Uova alla diossina: errore o disastro annunciato?
11 gennaio 2011Le uova alla diossina tedesche non sembrano affatto essere il frutto di un errore, come sostiene la società al centro dello scandalo, ma di una vera e propria frode ai danni dei consumatori e dello Stato, studiata a tavolino e perpetrata per mesi: pur di non essere scoperta, l’azienda dello Schleswig-Holstein (Nord), la Harles und Jentzsch, ha anche nascosto alle autorità i risultati dei test eseguiti sui propri prodotti, che da tempo indicavano elevati gradi di contaminazione nei grassi per mangimi dell’impianto di Uetersen, vicino ad Amburgo.Non a caso, in Germania, alla paura dei consumatori si affiancano gli appelli dei politici per controlli più rigidi nel settore alimentare. I test che la Harles und Jentzsch ha fatto eseguire di propria iniziativa risalgono a fine marzo 2010. Come è possibile, si chiede l’opinione pubblica, che per 9 mesi l’azienda abbia potuto continuare a vendere prodotti contaminati? A questa domanda cercheranno di rispondere anche i tecnici Ue che si riuniranno a Bruxelles. Un appuntamento che potrebbe diventare un’occasione per puntare dito sui sistemi di controllo tedeschi. Una prima risposta l’ha data oggi il settimanale Focus, secondo cui i vertici dell’azienda hanno nascosto alle autorità regionali i risultati positivi dei test fatti il 19 marzo e il 21 giugno 2010.
Funzionari dello Schleswig-Holstein (Nord) hanno vistato la Harles und Jentzsch il 28 luglio 2010, ma l’azienda non ha consegnato loro i dati delle analisi. Il primo test aveva rilevato 1,6 nanogrammi di diossina per kg di acido grasso rispetto al livello di guardia di 0,75 nanogrammi per kg (equivalente a 0,7 picogrammi per grammo); il secondo aveva dato un valore di 1,4 nanogrammi. Sempre secondo il giornale, un terzo test eseguito dalla società il 7 ottobre scorso aveva dato un valore di 1,44 nanogrammi per kg di acido grasso. Oltre a nascondere le prove, sembra che la Harles und Jentzsch non fosse registrata come società, come è emerso. E Berlino ha già risposto alle critiche di chi l’accusa di non effettuare i dovuti controlli su queste aziende. Se una società non è nemmeno registrata, ha detto il portavoce del ministero dell’Agricoltura, l’argomento dei controlli “non è valido”.
Nel caso specifico, poi, i controlli sono stati inutili. Per questo, il portavoce ha parlato di “comportamento criminale” e il governo della Bassa Sassonia sospetta che l’azienda, produttrice anche di olii industriali, abbia frodato i clienti ed evaso il fisco vendendo per mesi grassi per mangimi ‘tagliati’ con olii industriali. La Commissione Ue ha ribadito di non avere perso tempo sullo scandalo della diossina, trasmettendo l’allerta a tutti gli Stati membri il 28 dicembre, cioè all’indomani della segnalazione dalle autorità tedesche. Da allora è emerso che prodotti contaminati sono stati esportati in Olanda e Gran Bretagna, mentre le partite di uova arrivate in Italia non provengono da allevamenti sospettati di contaminazione alla diossina. Di fronte al rischio, Corea del Sud, Russia e Slovacchia hanno preso oggi le prime misure precauzionali contro i cibi importati dalla Germania. La Corea del Sud, in particolare, ha sospeso le importazioni di carne di maiale dal Paese, una decisione che il portavoce del Commissario europeo alla salute ha definito peraltro “sproporzionata”. Ma la paura c’è e in Germania lo dimostrano anche i sondaggi. Oltre 1 tedesco su 5 (il 21%) non mangia più uova e nei supermercati le vendite sono crollate, con quelle di carne di maiale. Nel Regno Unito, intanto, alcuni supermercati hanno deciso di ritirare generi alimentari prodotti con uova tedesche a rischio di diossina.
[da ansa.it – roberto caracciolo – 10 gennaio 2011]