Sclerosi Multipla e alimentazione
25 settembre 2014 Un interessante intervento di John McDougall, celebre medico statunitense, mi riporta ad un argomento particolarmente caro: la correlazione tra cibo e malattie degenerative. McDougall ne scrive su Vegetarian Times, ma è chiaro che pubblica lì solo perché nessun giornale di regime avrebbe accettato un simile articolo.
Il tema specifico è la Sclerosi Multipla. McDougall denuncia che la maggior parte dei professionisti della salute respinge l’idea del collegamento tra Sclerosi Multipla e dieta. «Tuttavia – dice il medico – quando chiedo a medici e nutrizionisti di dimostrare che la dieta non ha nulla a che fare con la causa o la cura della Sclerosi Multipla nessuno riesce a rispondermi. Devo ancora vedere uno studio che provi che la dieta non aiuta le vittime di questa malattia. In realtà tutte le prove scientifiche esistenti indicano la dieta come l’approccio più utile».
La Sclerosi Multipla è la malattia degenerativa infiammatoria più comune negli Stati Uniti. Si stima che colpisca circa tre milioni di persone nel mondo, mezzo milione in Europa e tra le 50.000 e le 58.000 in Italia; la regione italiana più colpita è la Sardegna. La Sclerosi Multipla colpisce le cellule nervose rendendo difficoltosa la comunicazione tra cervello e midollo spinale. Le cellule nervose trasmettono i segnali elettrici, definiti potenziale d’azione, attraverso lunghe fibre chiamate assoni, i quali sono ricoperti da una sostanza isolante, la guaina mielinica. Nella malattia, le difese immunitarie del paziente attaccano e danneggiano questa guaina. Quando ciò accade, gli assoni non sono più in grado di trasmettere efficacemente i segnali.
Comune in Canada, negli Stati Uniti e nel Nord Europa, la Sclerosi Multipla è rara in Africa e in Asia. Quando le persone migrano da un paese a bassa incidenza di questa malattia (cambiando inevitabilmente il loro modo di vivere e mangiare), il rischio di contrarla aumenta. Molti studi hanno indagato i fattori ambientali che potrebbero spiegare la differenza nell’insorgenza della malattia tra le varie popolazioni. Quello principale sembra essere il contatto più forte che abbiamo con il nostro ambiente: il cibo.
Anche se i Paesi ricchi hanno generalmente tassi più alti di Sclerosi Multipla e i Paesi meno ricchi hanno quelli più bassi, vi è una sola eccezione: il Giappone. Un paese industrializzato moderno, con tutto lo stress, l’inquinamento, e le abitudini al fumo comuni alle altre Nazioni industrializzate, ma con una dieta a base di riso caratteristica di quelle più povere, in cui la malattia è meno comune.
Il caso giapponese, secondo McDougall, fornisce una forte evidenza che una dieta ricca di alimenti di origine animale potrebbe gettare le basi per l’insorgere della Sclerosi Multipla.
Sono i grassi animali, specialmente quelli provenienti dai prodotti lattiero-caseari, ad essere indicati come strettamente legati allo sviluppo della Sclerosi Multipla. Studiosi individuano il colpevole nel latte vaccino dato ai bambini, che porrebbe le basi per future lesioni del sistema nervoso. Il latte vaccino ha solo un quinto dell’acido linoleico contenuto nel latte umano. L’acido linoleico costruisce i tessuti nervosi. L’ipotesi è che i bambini cresciuti con una dieta ad alto contenuto di grassi animali carenti di acido linoleico (come la maggior parte dei bambini oggi) possano sviluppare un sistema nervoso più debole, suscettibile a problemi man mano che invecchiano. Analisi dei tessuti cerebrali hanno dimostrato, infatti, che le persone con Sclerosi Multipla hanno un alto contenuto di grassi saturi nel loro cervello rispetto alle persone sane.
McDougall cita inoltre Roy Swank, ex capo del dipartimento di neurologia dell’Università dell’Oregon e ora ricercatore all’Oregon Health Sciences University. Swank ha trattato per 35 anni migliaia di pazienti affetti dalla malattia con una dieta a basso tenore di grassi, osservando che miglioravano.
I risultati di Swank sono stati molto contestati. Invece di valutare gli effetti positivi del suo trattamento e sostenere la validità di una dieta vegetariana a basso contenuto di grassi per i pazienti affetti da Sclerosi Multipla, molti medici hanno preferito ignorarlo. «Quando chiesi a Swank perchè i suoi studi siano stati ignorati dalla ricerca – racconta McDougall – mi disse: John, io e il mio laboratorio siamo niente. I loro fondi di ricerca non sono per noi, quindi come potrebbe essere importante quel che faccio?»
Questi i tre principali risultati emersi dalla ricerca di Swank:
1.Quanto prima un malato di Sclerosi Multipla adottava una dieta a basso contenuto di grassi, maggiori erano le possibilità di evitare il peggiorare della malattia.
2. I pazienti che portavano l’assunzione di grassi saturi a meno di 20 grammi al giorno rallentavano il progredire della malattia (la maggior parte degli americani mangia 125 grammi o più al giorno).
3. Tra i pazienti con un’assunzione di grassi saturi di 17 grammi o meno al giorno, il tasso di mortalità nel corso di un periodo di 35 anni era del 31 %. Scendeva invece al 21 % per i pazienti che iniziavano la dieta con lo stesso tenore di grassi entro tre anni dalla diagnosi della malattia. Infine, i pazienti che consumavano più di 25 grammi di grassi saturi al giorni avevano un tasso di mortalità del 79 % nel periodo allo studio; quasi la metà di queste morti erano a causa della Sclerosi Multipla.
Stefano Momentè