Omega-3 e semi di lino, l'alternativa vegetale al pesce
10 aprile 2009Troppi omega-6 e pochi omega-3: questa sembra essere la tendenza delle carenze alimentari di cui la maggioranza delle persone soffre e che inevitabilmente si ripercuotono sulla salute.Se da un lato si suggerisce di assumere maggiori quantità di omega-3 per contrastare gli effetti di stress, alimentazione scorretta, stili di vita sbagliati e pur vero che il solo rivolgersi agli integratori sovente non è la soluzione perfetta. Sarebbe infatti molto meglio, suggeriscono i dietologi, integrare la dieta con alimenti ricchi di elementi nutritivi ed essenziali che non ricorrere unicamente agli integratori.
Un alimento non troppo conosciuto sono i semi di lino, da cui si ricava anche un olio da tavola che può sostituire altri oli più pubblicizzati nel apportare alla dieta elementi utili. Come riportato da numerosi studi scientifici i semi di lino sono una fonte importante di Lignani di cui, a seguito di una ricerca condotta dall’Università di Toronto (Canada), si è osservato come questi siano efficaci nel ridurre i tumori in fase di sviluppo nelle cavie. Gli omega-3 contenuti nell’olio contribuirebbero a ridurre la dimensione dei tumori già formati.
Da sempre in ‘competizione’ gli acidi grassi omega-6 e omega-3 svolgono ruoli definibili ‘opposti’; mentre i primi se in eccesso provocano diversi problemi all’organismo come disturbi cardiovascolari, ipertensione, infiammazioni e reazioni allergiche, i secondi agiscono da promotori della salute, in particolare contro pressione alta e contro la formazione di coaguli causa di trombosi. Tuttavia, più che l’eliminare l’uno a favore dell’altro è molto importante l’equilibrio tra i due tipi di acidi grassi.
Secondo i dietologi il bilancio corretto nella dieta è di circa un quarto di omega-3 rispetto agli omega-6. Cosa che non avviene, poiché nelle diete generalizzate si è constatato che lo sbilancio a favore degli omega-6 è dalle 15 alle 30 volte maggiore. Va da sé che un tipo di dieta di questo genere non può che causare problemi; eppure la maggioranza di noi si alimenta in modo tale da favorire queste tendenza. La nota curiosa è che anche chi sceglie un’alimentazione vegetariana o vegan non è esente da questi rischi.
Come correre ai ripari? Alimentandosi correttamente.
Per fare ciò basterà iniziare a limitare l’uso di grassi idrogenati di cui sono ricchi molti cibi industriali come merendine, snack, piatti pronti ecc. – ma anche l’olio di semi di mais – e favorire l’uso di alimenti ricchi di grassi monoinsaturi come l’olio d’oliva, la frutta secca (noci, nocciole, pistacchi).
Ma la fonte più ricca in assoluto di acido alfa-linolenico è proprio l’olio di lino che contiene una percentuale media del 57% di omega-3 e del 15% di omega-6. L’unico problema è che quest’olio è altamente insaturo e si degrada molto facilmente se esposto alla luce, al calore e se non consumato entro breve tempo dalla sua produzione. In genere si consiglia, una volta aperto, di conservarlo in frigorifero e consumarlo entro massimo 8 settimane. Dev’essere obbligatoriamente consumato a crudo.
[da la stampa del 9 aprile 2009 – luigi mondo e stefania del principe]