Per il 2050 la produzione di cibo deve aumentare del 70%
28 settembre 2009Per sfamare una popolazione che nel 2050 aumenterà di 2,3 miliardi di persone, bisogna pensare al miglior modo per produrre una quantità superiore di cibo del 70% rispetto ad oggi. Lo segnala il rapporto della Fao in vista del vertice mondiale sulla sicurezza alimentare di Roma. Nel 2050 ci saranno 2,3 miliardi di persone in piu’ nel mondo, e per sfamarle sara’ necessario produrre cibo in una percentuale superiore del 70 per cento rispetto a oggi.
Allo stesso tempo si presenteranno nuove sfide -cambiamenti climatici, epidemie- che dovranno essere affrontate utilizzando in modo piu’ efficiente risorse naturali sempre piu’ scarse. E’ quanto emerge dal rapporto Fao pubblicato in vista del forum che si terra’ a Roma il 12 e il 13 ottobre e che riunira’ trecento tra i maggiori studiosi del mondo accademico mondiale, delle ong e di aziende private, cui spettera’ preparare il vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, che sara’ ospitato sempre a Roma dal 16 al 18 novembre.
Secondo la Fao, la popolazione mondiale passera’ dagli attuali 6,8 miliardi a 9,1 miliardi di individui nel 2050. “La Fao – ha spiegato il vicedirettore dell’agenzia dell’Onu Hafez Ghanem – e’ cautamente ottimista riguardo le capacita’ produttive di soddisfare il fabbisogno della popolazione mondiale nel 2050, ma non sara’ una cosa così automatica”. Gnanem ha ribadito la necessita’ di un’adeguata struttura socio-economica per affrontare gli squilibri esistenti e assicurare il cibo a tutti gli esseri umani. Per questo saranno necessari investimenti per garantire l’accesso al cibo, altrimenti saranno a rischio 370 milioni di persone (il 5 per cento della popolazione nei Paesi i via di sviluppo).
Agricoltura primaria e infrastrutture rurali sono le aree che necessitano di maggiori investimenti. “Tutto sommato”, si legge nel rapporto, “il potenziale di crescita agricola per nutrire la popolazione mondiale in aumento sembra considerevole”, ma soltanto “se saranno approntati adeguati incentivi socio-economici si potranno colmare i gap produttivi. Il timore che la produzione agricola stia raggiungendo il suo tetto massimo non sembra essere giustificato, se non in rarissimi casi”.