Succhi di verdura contro il sovrappeso
22 aprile 2009Per perdere peso, un bicchiere colmo di fresche verdure può fare di più che una vita di rinunce. Questo secondo i ricercatori del Baylor College of Medicine di Houston (Texas) che hanno presentato i risultati del loro studio questo weekend all’Experimental Biology Meeting di New Orleans (18-22 aprile 2009).La ricerca ha coinvolto un gruppo di volontari di origine ispanica e afro-americana, due etnie che in genere presentano una maggiore incidenza della cosiddetta sindrome metabolica: ovvero la sindrome da insulino-resistenza associata all’ipertensione, all’obesità e all’aumento di grassi nel sangue conosciuto come dislipidemia.
I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi a cui è stata fatta seguire una dieta calorica controllata detta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension ), una dieta che viene fatta seguire alle persone affette da ipertensione. Oltre a questa dieta, al primo gruppo è stato dato in più da bere uno o due bicchieri di succo di verdura.
Il monitoraggio è durato oltre tre mesi è ha mostrato come nel primo gruppo, quello che ha assunto anche il succo di verdura, vi sia stato un significativo calo di peso nella misura di circa 2 kg, mentre il secondo gruppo ha mostrato una media perdita di peso di meno di mezzo chilo.
Integrando i succhi di verdura nella dieta si raggiungono più facilmente le dosi raccomandate dagli organismi sanitari che si attestano in circa 3-5 porzioni di verdure al giorno. In più, questo regime alimentare ha favorito l’assunzione di vitamina C e potassio, riducendo al contempo l’assunzione di carboidrati sottolineano i ricercatori.
«Dieta e peso corporeo sono fattori chiave modificabili per cambiare il corso della sindrome metabolica. Quello che questo studio dimostra è che bere succo di verdure a basso contenuto di sodio è un semplice e attivo passo da compiere per tenere d’occhio le calorie. Le persone possono così iniziare a controllare il loro peso, cosa che aiuta a ridurre i rischi a lungo termine sulla salute» ha dichiarato il dr. John Foreyt, PhD, autore dello studio e direttore del Behavioral Medicine Research Center, Baylor College of Medicine.
[da la stampa del 22 aprile – lm e sdp]