I nostri antenati non erano carnivori
24 ottobre 2005«L’attuale dieta, adottata nei Paesi ricchi, a base prevalente di cibi animali e cibi trasformati – dichiara la dottoressa Luciana Baroni, presidente di Società scientifica di nutrizione vegetariana – ha provocato la rapida comparsa, negli ultimi decenni, delle malattie cosiddette dell’abbondanza: tutte le malattie legate all’arteriosclerosi, il cancro, l’ipertensione, il diabete, l’obesità e l’osteoporosi»
Piccola polemica dopo la trasmissione di Super Quark di sabato sera 15 ottobre, condotta da Alberto Angela. In quella puntata, secondo la Società scientifica di nutrizione vegetariana (Ssnv), «per sostenere il consumo di carne, sono stati mostrati i nostri antenati come cacciatori feroci, attribuendo all’introduzione del cibo carneo nella dieta lo sviluppo del cervello umano».
Per Ssnv «questo non risponde alla realtà dei fatti: gli appartenenti al genere Homo non sono stati cacciatori sin dalle origini. Homo habilis, primo rappresentante del genere, seguiva una dieta quasi esclusivamente vegetariana, cibandosi di semi, frutta, erbe, fiori, foglie, ecc. che trovava sparsi nel frequentato ambiente di savana o coglieva nelle foreste».
Il prof. Vincenzino Siani dell’Università di Roma, co-autore del libro «Evoluzione e alimentazione. Il cammino dell’uomo» sostiene che «i successivi modesti consumi di cibi animali erano rappresentati dalle carni tratte dai resti di carogne abbandonate da predatori sazi: erano pertanto consumi opportunistici, quantitativamente modesti e poco frequenti; gli unici cui potessero aspirare soggetti sprovvisti del corredo anatomo-funzionale proprio dei predatori. Caccia e, soprattutto, sciacallaggio erano i mezzi che H. erectus utilizzava per procurarsi carne, consumata poi comunitariamente.
«I consumi carnei furono di maggiore entità per H. neanderthalensis a causa del periodo glaciale, del tutto sfavorevole alla crescita di piante commestibili e derivati (semi, frutta, ecc.), che interessò il suo ambiente di vita.
«Tuttavia la carne – conclude il prof. Siani – per i vari rappresentanti del genere Homo, rappresentò sempre una parte quantitativamente modesta dell’intera alimentazione necessaria alla sussistenza: semi e cereali, frutta e foglie ne furono sempre le colonne portanti».
Per l’Associazione, far credere alle persone che l’odierno consumo smodato di carne sia salutare, e addirittura invitare ad aumentarlo è un comportamento irresponsabile, in quanto lesivo della salute pubblica.
«L’attuale dieta, adottata nei Paesi ricchi, a base prevalente di cibi animali e cibi trasformati – dichiara la dottoressa Luciana Baroni, presidente di Società scientifica di nutrizione vegetariana – ha provocato la rapida comparsa, negli ultimi decenni, delle malattie cosiddette dell’abbondanza: tutte le malattie legate all’arteriosclerosi, il cancro, l’ipertensione, il diabete, l’obesità e l’osteoporosi».
«Dato che le diete vegetariane permettono di prevenire la gran parte di queste malattie (i vegetariani sono più magri, con valori di pressione e di colesterolo più bassi e con minor incidenza di diabete, malattie cardiovascolari e cancro del resto della popolazione) è a un minore consumo di alimenti animali (possibilmente pari a zero, ma già una diminuzione ha effetti positivi) che bisognerebbe educare la popolazione, non viceversa» conclude la dottoressa Baroni.
[da Villaggio Globale del 22 ottobre 2005]