Del maiale non buttiamo via niente anche per i trapianti

Categoria : Animali

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Nel mondo sono almeno 200 mila le persone in attesa di un trapianto. Il congresso mondiale svoltosi a Miami lo scorso settembre, ha messo in evidenza la necessità di supplire alla ormai cronica carenza di organi da donatori umani con tecniche alternative: tra queste, lo xenotrapianto sembra essere attualmente quella con maggiori possibilità di successo. Si parla di xenotrapianto quando l’organo da trapiantare non appartiene a un donatore della stessa specie del ricevente: questo vale per l’uomo ma anche, ovviamente, per gli animali utilizzati nel corso di una sperimentazione.
L’animale che con ogni probabilità verrà utilizzato per l’uomo è il maiale: il suino, infatti, è una specie che vive accanto all’uomo da molti secoli, si riproduce in modo facile e veloce, da un punto di vista anatomico e fisiologico ha molte affinità con la specie umana. Il primo organo ad essere trapiantato nell’uomo potrebbe essere il cuore: da circa quindici anni, tra l’altro, si impiantano con successo nell’uomo valvole cardiache di maiale.
Una soluzione molto promettente è quella di utilizzare animali geneticamente modificati, nei quali viene introdotto un gene che codifica la produzione di una proteina che protegge il ricevente dal rigetto, il problema più importante da risolvere. In un recente convegno internazionale organizzato dal Consorzio Biogest nel Castello Ducale di Agliè, Marialuisa Lavitrano, docente di Patologia e Immunologia all’Università Bicocca di Milano, che rappresenta l’Italia nel Working Party del Consiglio d’Europa su questo tema, ha ribadito il ruolo di primo piano svolto dall’Europa: qui sono stati prodotti i primi maiali transgenici e, in Italia, il gruppo di Ermanno Ancona (Padova), insieme a quello multidisplinare che fa capo all’Università di Milano Bicocca nel quale collaborano molte università italiane, hanno messo a punto un modello sperimentale competitivo che di sicuro darà i risultati sperati.
L’ultimo successo di questo gruppo è il trapianto di un rene proveniente da un suino geneticamente modificato in una scimmia antropomorfa sopravvissuta più di tre mesi. Il problema della trasmissione di agenti infettivi virali potrebbe essere un rischio meno grave di quanto finora ipotizzato. Oggi siamo certi che dei 60 agenti patogeni noti, 59 sono eliminati dall’allevamento di animali liberi da infezioni e in questo settore il programma di ricerca svolto dal Consorzio Biogest giocherà un ruolo sicuramente strategico. In ogni caso per lo xenotrapianto il futuro è già cominciato.
Lo xenocontatto, una particolare forma di xenotrapianto in funzione di terapia salvavita, è da almeno tre anni una realtà e viene praticato con una certa frequenza anche all’Ospedale Molinette di Torino. Nei malati in coma epatico irreversibile, in attesa di trapianto di fegato, infatti, viene utilizzato, per assicurare la sopravvivenza del malato, un fegato bioartificiale di maiale: si tratta di una “cartuccia” contenente cellule di fegato di suino alla quale viene collegata la circolazione sanguigna del malato. Continuano invece a rimanere aperti in questo settore molti interrogativi etici e giuridici. La sperimentazione in Italia è ad esempio possibile soltanto grazie a provvedimenti, linee guida ministeriali e circolari dell’Istituto Superiore di Sanità: manca una legge che normi il settore garantendo la salute pubblica, i diritti fondamentali dell’uomo e quelli degli animali. Si tratta di imboccare la stessa strada intrapresa dagli Stati Uniti dove, come ha affermato ad Agliè Harold Vanderpool dell’Università del Texas, per proseguire le ricerche sono state definite norme severe e dettagliate che regolano tutte le fasi di ogni studio senza proibire la ricerca. Occorre quindi ricercare i modi più sofisticati per modulare, da punto di vista giuridico, le risposte che il Diritto deve dare alla scienza.
[da La Stampa-Tuttoscienze del 18 dicembre 2002 – Nicola Ferraro]

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