Latte e formaggi aumentano il rischio di ammalarsi di cancro al seno
1 marzo 2017Categoria : Salute e benessere
Tag : cancro, cancro al seno, formaggi, igf-1, latte, latte vaccino, mammario, National Cancer Institute, pcrm, stefano momentè
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I prodotti lattiero-caseari possono essere associati ad un aumentato rischio di cancro al seno. Secondo un nuovo studio finanziato dal National Cancer Institute [McCann SE, Hays J, Baumgart CW, et al. Usual consumption of specific dairy foods is associated with breast cancer in the Roswell Park Cancer Institute Databank and BioRepository. Curr Dev Nutr. 2017. cdn.117.000422; DOI: https://doi.org/10.3945/cdn.117.000422] il rischio è concreto. Lo riporta il sito del PCRM (Physicians Committee for Responsible Medicine). I ricercatori hanno esaminato la dieta di 1.941 donne con diagnosi di cancro al seno e hanno scoperto che quelle che consumavano formaggi avevano un aumento del rischio di ammalarsi superiore del 53 per cento. Ancora peggio per chi beveva latte vaccino: aveva un rischio aumentato del 58 per cento. I componenti dei prodotti lattiero-caseari come il fattore di crescita insulino-simile (IGF-1) e altri ormoni della crescita sono tra le ragioni dell’aumentato rischio di cancro. Ricordo che l’IGF-1 o Insuline-like Growth Factor 1 (fattore di crescita simil-insulinico 1, perché possiede una struttura molecolare simile a quella dell’insulina, anche denominato somatomedina), è un ormone che viene prodotto principalmente dal fegato ma anche dai condrociti che regolano la produzione della cartilagine e da altri tessuti. Un polipeptide composto da 70 aminoacidi legati fra loro.
Tutti i mammiferi producono molecole di IGF-1, molto simili strutturalmente tra loro, ma – attenzione – le molecole umane e bovine sono completamente identiche.
L’IGF-1 possiede un’attività simil-insulinica sui tessuti adiposi ed una struttura che è molto simile a quella della pro-insulina. La produzione corporea di IGF-1 è regolata dall’ormone umano della crescita e vede il suo picco alla pubertà. La produzione decresce con l’età ed è ridotta a circa la metà in un adulto di 70 anni. È un ormone molto potente che mostra profondi effetti anche se la sua concentrazione nel siero sanguigno è di appena 200 ng/ml, cioè 0.2 milionesimi di grammo per millilitro.
L’IGF-1 è in grado di stimolare la crescita cellulare sia di cellule normali che di cellule cancerose.
Stefano Momentè