Essere vegetariani: un atto di estremismo o consapevolezza?
21 agosto 2010Questo articolo è ispirato e in parte tratto da uno scambio epistolare con una lettrice. In una mia risposta, poi contestata dalla stessa lettrice, ebbi modo di affermare che «tutti gli alimenti a base di carne, pesce e salumi sono fortemente sconsigliati allo yogin».Molti di voi avranno certamente incontrato guru, sacerdoti e praticanti che non escludono dalla propria dieta cibi a base di carne e pesce. Ciò sembrerebbe testimoniare la compatibilità di questi cibi con la pratica yogica e spirituale, oltre che generare il sospetto che «la scelta vegetariana» sia una interpretazione occidentale o una mia affermazione del tutto personale.
Innanzitutto vorrei precisare che da anni, supportato oltre che dalla tradizione yoga anche dalle più recenti scoperte e conoscenze scientifiche in campo nutrizionale, sconsiglio a tutti coloro che si rivolgono a me (non solo agli yogin dunque) il consumo di carne, pesce e salumi, soprattutto se eccessivo per quantità e frequenza.
La mia affermazione nasceva quindi dalla consapevolezza acquisita fin qui, che i cibi nonconsoni alla nostra natura, in quanto tali provocano a breve, medio o lungo termine, disturbi metabolici e problemi di salute anche gravi come le malattie cardiovascolari (infarto, ictus) e tumorali (colon, prostata, utero, mammella).
I vegetariani presentano ridotti tassi di incidenza per tutti i tipi di cancro se confrontati con la popolazione generale, ed in uno studio importante, i non-vegetariani presentavano un rischio aumentato del 54% per il tumore prostatico e dell’88% per il tumore del colon-retto1.
Altri studi hanno evidenziato la presenza di più bassi ritmi di proliferazione delle cellule tumorali del colon nei vegetariani, quando confrontati con i non-vegetariani e di più bassi livelli di insulin-like growth factor-I nei vegani, fattore implicato nell’eziologia di diversi tipi di cancro, quando questi livelli sono stati confrontati sia con i non-vegetariani che con i lacto-ovo-vegetariani. Sia la carne rossa che quella bianca sono state correlate in maniera indipendente all’aumento di rischio di tumore al colon2.
Vi sono inoltre numerosi studi che testimoniano come le diete vegetariane (e ancor più quelle vegane ben bilanciate) offrano protezione nei confronti di numerose malattie: obesità, ipertensione, diabete, osteoporosi, malattie renali, demenza, malattia diverticolare, calcolosi alla colecisti, artrite reumatoide.
Banalmente, se in una macchina mettiamo il carburante sbagliato, anche se si tratta di un carburante di ottima qualità, il motore si guasta prima.
Credo che i problemi di salute non possano agevolare di per sé il raggiungimento di stati superiori di coscienza, sebbene sappia che a volte un’esperienza dolorosa come la malattia possa anche essere occasione di riflessione ed eventualmente di crescita spirituale.
Sono convinto che ci siano altre strade per la nostra evoluzione e penso che i percorsi che ci portano a vivere nella comprensione, nell’amore di dare, nella gioia per la conoscenza e nell’unione con il proprio Sè superiore siano migliori.
La sofferenza e la malattia esistono, ma non è scritto che si debba per forza sperimentarle, anzi.
Cannibalismo, carnivorismo e legge del karma
Lasciando da parte queste mie considerazioni che possono essere discutibili e non condivise, vorrei segnalare che nella letteratura vedica, dove affondano le proprie radici l’induismo antico e contemporaneo, lo yoga e l’ayurveda (che sono tra loro molto legati), troviamo numerose ingiunzioni contro il consumo di carne, alcune delle quali io stesso considero eccessive, forse giustificate per quei tempi, nei quali l’uomo si sforzava di uscire da un periodo di «buio della coscienza».
Riporto solo alcune citazioni che si possono trovare anche nell’interessante ed illuminante libro di Steven Rosen, «Il Vegetarianesimo e le religioni del mondo».
