Se l’adolescente è vegetariano
12 maggio 2010Hanno fatto una scelta di vita, spesso estrema, rinunciando perfino a uova e latte, magari litigando con i genitori (ma molto spesso sostenuti da mamma e papà). Altri si sono semplicemente accodati agli altri, vegetariani per moda, più che per una scelta consapevole.Gli adolescenti e la carne. Sempre più distanti. «In mancanza di ideali forti—dicono gli esperti—i ragazzi hanno trovato qualcosa per cui valga la pena impegnarsi ». Ma avvertono: «Rinunciare alla bistecca non vuol dire abbuffarsi di patatine, bibite gassate, pizze».
Ci vuole equilibrio. E una alimentazione bilanciata. A tutte le età, ma soprattutto durante gli anni della crescita. Proprio di «Dieta vegetariana: una scelta sostenibile?» si è parlato ieri durante il primo incontro del ciclo dedicato a «La salute tra responsabilità e ideologia», organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera in Sala Buzzati a Milano. Un dibattito con due relatori agguerriti: Luciana Baroni, presidente della società di Nutrizione Vegetariana, e Andrea Ghiselli dell’Inran, Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione. Lei sostenitrice degli effetti positivi di un’alimentazione senza carne, lui scettico: «Anche se è vero che in Italia si mangia troppa carne (un etto a persona ogni giorno), non c’è evidenza che la dieta onnivora sia peggiore di quella vegetariana ». Due visioni opposte e un dibattito acceso. Soprattutto quando si parla di minorenni.
La versione di lei, vegetariana «in ottima salute»: «È assolutamente possibile crescere un bambino — dopo lo svezzamento — con una dieta vegetariana». Il problema, rileva, sono piuttosto i pediatri: «Sbraitano contro le mamme che dimostrano l’intenzione di passare al vegetarianesimo e le lasciano sole». Per questo motivo a Verona è nato il primo ambulatorio pediatrico convenzionato dedicato ai piccoli vegetariani. «È una scelta che va rispettata». Immediata la replica di Ghiselli: «Ma non supportata».
Il medico insiste: «È meglio dare al bimbo prodotti animali». E lo stesso vale per i ragazzi tra i 15 e i 25 anni, i più affascinati dal vegetarianesimo: secondo un’indagine Ac Nielsen elaborata da Eurispes, entro il 2010 dovrebbero diventare sette milioni gli italiani «no-carne», i più numerosi in Europa in base alle stime dell’Unione vegetariana europea. Artefici di questo primato, anche i più giovani. Adolescenti che da un giorno all’altro dicono no a tutti gli alimenti di origine animale. «Siamo preoccupati— dice Ghiselli—lo abbiamo scritto anche sulle nostre linee guida: si tratta di una moda. Soprattutto le ragazze rischiano carenze di calcio e ferro». E anche in questo caso Luciana Baroni interviene: «Se la dieta è composta da cibi ricchi di calorie, non ci sono problemi. A patto che non sia monotona, fatta solo di merendine e pizzette».
[corriere.it del 12 maggio 2010 – annachiara sacchi]