Tumori ossei e latte vaccino
21 ottobre 2014Categoria : Salute e benessere
Tag : cancro alle ossa, dieta vegan, eleonora bruno, esft, ewing, franco bercino, igf-1, latte vaccino, sarcoma, stefano momentè, tumore osseo, tumori ossei
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Il sarcoma di Ewing è un tumore osseo molto aggressivo. Fu descritto per la prima volta da James Ewing nel 1921 come un endotelioma diffuso dell’osso. Della famiglia del sarcoma di Ewing (ESFT) fanno parte: Sarcoma di Ewing osseo, Sarcoma di Ewing extraosseo, anche definito come sarcoma di Ewing extrascheletrico (tumore che origina fuori dell’osso),Tumore Neuroectodermico Primitivo (PNET), Neuroepitelioma Periferico, Tumore di Askin (sarcoma di Ewing della parete toracica), Sarcoma di Ewing atipico.
Anche se l’origine di questi tumori non è ancora definitivamente chiarita, le due teorie più accreditate suggeriscono che scaturiscano da una cellula primitiva derivata o da un tessuto embrionale definito cresta neurale, o da cellule residenti nel corpo (chiamate cellule staminali mesenchimali), che hanno la potenzialità di svilupparsi in diversi tipi di tessuto. In pratica, i tumori della famiglia del sarcoma di Ewing sono costituiti da cellule primitive che non hanno ancora deciso che tipo di evoluzione vorranno avere.
All’osservazione microscopica appaiono blu, perchè si colorano con il colorante usato per identificare i nuclei cellulari del tumore, che sono preponderanti nel tessuto, e pertanto queste cellule sono chiamate piccole cellule blu rotonde. Poichè gli ESFT hanno un’incidenza più elevata nei bambini che negli adulti, vengono considerati tumori pediatrici. Colpiscono meno di 3 persone per milione sotto i 20 anni di età (Esiashvili 2008). Nel 90% dei casi, si presentano in pazienti tra i 5 e 25 anni di età. Dopo i 25 anni sono eccezionalmente rari.
Circa il 25% dei casi avviene prima dei 10 anni, mentre il 65% si presenta tra i 10 e 20 anni di età. Circa il 10% dei pazienti hanno più di 20 anni alla diagnosi. Tralascio la sintomatologia, perché, come sempre, cerco di capire il collegamento tra insorgenza tumorale e cibi animali. Lo trovo nelle cure che si tentano di applicare da qualche anno a questa parte. E mi meraviglio che gli scienziati non abbiano anche loro fatto una liaison che mi sembra chiarissima.
Dal 2002 vengono utilizzati nei casi di ESFT avanzato anticorpi diretti contro il recettore IGF-1. Anche le ultime terapie per i tumori di Ewing sono basate sui cosiddetti farmaci biologici che riconoscono una specifica molecola presente sulle cellule tumorali e non su quelle sane.
Alcuni di questi hanno come bersaglio una proteina chiamata IGF-1R (guarda un po’), che favorisce la crescita del tumore.
Ricordo che l’IGF-1 o Insuline-like Growth Factor 1 (fattore di crescita simil-insulinico 1, perché possiede una struttura molecolare simile a quella dell’insulina, anche denominato somatomedina), è un ormone che viene prodotto principalmente dal fegato ma anche dai condrociti che regolano la produzione della cartilagine e da altri tessuti. Un polipeptide composto da 70 aminoacidi legati fra loro. Tutti i mammiferi producono molecole di IGF-1, molto simili strutturalmente tra loro, ma – attenzione – le molecole umane e bovine sono identiche.
L’IGF-1 possiede un’attività simil-insulinica sui tessuti adiposi ed una struttura che è molto simile a quella della pro-insulina. La produzione corporea di IGF-1 è regolata dall’ormone umano della crescita e vede il suo picco alla pubertà. La produzione decresce con l’età ed è ridotta a circa la metà in un adulto di 70 anni. È un ormone molto potente che mostra profondi effetti anche se la sua concentrazione nel siero sanguigno è di appena 200 ng/ml, cioè 0.2 milionesimi di grammo per millilitro.
L’IGF-1 è in grado di stimolare la crescita cellulare sia di cellule normali che di cellule cancerose. Nel 1990, ricercatori della Stanford University scoprirono che l’IGF-1 promuove la crescita della cellule prostatiche. Questa notizia fu seguita dalla scoperta che l’IGF-1 accelera la crescita delle cellule cancerose del seno. Una recente ricerca dalla Cina ha scoperto inoltre che l’IGF-1 riveste un ruolo significativo nel cancro polmonare a non piccole cellule. Pazienti affetti da cancro al polmone in questo studio avevano molto più alti livelli sierici di sangue di IGF-1 rispetto al gruppo di controllo.
Anche se questo studio è relativamente nuovo, suggerisce che IGF-1 può svolgere un ruolo più importante nei tumori, di quanto si pensasse. Quindi, mi chiedo, perché non potrebbe avere effetto incontrollato anche su altre parti del nostro corpo? Perché non potrebbe essere causa di insorgenza tumorale anche nelle ossa? «Sappiamo già da studi precedenti che esiste un fattore di crescita, quello insulino-simile o IGF-1, che è associato a un maggior rischio di ammalarsi di cancro al seno in persone che non hanno i geni mutati» spiega Eleonora Bruno, coautrice pochi anni fa dello studio COS 2 assieme al professor Franco Berrino.
Uno studio molto importante, il cui scopo era valutare se anche nelle forme ereditarie la presenza di IGF-1 è un fattore di rischio aggiuntivo. «Quello che abbiamo scoperto è che l’IGF-1 è più elevato in chi si è ammalato rispetto a chi, invece, non ha ancora avuto una diagnosi» ha spiegato la dottoressa Bruno. «Possiamo quindi ipotizzare che l’esposizione a questa sostanza favorisca effettivamente la comparsa della malattia».
Le proteine del latte animale sono le maggiori responsabili dell’aumento di quei fattori di crescita (IGF-1) che, in giovane età, promuovono lo sviluppo e la maturazione corporea, ma anche l’insorgenza di tumori ormono-sensibili.
Alti livelli del fattore di crescita insulino-simile sono presenti nei prodotti lattiero-caseari ma anche in percentuale maggiore in coloro che consumano prodotti lattiero-caseari regolarmente. E meraviglia e inorridisce assieme ancora oggi trovare prescrizioni alimentari per ammalati di tumore in età pediatrica, che prevedono senza nessuna limitazione l’utilizzo di cibi di origine animale: carne, pesce, uova, latte vaccino e derivati di ogni tipo.
Stefano Momentè