«Se una persona mangia carne umana3, di cavallo o di altri animali, e priva gli altri del latte uccidendo le mucche, o re, se tale essere malvagio non desiste con altri mezzi, allora non devi esitare a tagliargli la testa» (Rig Veda, 10, 87, 16)
«Le anime nobili, che praticano la meditazione e le altre discipline dello yoga, che sono attente a tutti gli esseri e che proteggono tutti gli animali, sono quelle che hanno davvero intenzioni serie verso le pratiche spirituali» (Atharva Veda, 19, 48, 5)
«Si diventa degni della salvezza quando non si uccide alcun essere vivente» (Manusmriti, 6, 60)
«Chi desidera accrescere la propria carne mangiando la carne di altre creature, vive nella miseria in qualunque specie nasca» (Mahabharata, Anu, 115:47)
«Coloro che ignorano il vero dharma e, pur essendo malvagi e arroganti, si ritengono virtuosi, uccidono gli animali senza alcun rimorso o timore di essere puniti. Ma in seguito, nelle loro vite future, questi peccatori saranno mangiati dalle stesse creature che hanno ucciso in questo mondo» (Srimad Bhagavatam, 11, 5, 14)
Vorrei precisare che queste ultime citazioni si riferiscono alla Legge del karma (la Legge di causa-effetto, o di azione-reazione della fisica applicata alle energie sottili della mente e della coscienza), su cui farò un commento più avanti.
In India, per altro, sembra ci sia sempre stata una diffusa consapevolezza circa le conseguenze negative del mangiar carne. L’alimentazione vegetariana è una tradizione da migliaia di anni. Questa tradizione subì dei colpi in seguito alle dominazioni straniere (i mussulmani prima e gli inglesi poi) grazie alle quali l’alimentazione non-vegetariana diventò più comune, ma mai maggioritaria.
Temo che un ulteriore colpo alla tradizione vegetariana stia per essere dato oggi a causa di ciò che sta accadendo in India: la nazione sta infatti vivendo il miracolo della ripresa economica e industriale che accompagna il desiderio di essere più «civili».
Tornando allo scambio epistolare con la nostra lettrice, in un passo di un suo messaggio, ella afferma che viaggiando ha conosciuto guru e praticanti yoga che non sono così «estremisti» da abolire carne, pesce e salumi. Mi sento di risponderle che ho viaggiato anch’io in Oriente, ma evidentemente abbiamo conosciuto persone diverse.
Solo a titolo di esempio, nelle comunità fondate in diverse parti del mondo da Swami Kriyananda, allievo diretto di Paramhansa Yogananda (autore del noto «Autobiografia di uno Yogi») tutti i praticanti sono vegetariani.
Il maestro e medico ayurvedico Suhridan Sarva Duhtaman ha diffuso in occidente un sistema alimentare a base vegetale ispirato a tradizioni millenarie ma con principi ancor oggi ritenuti validi, di cui mi sono fatto io stesso promotore. Esso trova il plauso di una delle più importanti associazioni di nutrizionisti vegetariani (SSNV – Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana).
I fedeli del movimento Jainista in India praticano l’ahimsâ (non violenza) estesa anche al mondo animale in tutte le sue forme.
Il Dalai Lama nel suo libro «Verso il Nirvana» scrive: «al Kumba Mela si sono riunite più di 25 milioni di persone, e tutte erano vegetariane. Non è stato sacrificato un solo animale, e penso che sia meraviglioso. Se si riunissero 10 mila tibetani, credo che i macellai avrebbero un gran daffare. Sarebbe una disgrazia. Da vari anni, noi e alcune istituzioni monastiche ci sforziamo di promuovere il vegetarianesimo nei monasteri. Dovremmo farlo quando ci sono riunioni numerose. Penso che dovremmo farlo».
Questo solo per fare qualche esempio, ma ci sono infiniti movimenti e personaggi illustri specialmente nel mondo dello yoga che affermano gli stessi principi e danno le stesse prescrizioni. Per non parlare anche di importanti e noti pensatori e scienziati che hanno proclamato la necessità dell’astensione dalla carne e praticato il vegetarianesimo. Citiamo tra di essi Pitagora, Plutarco, Ovidio, Leonardo, Voltaire, Einstein, Tolstoj, Edison, Nietzsche, Gandhi, ecc.
