La vivisezione è sempre e soltanto un'inutile atrocità
9 agosto 2002
Ogni giorno, solo in Italia, più di 3000 animali vengono utilizzati per prove di laboratorio. Dopo avere visto dal vivo i 56 meravigliosi cuccioli che erano destinati ad una lunga agonia, prima di morire sotto i bisturi di chi si sarebbe divertito a mescolarne gli organi, sono sicura che nella nostra città molti sono diventati più sensibili al problema della vivisezione.
D’altronde Bolzano ha vissuto una vittoria che crea un importante precedente, non solo in Italia. Le associazioni animaliste non stanno più nella pelle dalla felicità e molte delle persone con cui parlo da fine maggio, dai giorni del blocco del camion alla Sill, tra tutti quelli che continuamente ci danno sostegno nella battaglia contro la sperimantazione, hanno iniziato a farci e a farsi molte domande. I più, sgranando gli occhi, non vogliono credere che la destinazione dei cani non fosse un errore. Guardando la gente, continuo a sentire ripetere “non è possibile”, “ma come si fa”, “non ci credo”, “non possono”.
E invece possono eccome, gli uomini, fare tutto questo. Abbiate il coraggio di leggere fino in fondo perché per valutare bisogna conoscere, anche se la realtà è assurda e mostruosa. Vi sono molti chiamiamoli “scienziati” che sfruttano l’impossibilità di difendersi degli animali per ottenere ingenti e sprecati finanziamenti, per realizzare fumose pubblicazioni e, talvolta, per sfogare impunemente il proprio sadismo.
La sperimentazione animale – sinonimo di vivisezione – trasferisce all’uomo i risultati ottenuti sugli animali a scopo di ricerca. Permette l’immissione sul mercato di nuovi farmaci molto lucrosi per chi li produce. Non tutti sanno, però, che in undici anni solo in Italia sono stati ritirati per inidoneità o perché pericolosi oltre 25.000 prodotti farmaceutici la cui validità era stata garantita dalla sperimentazione animale, la quale oltre che crudele è inutile e dannosa. In molti casi gli esperimenti sugli animali possono fuorviare i ricercatori o addirittura possono causare la malattia o il decesso di pazienti, non essendo idonei a far prevedere gli effetti tossici che i farmaci possono avere nell’uomo.
I casi che vengono esposti qui di seguito non costituiscono che una minuscola parte di quelli riportati da autorevoli riviste. Chi avesse dei comprensibili dubbi, sulla loro autenticità, si rechi senza timore presso la sede di CARE, (Cooperation for Animal Rights in Europe) Via V. Emanuele 202 – 12049 Bra (Cuneo): un’atroce sconvolgente documentazione dissiperà rapidamente le incertezze e creerà il più profondo disgusto in chiunque possieda un minimo di sensibilità. Un particolare: quasi tutti gli esperimenti vengono effettuati senza anestesia.
– 15.000 animali ustionati a morte per dimostrare statisticamente gli effetti, già noti, di un estratto epatico.
– Cucitura tra loro di numerosi animali (per studi sull’uremia) attraverso la pelle. Poiché la pelle si strappava, i malcapitati venivano in seguito cuciti per i muscoli della pancia, ma talora riuscivano ugualmente a separarsi, lacerando i tessuti, con fuoriuscita degli intestini.
– Centinaia di scimmie completamente immobilizzate per mesi e mesi (talvolta anche per anni) dagli apparecchi di contenzione e fatte impazzire per mezzo di brutali scariche elettriche finché non si manifestarono i sintomi dell’epilessia (convulsioni, schiuma alla bocca ecc.).
– 14 gatti spellati vivi per sapere se, in questo caso, una somministrazione di adrenalina sarebbe riuscita a evitare l’abbassamento della temperatura corporea.
– Per verificare se il taglio del nervo simpatico costituisce una protezione contro il congelamento, a 10 cani vennero prima recisi i nervi delle cosce e poi congelate le zampe: ad alcuni di essi queste rimasero deformate, ad altri si staccarono, i rimanenti morirono in una lenta agonia.
– 130 giorni di schiaffi, scossoni, compressioni della coda (per mezzo di una morsa) a un gatto onde studiarne le manifestazioni d’angoscia. Prima di morire per il dolore, la vittima riuscì ancora a sopportare numerose scariche elettriche su ciò che rimaneva della coda martoriata. Allo stesso fine altri ricercatori usarono invece pavimenti arroventati e spilloni sotto le zampe.
A Bolzano, con la forte protesta contro il sacrificio dei 56 piccoli cuccioli di beagle, messa in scena da persone di età e ideologie politiche diversissime tra loro (finalmente un esempio di politica trasversale), abbiamo dato una bella lezione a tutti quei criminali che vivono sulla sofferenza degli animali, creando un precedente che spero aiuti chiunque lotta contro questo schifo, ad essere più motivato e più forte. E qualcosa finalmente si sta muovendo. In Emilia Romagna, luogo di “produzione” dei nostri 56 cuccioli, il 2 agosto è entrata in vigore una lagge antivivisezione, che vieta a chiunque allevamento, utilizzo e cessione di cani e gatti a fini di sperimentazione. Sono sempre più forti le pressioni perché ciò avvenga anche a livello nazionale. Per ora i fortunati sono solo cani e gatti, tra un mare di vittime, ma è già una grande vittoria.
[da Alto Adige dell’8 agosto 2002 – Antonella Arseni]