Jessica Polsky, certo che sono vegan!
19 giugno 2007«Sono vegana da molti anni. Quando abitavo a New York, mentre di sera proseguiva la mia carriera come attrice/ballerina/cantante nei teatri di Broadway, di giorno, come lavoro supplementare, e anche per passione, gestivo un centro per le terapie alternative dove affrontavamo il corpo e la salute in modo radicale e abbastanza estremo.»
Jessica Polksy, che abbiamo visto fino a poco tempo fa nella sitcom Piloti, in onda su Rai 2 (in replica in questi giorni), spiega così lo stile di vita che abbraccia ormai da tempo.
«Seguivamo un programma alimentare molto anticonvenzionale, naturale, basato il più possibile sul consumo minimo di prodotti animali. Questi principi erano una sintesi degli studi di 3 esperti: Arnold Ehret, Norman Walker e Bernard Jensen. Lavorandoci, ovviamente l’ho adoperato per me stessa: l’ho vissuto in prima persona, non solo lo predicavo ai miei clienti, e il mio corpo è cambiato drammaticamente.»
In che senso?
«Ho visto sparire dei fastidiosi problemi di salute che avevo da sempre, e che mi dicevano che avrei sempre avuto. Ho visto non solo dei cambiamenti e miglioramenti in me e nel mio corpo, ma dei veri miracoli succedere davanti i miei occhi con persone che frequentavano la nostra clinica che guarivano malattie anche gravi e in stadi avanzati, con delle semplici modifiche di dieta e stile di vita. Da allora, sapevo che non sarei potuta mai tornare a mangiare come prima, e che, pur lasciando New York per le opportunità offertemi in Italia, avrei portato con me sempre ciò che avevo imparato, e la risolutezza e dedizione alla mia salute come primissima priorità.»
Uno stile di vita che segui tutt’ora…
«Non mi drogo, non fumo, sono persino astemia. La gente pensa che sia una vita noiosa e mi prende in giro… Ma è proprio insistendo su una vita di questo tipo che posso avere l’energia e la forza di fare e godermi tutto quello che devo fare nella vita. Lo vedo come uno scambio: io tratto bene il mio corpo, e lui, come risposta, mi tiene nelle condizioni fisiche necessarie per poter vivere i miei sogni… anche perchè i miei di sogni, in particolare, richiedono molto dal fisico! Non tanto esteticamente, che mi è di ultimissima importanza, quanto in resistenza e vigore. Se non avessi una struttura fisica in grado di resistere a situazioni toste, non potrei fare l’attrice.»
Parlaci del tuo lavoro
«Ho fatto molti anni in tournèe per il mondo con i musical di Broadway, e la vita in tournèe, sopratutto con i musical, è durissima. Canti, balli, reciti, dormi poco, viaggi sempre, sei in paesi nuovi con cibi e acqua e elementi atmosferici ai quali non sei abituato, finisci di lavorare tardi la notte, cambi fuso orario da un giorno all’altro…insomma, mica una paseggiata. E lì ho messo veramente il mio stile di vita alla prova: se, malgrado quelle circostanze, il mio corpo continuava a darmi la forza di vivere e lavorare come dicevo io, allora, era veramente una scelta valida. E vi dico che i momenti più difficili in tournèe sono i weekend perchè di solito fai 5 repliche in 3 giorni: venerdì sera, sabato matinèe, sabato sera, domenica matinèe, domenica sera…e indovina l’unica del cast in piedi domenica sera, dopo la quinta? La vegana! Prova riuscita. E adesso, anche se non sono più in teatro, ma piuttosto sui set televisivi, comunque è un lavoro che pretende molto fisicamente. Le giornate sono lunghe, i copioni prevedono situazioni assurde e stancanti, ed anche all’ultimo ciak della giornata, anche se è il 100esimo, dall’azione!devi sembrare sveglia, fresca, energica, e come se non avessi fatto nient’altro quel giorno che una sosta dalla manicure. E per questo ci vuole molta, ma molta attenzione al fisico. Mi chiedono spesso se mi mancano certe cose, certi cibi, se sono mai tentata, e come faccio a resistere. E la risposta è: è molto facile, perchè quando ti ricordi come stavi prima, i malesseri che ti bloccavano, ti limitavano, e che questo nuovo modo di vivere ti ha tolto quelle cose, quel piatto diventa molto poco importante. E’ un atto d’amore, un mantenere le promesse fatte anche a se stessi, e se so che mangiando posso farmi del male e ostacolare il mio percorso o rallentarmi, non c’è pericolo di essere tentata!»
