaria e fondamentale, ma bisogna saperle dare un limite..
Esistono inoltre i “Socializzatori” ai quali il solo pensiero di eseguire un compito non amatissimo ricorda il dovere di chiamare gli amici e parenti che non si filavano da anni. Al lavoro, questo genere di persone visita i colleghi vagando di ufficio in ufficio, di scrivania in scrivania.
I “Riordinatori” decidono invece che non si può iniziare niente se tutto non è in ordine, e si mettono riorganizzare scrivanie, cassetti, ma anche stanze… Alla fine scoprono che è passato un altro giorno e rimandano a domani.
C’è poi il gruppo variegato, comune e complesso, degli “Aiutanti Felici”, i quali mettono da parte i job che non vogliono svolgere per dedicarsi, apprezzati o no, a dare una mano a colleghi, amici, familiari, vicini o anche sconosciuti. Che a volte ne approfittano. La tendenza ad essere un “Aiutante Felice” è legata ad un genere di autostima basata sull’essere apprezzati e amati dagli altri, che di certo ha un fondamento valido e positivo – se è equilibrata – ma che, se prende il sopravvento, può portare a trascurare totalmente le proprie cose e all’incapacità di dire ‘no’ almeno a qualche richiesta.
Spesso l’A.F. si può trovare a contatto con persone che, vista la disponibilità, tentano di fargli carico dei loro problemi. Assumersi tale carico può essere negativo per chi lo riversa sull’altro (gli impedisce di diventare responsabile) e per l’A.F., che rallenta la cura dei propri proggetti. Per assurdo, a volte l’A.F. si rigira nel letto pensando ai problemi di altri, mentri questi ultimi se la dormono tranquilli, tanto hanno scaricato il peso.. Rispondere sempre positivamente alle richieste, a lungo andare, può condurre inoltre a un senso di risentimento e di ostilità, che peggiora la situazione. Naturalmente, l’atteggiamento migliore sta nell’equilibrio: si può essere decisi e saper dire no, nello stesso tempo avere un comportamento sensibile e comprensivo, che permette anche di portare avanti le proprie attività.
Infine i “Naufraghi“, non proprio alla deriva, ma senza destinazione. Si può essere “Naufraghi” costantemente, iniziare un sacco di lavori e non finirne mai uno, oppure in situazioni di depressione, agitazione, distrazioni, insomma quando il tempo non è stato strutturato, per qualche motivo, perdersi e perdere tempo. Capita a tutti, ma non deve essere uno stato permanente… (Salvo in alcune professioni, e in alcuni ruoli, che sono basati sul costante saltare da un tema all’altro). La prima soluzione è riconoscere di essere in questo stato, bloccarsi, e finire almeno una cosa. Poi un’altra, poi un’altra.
[paola segurini – www.mondisintetici.it]