Quando la caccia fa male al cacciatore
5 dicembre 2008In questi giorni, la segnalazione di una malattia della lepre potenzialmente trasmissibile all’uomo solleva un problema non da sottovalutare. Per i vegetariani, meglio ancora vegani, si pongono meno problemi (ma anche loro non ne sono affatto indenni), invece per chi si ciba di carni o pesce è fondamentale avere la rassicurazione che gli alimenti acquistati siano stati controllati, in questo caso, essendo di origine animale, dal servizio veterinario.
Anche se siamo ben lungi dal raggiungere la sicurezza assoluta, l’acquisto di carne o pesce in negozi o supermercati è oggi suffcientemente sicura, circa la salubrità, nella quasi totalità dei casi. Gli incidenti mortali o gravi, per intossicazione da alimenti, è molto più probabile con le preparazioni casalinghe, come avviene per il botulismo o il classico tiramisù fatto con le uova crude. Se gli alimenti di origine animale, messi in vendita, devono obbligatoriamente essere valutati dal servizio veterinario, non così succede per gli animali cacciabili, cinghiali e caprioli a parte.
La sezione Lac del Veneto ha ricevuto, proprio in questi giorni una segnalazione da parte di un cacciatore, circa la presenza della cisticercosi epatica in una lepre uccisa a Negrisia di Ponte di Piave. L’esame anatomo patologico dell’animale è stato eseguito dall’Istituto Zooprofilattico di Treviso che ha riscontrato, nel roditore, questa larva della Tenia Pisiformis, parassita che può colpire l’uomo durante la manipolazione delle carni. In realtà la segnalazione del cacciatore riguardava almeno una dozzina di casi e, calcolando che gli animali cacciati, sono spesso venduti a ristoranti e trattorie fuori dai controlli sanitari, la faccenda potrebbe diventare piuttosto seria, non tanto per i consumatori (in quanto la cottura elimina il parassita) quanto per il personale di cucina che manipola le carni.
D’altronde il problema degli animali soggetti alla caccia e il loro controllo sanitario è di vecchia data e non ancora risolto, mentre meriterebbe maggiore attenzione da parte del legislatore. Un cacciatore può portarsi a casa decine di uccelli (fagiani, anatre, colombacci, tordi ecc.) potenzialmente affetti da malattie di straordinaria importanza e pericolosità (si pensi solo alle salmonellosi se non alla micidiale influenza aviare) così come un altro può imbattersi in lepri affette dalla tularemia (malattia grave e trasmissibile all’uomo) e ora anche dalla cisticercosi.
Il rimedio ci sarebbe: abolire la caccia, ma la legislazione italiana (e di tutto il mondo), pur con determinate regole, consente questa pratica (non la si chiami “sport” per favore). Sarebbe opportuno che prendesse anche in considerazione, non tanto il rischio dei cacciatori ( cavoli loro, sarei tentato di scrivere!), quanto quello di familiari, parenti e amici cui l’oggetto degli impallinamenti spesso viene regalato. Peggio ancora se di ristoranti e trattorie si tratta.
[da tiscali.animali, di oscar grazioli]