Cibi, la truffa è servita
23 luglio 2007Rapporto di Legambiente e Movimento difesa del cittadino: in un anno oltre 200 mila ispezioni dei Nas. Chiuse o bloccate oltre 1.300 strutture, soprattutto nel settore carni e allevamenti. Ma le paure degli italiani restano.Alimenti scaduti e rietichettati. Oppure dopati con anabolizzanti e antibiotici. O serviti a tavola, nonostante l’invasione di scarafaggi in cucina. È il quadro delle truffe e scandali alimentari finiti nella rete dei controlli dei Carabinieri del Nucleo antisofisticazioni (Nas) che, nel 2006, hanno sequestrato prodotti per oltre 52 milioni di euro, con più di 200 mila ispezioni effettuate insieme a Guardia costiera, Ispettorato centrale repressione e frodi, Corpo forestale.
«Un sistema che – secondo il quarto rapporto «Italia a Tavola», presentato da Movimento difesa del cittadino (Mdc) e Legambiente – si conferma come uno dei più efficaci a livello internazionale. Con attività ispettive che hanno portato alla chiusura di 861 strutture e al sequestro di 495, soprattutto nel settore più problematico, quello delle carni e degli allevamenti». Ma che non cancella le paure degli italiani. Dall’indagine, realizzata dall’Ipsos, emerge che «la provenienza dei prodotti diventa un elemento di sicurezza per i consumatori: per il 96% degli italiani l’indicazione dell’origine in etichetta è infatti molto o abbastanza importante».
Il rapporto sulla sicurezza alimentare presenta un quadro «in gran parte rassicurante – ha detto il direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante – con casi di illecito stroncati dalle forze dell’ordine. Ma per garantire i cittadini servono campagne di comunicazione e informazione. E bisognerebbe capire di cosa si sta occupando l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare di Parma che non dà segnali di alcun tipo di attività».
In particolare, secondo il rapporto Mdc-Legambiente, al momento dell’acquisto di cibo il 45% degli italiani controlla sempre l’etichetta di origine e il 27% lo fa spesso. Ma c’è ancora poca confidenza con i marchi di qualità: il 60% è in grado di riconoscere un prodotto Dop (Denominazione d’origine protetta) dal marchio, gli altri si confondono con le varie bandiere italiane ed europee in etichetta. Secondo il rapporto, l’86% è disposto a spendere di più per prodotti Made in Italy, il 78% per prodotti a denominazione registrata, il 55% per il biologico.
I cittadini considerano l’informazione dei mass media «allarmista e disorientante» (45%), mentre per il 39% è «chiara e utile per difendersi dai rischi». Record di fiducia va agli istituti scientifici (83%), seguiti dagli organi di controllo, come i Nas, e dalle associazioni a tutela dei consumatori. «Cresce l’attenzione degli italiani verso la sicurezza alimentare coniugata con la qualità dei prodotti» ha commentato il presidente del Movimento Difesa del Cittadino Antonio Longo. Il rapporto 2007, secondo Longo, indica «un aumento della consapevolezza dei consumatori sulla necessità di tutela e valorizzazione del comparto agroalimentare, fondamentale per la vita di ogni giorno delle famiglie e per il sistema economico del Paese».
Per la Cia (Confederazione italiana agricoltori) «l’Autorità nazionale per la sicurezza alimentare deve essere costituita al più presto. Quale valido supporto allo sviluppo di un agro-alimentare di qualità, alla tutela dei consumatori e scongiurare qualsiasi sofisticazione e truffa nel settore alimentare. Occorre dare piena concretezza all’istituzione dell’Autorità in tempi stretti». E la nuova struttura, secondo l’organizzazione agricola, «deve essere snella, realmente incisiva e fungere da interfaccia con l’Authority europea di Parma in tema di informazioni, studi, ricerche».
Anche la Coldiretti evidenzia come «l’Italia è l’unico Paese in Europa che non ha ancora istituito l’Autorità nazionale per la sicurezza alimentare, limitando la discussione all’individuazione della sede, mentre si conferma l’allarme sul tentativo di mettere le mani sulla qualità alimentare italiana con il moltiplicarsi di gravi episodi che mettono a rischio la salute dei cittadini».
In gioco, secondo l’organizzazione agricola, c’è la difesa della «leadership conquistata dall’Italia nella qualità e sicurezza alimentare grazie all’impegno delle imprese agricole con il primato comunitario nelle produzioni tipiche (159 prodotti Dop/Igp riconosciuti), nel biologico (50 mila imprese per oltre 1 milione di ettari coltivati), nella salubrità della frutta e verdura, con il record a livello comunitario del 98,7% di campioni regolari, e una percentuale di irregolarità dell’1,3% che è di 3 volte inferiore a quella registrata in Spagna, di 3 volte e mezzo a quella in Francia e quasi 6 volte a quella rilevata in Olanda».
[da legambiente]