La normalità dell’essere anormale: il consumo abbondante di carne

carneIl consumo abbondante di carne è un’adozione recente della nostra civiltà. Possiamo far risalire questa abitudine all’incirca agli anni ’50. Prima la carne quotidiana era un privilegio di pochi.
Da allora la sua assunzione da parte dell’uomo è cominciata a sembrare una cosa naturale.
I mass media lanciano messaggi secondo i quali è indispensabile.
Soprattutto nei bambini, e fin dai primi mesi di vita. Questo tipo di bombardamento mediatico ci ha convinti che il nostro modo di alimentarci, fosse quello più corretto.
Sempre negli anni ’50 sia in Europa che negli Stati Uniti si stabilì che allattare al seno non fosse necessario. Venne introdotto sul mercato il latte in polvere. Il problema dell’allattamento al seno trova, in realtà, radici più remote.
Risale a quando, verso la metà del diciannovesimo secolo, la rivoluzione industriale trasferì le famiglie dalle campagne alle città. Le donne cominciarono a lavorare nelle fabbriche. Ma non potevano permettersi di rimanere a casa dopo il parto e tornando a lavoro, rinunciavano all’allattamento del bambino.
Era un problema sociale non indifferente, tanto che si cercò una soluzione: al latte materno poteva essere sostituito il latte di un qualsiasi altro mammifero. Così comparve il latte vaccino!
Inutile dire con quali conseguenze.
Moltissime le morti neonatali per l’eccessivo apporto proteico. Fino alla scoperta del latte in polvere.
L’introduzione del latte vaccino e in polvere per l’allattamento e lo svezzamento, è un esempio del fatto che molto di ciò che riteniamo un processo naturale è invece un esigenza della società contemporanea.
Quello che ci sembra normalità, in realtà non lo è.
I principi dell’alimentazione naturale fisiologica ci dicono, invece, che è naturale essere vegani.

Stefano Momentè

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