100% vegetale
3 ottobre 2005
Dei vegan sappiamo che non mangiano tutto ciò che ha un padre e una madre. Ma dietro questa scelta si nascondono un mondo e una filosofia totalmente cruelty free. Da scoprire.
Un estremista, un guru new age, un fanatico salutista? O un asceta che si priva del gusto del mangiare bene? Sbagliato. Il vegan o vegano, “all’italiana”, cioè colui che va oltre il vegetarismo rifiutando latte, uova e formaggio, è una persona del tutto normale. Che ha fatto di una scelta alimentare uno stile di vita, per lo più dettato da una forte empatia nei confronti degli animali.
Due modi di essere vegan
Ma cosa li spinge? Provate a rispondere al quiz sul sito www.veganhome.it, scoprirete così i motivi del vegan lifestyle.
E’ proprio il caso di dirlo: sbagliando s’impara. Il gioco vegan insegna che la tosatura della lana o la produzione di latte e uova non sono metodi del tutto “naturali”. Rispondendo a qualche altra domanda si scopre poi che, per produrre la seta, i bachi vengono bolliti. E inoltre che ci sono tante buone ragioni per rinunciare a carne e affini. Infatti, come spiega Marina Berati, tra gli organizzatori del più importante festival vegan europeo (www.vegfestival.org), “i vegani sono persone che escludono dalla loro alimentazione qualsiasi prodotto derivi dalla morte o dalla sofferenza di esseri viventi”. Per altri, la motivazione è di tipo etico. Come ha raccontato l’economista Jeremy Rifkin in un libro (“Ecocidio”, Mondadori, €8,30), Paesi come il Brasile, che ha 16 milioni di persone malnutrite, esporta ogni anno altrettanti milioni di tonnellate di soia per mangimi animali.
Fantasia in cucina
Da sfatare l’idea che questa scelta alimentare privi del piacere della buona tavola.
“L’alimentazione vegan non toglie, anzi aggiunge un arcobaleno di sapori”, dice la Berati. E, dando uno sguardo alle ricette, c’è da crederle. Accanto ad alimenti noti come la soia, prendono sempre più piede prodotti come il seitan, la carne vegetale per eccellenza, e il tofu, formaggio vegetale privo di colesterolo, quasi una moda anche fra i non vegetariani. Basta un po’ di fantasia e la voglia di mettersi ai fornello per preparare piatti succulenti. Come la quinoa con frutta secca, le insalate con farro, tofu e verdure o le zuppe di cereali. Il seitan, invece, si usa in vari modi: per il ragù, le polpette o cucinato come una scaloppina. Per pranzi veloci, l’ideale è il famoso “veggieburger”, hamburger di soia farcito come vuole la tradizione: insalata, pomodori, ketchup o maionese, “vegetale”. I più golosi possono soddisfare la voglia di dolce sostituendo le uova con banane, fecola di mais o amido di riso. Al latte di mucca, invece, si preferisce quello di soia anche per il gelato, o di riso. E in libreria i ricettari si moltiplicano: dal classico “Il vegan in cucina” (Macroedizioni, € 9,80) a “Vegan, la nuova scelta vegetariana per il corpo, la mente, il cuore” (Giunti, €7,90), a “La cucina etica” (Sonda, € 18). Quanto alla salute, è assodato che un’alimentazione vegana, ben bilanciata e ricca di fibre, non provoca alcun danno a ogni fase del ciclo di vita. Anzi, molti studi dimostrano che può favorire la prevenzione di alcune patologie, fra cui quelle cancerogene (per saperne di più www.scienzavegetariana.it).
Una scelta globale
Ma per essere vegani non basta rinunciare alla “proteina nobile”. Perchè vivere vegan significa mangiare ma anche lavarsi, vestirsi e circondarsi di prodotti vegetali.
Chi sposa questo stile di vita deve poi fare attenzione alle etichette anche quando va a comprare giacche, cosmetici e arredi.
“Un’alternativa fortunatamente c’è sempre”, commenta Berati. Senza dover rinunciare proprio a niente. Risulta così abbastanza semplice sostituire la lana con pile, flanella o velluto. E la seta con tessuti sintetici come la viscosa. Sul mercato ci sono scarpe per animalisti (www.vegetarianshoes.org e www.lescarpedilinus.com) e collezioni di abbigliamento e accessori in tessuti hi-tech (www.ebloodclothing.com). “E noi donne non rinunciamo a prodotti di cosmetica e igiene personale grazie alle aziende che producono linee naturali non testate su animali”, dichiara felice Berati. Anche la casa di un vegan rispetta una certa filosofia.
“L’importante – sottolinea il bioarchitetto Francesca Landriani – è scegliere tessuti e materiali a impatto minimo con l’ambientre come fibra di legno, cotone, iuta o sughero e cocco”. E, naturalmente, evitare tutto ciò che comporta l’uccisione di un animale di un animale, come pelle e cuoio. L’azienda torinese Soul Food (www.soulfoodsrl.it), per esempio, realizza accessori con un materiale simile ma tutto vegetale, creato da una tribù della foresta pluviale brasiliana. un occhio di riguardo anche per detersivi e prodotti per la pulizia: “I “rimedi della nonna” a volte sono davvero efficaci”, assicura Landriani, “l’aceto di mele, per esempio, garantisce un’ottima pulizia”. Ma come si fa a sapere quali prodotti comprare e quali eludere?
Leggendo il manuale “Guida ai prodotti non testati su animali” dell’editore Cosmopolis (www.edizionicosmopolis.it) o visitando www.consumoconsapevole.org, uno dei tanti siti per consumatori vegan. Come www.veganhome.it, la casa per tutti i vegani, con un database di prodotti e di negozi ad hoc e una community in cui scambiarsi opinioni e consigli. O www.viverevegan.org curato dal Progetto Vivere Vegan Onlus, prima associazione italiana a promuovere il veganismo. E quando si esce da casa? Il vegan va in giro con la lista dei ristoranti vegan-friendly, evita l’agriturismo con allevamento e mai scatterebbe una foto con la pellicola: potrebbe contenere gelatina di origine animale. Benvenuta era digitale!
Celebri estimatori
Il capostipite del movimento vegetariano fu Pitagora. Vegano è stato anche lo scrittore russo Lev Tolstoj e il dottor Kellog, inventore ei famosi cereali. Tutti i membri della famiglia McCartney sono attivisti in favore degli animali. L’atleta Carl Lewis ha dimostrato che questa scelta alimentare è compatibile anch econ l’attività sportiva, mentre il cantante Moby vieta l’utilizzo delle sue canzoni per pubblicità di carne e sigarette. E, inoltre, la giovane attrice Natalie Portman, il filosofo australiano Peter Singer e l’eclettico rocker di Minneapolis Prince.
Gli ingredienti giusti
– Bulghur: grano integrale originario della Turchia da usare per il couscous – Curcuma: polvere giallo ocra, utilizzata nella cucina indonesiana – farina di Manitoba: prodotta nell’omonima città canadese, è una delle migliori qualità di grano – Malto: ha l’aspetto di miele scuro e viene usato al posto dello zucchero – Tahin: crema prodotta dai semi di sesamo – TVP (soia disidratata): ottima fonte di proteine, è adatta a sostituire la carne in molte ricette.
[da Brava Casa – ottobre 2005 – di Cristina Ravanelli ]