Il Lazio al primo posto nei cibi kasher
14 maggio 2007Aprire al mercato nazionale ed internazionale l’offerta di possibili produzioni di qualita’ della Regione Lazio, rigorosamente kasher. Certificare i cibi kasher e promuovere e far conoscere la filiera della regione laziale attraverso la promozione di questi ultimi. Sono questi gli obiettivi del progetto della filiera kasher laziale presentato qualche giorno fa presso l’Enoteca regionale Palatium di via Frattina a Roma.
All’incontro con la stampa hanno partecipato il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, l’assessore all’Agricoltura della Regione Lazio, Daniela Valentini, il commissario straordinario di Arsial, Massimo Pallottini, il capo rabbino della comunita’ ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, il presidente della comunita’ ebraica, Leone Paserman, e il presidente di Lubicom, Menachem Lubinsky.
Attualmente le produzioni certificate sono quelle che vantano i controlli dell’ufficio rabbinico delle comunita’ ebraiche italiane. Numericamente sono pochi, ad oggi, nonostante la forte richiesta da parte del mercato, i prodotti laziali controllati (tra cui il vino, l’olio e gli insaccati). Da quanto e’ emerso dall’incontro, la Regione Lazio punta al mercato kasher, che puo’ offrire nuove opportunita’ di sviluppo, sia a livello locale nella comunita’ romana, sia a livello internazionale, potendo raggiungere i consumi registrati negli Stati Uniti, dove e’ alta la richiesta di prodotti italiani e kasher. Il cibo, interessato nel progetto, risponde ai requisiti kasherut, ovvero e’ idoneo ad essere consumato da un ebreo in accordo con le regole alimentari della religione ebraica stabilite nella Torah, e’ definito kasher (in ebraico adatto).
Ma non sono solo ebrei i consumatori kasher. La natura del cibo, la preparazione, e in caso di cibi di origine animale, le caratteristiche dell’animale stesso, fanno dei prodotto kasher un alimento acquistato anche da musulmani, avventisti del settimo giorno, consumatori intolleranti al lattosio, vegani, vegetariani e amanti di questo tipo di prodotto. Nella produzione kasher possono entrare a far parte molti dei prodotti del Lazio: vino, olio, passate di pomodoro, nocciole e tanti altri. Il progetto per la certificazione data dalla Regione Lazio permettera’, inoltre, ai consumatori di acquistare tali prodotti con una maggiore sicurezza e certezza sulla qualita’.
“Puntare sulla crescita della produzione e comprendere come dietro questo progetto ci sia l’apertura a tematiche legate non solo alla comunita’ ebraica ma a tutti i cittadini – ha detto Marrazzo intervenendo alla presentazione del progetto per il mercato kasher – oggi c’e’ il bisogno di una alimentazione che sia vicina alla concezione di rispetto dell’ambiente, della difesa della propria salute e dei propri stili di vita. I dati che ci arrivano dagli Usa sono indicativi, una vera e propria bussola: il cibo kasher non lo chiede solo chi appartiene alla religione ebraica, musulmana o avventista, ma chi vuole il cibo non colpito dall’esigenza della massificazione della produzione, dalla manipolazione, di additivi e quant’altro. Tutto cio’ e’ in netta sintonia con la Regione Lazio”.
[da adnkronos]