No a zamponi e cotechini
9 dicembre 2008«Non comprate per le prossime festività cotechino e zampone». È l’invito rivolto oggi dal Codacons ai consumatori italiani, a seguito dell’allarme diossina nelle carni di maiale. «Il Governo deve muoversi, non c’è più tempo da perdere, e deve emettere un decreto urgente che imponga subito l’etichetta di origine sulle carni suine commercializzate in Italia – afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi -. In attesa che ciò avvenga, e per tutelare la salute dei cittadini, invitiamo i consumatori a non acquistare nei prossimi giorni di festa cotechini e zamponi in vendita nel nostro paese, e a sostituire tali prodotti con altre carni».
Getta acqua sul fuoco Maurizio Sacconi. Il ministro del Lavoro, Politiche sociali e Salute rassicura gli italiani e invita ad evitare inutili allarmismi: «La situazione è assolutamento sotto controllo – ha assicurato il ministro – è stato tempestivo l’intervento dei Nas da noi sollecitato. Il sottosegretario alla salute Francesca Martini sta seguendo la situazione, non si deve creare un ingiusto allarme. È stato possibile identificare immediatamente i prodotti che possono in qualche modo essere sospetti, quindi assoluta tranquillità. Per fortuna – ha concluso – noi abbiamo una rete di veterinari come nessun’altro paese europeo ha». Sulla stessa linea Confagricoltura che assicura che non ci sono rischi per i mangimi alla diossina nella filiera dei bovini.
«L’Italia – assicura il presidente dell’associazione degli agricoltori – , più di ogni altro paese europeo, ha un sistema di controlli, certificazioni e tracciabilità delle carni che ha garantito i consumatori italiani in maniera seria». Per tale motivo, secondo Vecchioni, dal sistema di controlli italiano «nasce quell’elemento di tranquillità per i consumi – ha spiegato a margine di un convegno sul credito agricolo presso la Fondazione Roma – e la convinzione che nei prossimi giorni le nostre autorità daranno tutti gli elementi alla filiera agroalimentare italiana per poter dare ai consumatori una assoluta serenità nel consumo delle carni». Vecchioni, in merito all’allarme lanciato dall’Unione europea sulle carni di maiali irlandesi contaminati e sui possibili rischi per la carne bovina, ha poi aggiunto che «attualmente abbiamo una situazione deficitaria nei confronti del mercato interno, che ci impone delle importazioni. Ma l’Italia può vantare un sistema di controlli sulla filiera della carne in grado di garantire i consumatori».
Intanto Coladiretti informa che «dall’Irlanda arriva ben il 7% della carne bovina importata in Italia, che è tuttavia riconoscibile sugli scaffali dei supermercati grazie all’obbligo di indicare la provenienza in etichetta». «Dall’Irlanda sono arrivati 18,1 milioni di chili di carne bovina nei primi otto mesi del 2008». «Dopo l’emergenza mucca pazza dal primo gennaio 2002 – precisa in una nota la Coldiretti – l’etichetta della carne bovina in vendita deve obbligatoriamente riportare lo stato di nascita, di allevamento e di macellazione ed è quindi possibile sapere se la fettina acquistata in macelleria è stata ottenuta da un bovino nato, cresciuto e allevato in Italia o se si tratta di un capo nato in Francia, cresciuto e macellato in Italia o ancora se la carne proviene da un animale nato, cresciuto e macellato in Irlanda». «Si tratta – continua l’associazione – di una misura di trasparenza che consente ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli che occorre estendere a tutti gli alimenti a partire dalla carne di maiale anche se in Italia le carni suine arrivano peraltro solo per lo 0,3 per cento dall’Irlanda».
Si muove anche la Commissione europea che ha chiesto informazioni al governo del Regno Unito sulle misure prese riguardo alla carne di maiale e i prodotti derivati provenienti da nove fattorie in Irlanda del Nord, in cui sarebbero stati usati i mangimi contaminati da Pcb e diossina che hanno già determinato il ritiro dal mercato di tutta la carne di maiale proveniente dall’Irlanda. La carne suina, al contrario di quella bovina, non è sottoposta all’obbligo Ue di etichettatura di origine, ma i commercianti dovrebbero essere in grado di conoscere il paese di provenienza a partire da un codice sulle partite all’ingrosso. La Commissione, tuttavia, non ha ancora chiarito se vi sia un codice diverso per l’Irlanda del Nord rispetto al resto del Regno Unito.
[da lastampa.it del 9 dicembre 2008]