Sicurezza alimentare: dal rapporto Eurispes 2002
22 febbraio 2002Nel corso degli ultimi anni è mutata la scala delle preferenze di acquisto dei beni alimentari: gli italiani mostrano di gradire sempre più i prodotti di qualità, in grado di offrire garanzie in termini di genuinità e di tutela della salute.
Nel 1999 le aziende agricole che aderivano al sistema di certificazione biologico ammontavano in totale a 41.613 unità, una cifra che rappresenta un incremento del 41,5% rispetto alla stessa data dell’anno precedente, quando le aziende di produzione certificate erano soltanto 29.390. Le aziende di produzione-trasformazione e di sola trasformazione sono anch?esse aumentate, passando dalle 1.728 unità del ’97 alle 2.085 del ’98, con una crescita di 20,6 punti percentuali. Per quanto riguarda la localizzazione territoriale delle imprese, il maggior numero di aziende si trova nell’Italia insulare, dove gli operatori agricoli che hanno notificato agli organi competenti il passaggio alla produzione con metodi biologici sono 18.098, pari al 41,4% del totale. Le restanti regioni dell’Italia meridionale sono sede di 12.518 aziende, pari al 28,6% del totale.
Complessivamente, nel Mezzogiorno si concentrano 30.616 aziende che producono o trasformano prodotti biologici. Tale cifra rappresenta il 70% di quelle presenti nel Paese. Il restante 30% di aziende è ripartito tra le regioni dell’Italia centro-settentrionale. Se viene effettuata un’analisi per singola regione, emerge il ruolo dominante in termini produttivi assunto della regione Sardegna che, con 250.058 ettari complessivi, da sola arriva a coprire circa un terzo dell’intera superficie nazionale già investita a biologico o in conversione dall’agricoltura convenzionale. L’incidenza delle colture biologiche sulla superficie agricola coltivata complessiva ha raggiunto il 20,2%. Il 46% della superficie coltivata a biologico ed in conversione dall’agricoltura tradizionale è adibita a foraggio. In particolare il 49% della coltura, pari a 148.001 ettari, si concentra in Sardegna.
L’industria degli alimenti e delle bevande è uno dei principali settori industriali dell’Ue con una produzione annuale pari a quasi 600 miliardi di euro, vale a dire a circa il 15% dell’output manifatturiero complessivo. Da un raffronto internazionale emerge che l’Ue è il maggior produttore al mondo di prodotti alimentari e bevande. L’industria degli alimenti e delle bevande è il terzo datore di lavoro industriale dell’Ue con più di 2,6 milioni di lavoratori, 30% dei quali si situano in piccole e medie imprese. D’altro canto, il settore agricolo vanta una produzione annuale di circa 220 miliardi di euro e fornisce l’equivalente di 7,5 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. L’esportazione di prodotti agricoli, di prodotti alimentari e di bevande ammonta a circa 50 miliardi di euro all’anno.
I sistemi di sicurezza alimentare della Comunità e degli Stati membri si sono trovati sottoposti a pressioni senza precedenti in occasione delle recenti emergenze che hanno interessato gli alimenti e i mangimi.
In Italia, le morti per il morbo di Creutzfeldt-Jacob (MCJ) sono fortemente aumentate in sette anni. Nel 1993, il numero di decessi causati da questa rara e grave malattia erano stati 36; nel 1999 sono saliti a 72. Nel periodo 1993-1999 in Italia sono stati registrati 358 decessi per MCJ.
La regione con il maggior numero di decessi nel periodo 1993-99 è la Lombardia, con 60 casi, seguita dal Lazio con 50.
Nell’arco di oltre trenta anni sono state fissate, in ambito comunitario, prescrizioni legislative che definiscono i controlli ufficiali a livello sia nazionale che dell’Ue. L’uso dei pesticidi, i fitofarmaci, in agricoltura è regolato da complicate norme, tabelle, limiti e valori. L’Italia è uno dei paesi con il più alto consumo di pesticidi al mondo: ben 80.000 tonnellate all’anno, contro le 30.000 della Germania, le 31.000 dell’Inghilterra, le 27.000 della Russia e le 42.000 della Spagna. In Europa siamo sorpassati solo dalla Francia con 110.000 tonnellate. In alcune zone dell’Italia vi sono vigneti di uva da tavola sottoposti, nell’arco della stagione, ad oltre 30 trattamenti fitosanitari.
I bambini, rispetto agli adulti, sono 10 volte più esposti ai rischi di un’alimentazione contenente residui chimici e sintetici. L’alimentazione sbagliata danneggia la salute dei nostri piccoli. Il 40% degli italiani adulti è fuori peso, tra questi il 25% totale della popolazione femminile. Il 9% dei bambini in età preadolescenziale è in sovrappeso, specie al Centro-Sud. Secondo gli esperti, 85 piccoli su 100 sono destinati a divenire adulti con seri problemi di alimentazione. Rispetto al 1994, in Italia c’è un considerevole aumento degli obesi: dal 7,6% al 9,5% negli uomini e dal 7% al 9% nelle donne.