L’alcool serve a raggiungere stati elevati di coscienza?
A proposito invece dell’uso di alcolici, alcuni affermano che si possano usare per accedere a stati superiori di coscienza, dando ad intendere che un loro uso non solo sarebbe consentito ma pure giustificato per gli effetti benefici che avrebbe nel procurare esperienze non ordinarie.
Per quanto riguarda l’alcool e le droghe, è risaputo, oltre che confermato da numerosi studi scientifici, che sono dei veleni per il fegato e per il cervello. In quanto tali andrebbero evitati oppure utilizzati come si utilizzano i veleni: come farmaci.
Infatti l’alcool può servire a conservare i principi attivi delle piante medicinali e viene utilizzato in omeopatia e in erboristeria per la preparazione di tinture madri, oppure per consentire ai principi attivi stessi di giungere più velocemente agli organi bersaglio, ma il tutto in quantità limitatissime.
Se poi ci sono persone che invece intendono usare l’alcool per accedere a stati superiori di coscienza, dovrebbero quantomeno usare molte precauzioni e sarebbe bene che lo facessero sotto la guida di un maestro/esperto, dato che si tratta di sostanze psicotrope, come alcune altre droghe. E si sappia comunque che è pericoloso e che invece esistono altri sistemi decisamente più «naturali».
L’importante è che lo yogin non usi queste argomentazioni per giustificare i propri attaccamenti o per cercare inutili scorciatoie. Sarebbe più onesto dire che il vino gli piace e che non intende rinunciarvi. Sta a ciascuno fare un’autoanalisi al riguardo.
Concordo sul credere che l’estremismo non è mai una buona cosa. Ma bisogna fare una distinzione: i veri estremisti sono coloro che vogliono imporre agli altri le proprie scelte e convinzioni, mentre è cosa diversa fare scelte personali motivate, dare informazioni, oppure consigli, e lasciare sempre liberi gli altri di fare quello che sentono giusto.
Per molti yogin il vegetarianesimo sarà forse un punto di arrivo e non di partenza, me ne rendo conto, come per molti vegetariani e animalisti, lo yoga potrà forse divenire una parte del loro cammino. Ciascuno comincia il proprio sentiero da ciò che più sente in sintonia con il proprio modo di essere ed è bene imparare a rispettare tutti, compresi se stessi.
Concludo con un pensiero. Credo che la crescita spirituale non sia strettamente legata al tipo di alimentazione praticata: ovviamente anche una persona che mangia carne o beve alcoolici può diventare più consapevole e fare dei passaggi nella vita. Però, fino a quando esisterà la legge del karma, se una persona procura a sè o ad un altro essere vivente un danno che poteva evitare, prima o poi si ritroverà a pagarne le conseguenze.
La legge del karma non mi entusiasma particolarmente, ma devo ammettere che in assenza di consapevolezza è l’unica forma di giustizia possibile.
Sono inoltre convinto che ci si possa gradualmente liberare dal karma passato diventando sempre più consapevoli e uscendo dall’ignoranza che genera attaccamenti.
1.Position of the American Dietetic Association: Vegetarian Diets.; J Am Diet. Assoc. 2003; 103:748-765
2. Idem c.s. Trovi la Posizione Ufficiale dell’ADA su Coscienza e Salute coscienzasalute oppure su Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana
3.Avete letto bene, carne umana. Si, perché bisogna accettare il dato di fatto che i nostri progenitori hanno praticato per lungo tempo il cannibalismo, di cui ancora oggi vi sono tracce in alcune tribù della Papuasia Nuova Guinea e dell’Africa dove si pratica, anche se illegalmente, il cannibalismo a livello rituale. Essere cannibali o carnivori, almeno secondo questo passaggio del RigVeda era messo sullo stesso piano.
[da yoga.it – michele riefoli]