Le tue motivazioni sono solo salutistiche? Oppure hanno anche un fondamento etico?
«La scelta di abbracciare uno stile di vita da vegetariana/vegana è partita da motivazioni salutistiche, all’inizio. Migliorare la mia salute era la spinta per la decisione, ed infatti ha fatto questo… più che potessi mai immaginare. Però, più mi informavo e studiavo e ricercavo, più vedevo che era una filosofia che mi piaceva a molti livelli, anche quelli etici, e le informazioni che scoprivo rinforzavano la mia certezza che stavo facendo la cosa giusta. Libri come “Diet for a small planet” (Frances Moore Lappe), e diversi maestri e studi scientifici, mi hanno aperto gli occhi ai tantissimi motivi per cambiare il modo di mangiare -non solo per se stessi, ma anche come parte di una comunità, il dovere e responsabilità globale che abbiamo, e l’impatto che come mangiamo e come consumiamo e produciamo il nostro cibo ha sulla terra. Quindi, è iniziato come un percorso di salute migliorata, ma ha comportato molto altro ancora.»
Qualche consiglio pratico per la vita di tutti i giorni?
«Non avere paura di chiedere le cose delle quali hai bisogno. Al ristorante, o in altre situazioni dove si mangia, comunica (con educazione e umiltà sempre, ovviamente, riconoscendo che stai comunque chiedendo favori o eccezioni) le tue esigenze. Hai il diritto come tutti di goderti feste, cene, e altri eventi: non è una punizione questa scelta. Richiede semplicemente, a volte, la pazienza e la disponibilità degli altri. Purtroppo viviamo in una cultura dove questo stile di vita è poco diffuso e capito, e la gente spesso non sa come accontentarti, o ne ha una comprensione talmente bassa che capita che ti guarda con ostilità… cosa che ho incontrato spesso. Paradossalmente ho visto che quando una persona ha dei limiti alimentari dovuti ad un’allergia o un’intolleranza, non c’è la tendenza a giudicarla e c’è totale collaborazione nei suoi confronti. Però quando la gente sa, invece, che la tua è una scelta, una decisione volontaria, a volte ti tratta come se fosse un capriccio, e non si disturba a venirti incontro. Quindi, ci vuole tanta pazienza, e tanta insistenza. Non c’è da vergognarsi, nè dovresti perdere occasioni sociali che spesso, e felicemente, si svolgono intorno ad un pasto. Non sei lebbroso. Non devi essere messo al bando. Fatti sentire, spiegati, fatti rispettare, e nel farlo avrà anche l’ulteriore risultato positivo di informare ed educare persone che magari prima non ne sapevano nulla, e così diffondiamo più possibile le informazioni corrette. Breve aneddoto: di recente ero ad un ristorante e ho ordinato un minestrone dal menù. Per sicurezza ho chiesto al cameriere se era “vegetariano” e mi ha rassicurato che lo era. Quando mi è arrivato, aveva un aspetto strano e gli ho chiesto cosa c’era dentro. Mi ha risposto: la trippa (!!!), poi mi ha spiegato che pensava che “vegetariano” volesse dire che non si mangiava la carne, ovvero “i muscoli” degli animali, ma che gli organi andassero bene….aiuto!.»
Stefano Momentè