Cosa mangiano i nostri animali d'allevamento
23 aprile 2002Elenco dei prodotti e dei sottoprodotti abitualmente destinati all’alimentazione animale
Pasta
Bucce e semi di pomodoro
Patate Bucce d’uva
Prodotti da forno
Bucce d’agrumi
Pane raffermo
Bucce di olive
Residui di cucina e mense
Bucce e gusci di mandorle
Residui di fabbricazione della birra
Gusci di cacao
Siero di latte
Caramelle e dolci
Yogurt
Cioccolata e cioccolatini
Marcomele
Fonte: L’informatore agrario, Verona, anno LVI, n. 44, 10-16 novembre 2000, p. 30.
Come si può constatare da questa tabella, oltre ad antibiotici, medicinali, vaccini e farine carnee gli animali allevati intensivamente assimilano anche considerevoli quantità di zuccheri raffinati, cacao, birra, bucce d’agrumi – con tutte le cere e i conservanti che contengono -, bucce d’uva con residui di pesticidi ecc. ecc.
C’è poi il problema dei coloranti, dei conservanti per i trattamenti di superficie e degli additivi non consentiti per gli animali che invece si ritrovano tutti negli alimenti umani i quali, nella forma di residui di lavorazione, rese o scarti, le industrie poi rivendono ai mangimifici. Questo dovrebbe limitare o precludere l’uso di determinati sottoprodotti alimentari nell’alimentazione animale, ma un controllo in questo senso sembra abbastanza arduo. L’informatore agrario (10-16 novembre 2000) uno dei giornali più letti dagli agricoltori italiani parla, rispetto a quest’ambito, di un diffuso “fai da te”. In questo giornale troviamo pure la seguente avvertenza: “Ai fini di un corretto impiego dei sottoprodotti agroalimentari che nei loro normali processi produttivi prevedono trattamenti termici diversi, vanno certamente verificati i livelli di racemizzazione di aminoacidi sensibili quali, aspartico, glutammico ecc. per più ordini di ragioni: [?] gli aminoacidi racemizzati passano soprattutto nei latti cui possono conferire caratteristiche organolettiche o nutrizionali non sempre confacenti. Un altro parametro importante da tenere sotto stretta sorveglianza per i vari sottoprodotti contenenti oli e/o grassi – merendine varie, patatine, yogurt, cioccolato ecc. – è rappresentato dalle forme ossidate del colesterolo soprattutto il 7-chetocolesterolo, stante la sua elevata tossicità. Questi aspetti sono da prendere in considerazione altresì per tutte le manipolazioni che si dovessero rendere necessarie per la trasformazione e l’omogeneizzazione dei prodotti di recupero”. (Fonte: L’informatore agrario, Verona, anno LVI, n. 44, 10-16 novembre 2000, p. 32).
Insomma, dopo una bella bistecca c’è da ben sperare!
[Valerio Pignatta – dossier Mucca Pazza a cura di Macrolibrarsi]